Oceania e SBK: una lunga storia d'amore - Motori News 24
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Oceania e SBK: una lunga storia d’amore

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Un grande amore tra la SBK e l’Oceania. Piloti velocissimi e tracciati incredibili

Per la Superbike ormai è un must iniziare la stagione down-under, ovvero dall’Oceania e più precisamente dallo spettacolare tracciato australiano di Phillip Island dove il 24 febbraio prenderanno il via le prime sessioni di prove libere del round 1 della stagione numero 30 del Mondiale Superbike.

A parte Phillip Island, quali sono gli altri due tracciati sui quali ha messo piede il Mondiale delle derivate di serie? La risposta alla domanda è piuttosto semplice: Oran Park sempre in Australia e Manfeild in Nuova Zelanda. Sembra incredibile ma anche in Nuova Zelanda hanno costruito un tracciato per scatenare i cv delle poderose SBK.

Partiamo da Oran Park. Costruito nel 1962 a sud ovest di Sydney e lungo inizialmente 1,6 km poi allungato a 2,62 km, ha ospitato le uniche due edizioni del Gran Premio d’Australia nel 1988 e nel 1989. Ad aggiudicarsi l’edizione del 1988 con una perentoria doppietta fu un certo Mick Doohan in sella alla Yamaha che disputò quell’edizione da wild card. Nel 1989 invece fu il turno dei piloti di casa Michael Dowson e Peter Goddard spartirsi il bottino della seconda ed ultima edizione del GP d’Australia disputato sul tracciato di Oran Park.

L’annata 1988, la prima in assoluto del Mondiale Superbike, vide ben due round in Oceania. Si corse infatti anche sul tracciato neozelandese di Manfeild. Inaugurato nel 1973 e lungo 4,5 km il Manfeild Autocourse ha ospitato le uniche 4 edizioni del Gran Premio di Nuova Zelanda del Mondiale Superbike, dal 1988 al 1992. Nel 1988 furono Fred Merkel e Stephane Mertens a spartirsi il bottino mentre nella quarta ed ultima edizione, quella appunto del 1992, furono Doug Polen e Giancarlo Falappa ad aggiudicarsi rispettivamente gara-1 e gara-2.

Nel 1990 Oran Park esce definitivamente di scena per far posto a quello che oggi è un tracciato simbolo del motociclismo australiano: lo spettacolare tracciato di Phillip Island. Non è un caso se sono ben 26 le edizioni del Gran Premio d’Australia disputate su questo tracciato. Inaugurato nel 1956 e lungo 4,448 km, è entrato per la prima volta in calendario nel 1990 senza mai uscirne se non una volta sola, nel 1993. La prima edizione disputata appunto nel 1990 vide gli idoli di casa Peter Goddard e Robert Phillis spartirsi il bottino dell’edizione: Goddard pole e vittoria di gara-1, gara-2 a Phillis. L’ultima edizione, quella dello scorso anno, ha visto il dominio totale della Kawasaki con Tom Sykes in pole e la doppietta di Jonathan Rea.

Per quanto riguarda i riders, la scuola down-under del motociclismo ha regalato alla Superbike talenti cristallini e piloti spettacolari: pensiamo a gente del calibro di Troy Bayliss, Troy Corser, Chris Vermeulen, Karl Muggeridge, Andrew Pitt, Aaron Slight, Mick Doohan, Robert Phillis, Peter Goddard, Anthony West, Josh Brookes, Simon Crafar, Kevin Magee, Steve Martin, Anthony Gobert e chi più ne ha più ne metta.

Robert Phillis

Il nativo di Wagga Wagga, classe 1956, fa il suo esordio in Superbike nel 1988 in sella alla Kawasaki. Sui 9 round previsti per quella stagione, ne disputa 4 (Austria, Giappone, Australia e Nuova Zelanda) cogliendo 2 podi e chiudendo il campionato al 7° posto con 42 punti. Nel 1989 disputa solamente 3 round sugli 11 previsti in calendario con 3 podi e l’11° posto finale in campionato. Nel 1990 la prima stagione completa di Phillis in Superbike: 2 vittorie (gara-2 in Australia e gara-2 in Nuova Zelanda) e 5 podi complessivi per un totale di 252 punti e la 4^ posizione in campionato. Nel 1991 il balzo in avanti in campionato è importante: 3° posto finale con 267 punti, frutto di 8 podi e tanti piazzamenti ma nessuna vittoria. Nel 1992 le vittorie sono ancora 2 (gara-1 in Belgio e gara-2 in Spagna) ma i podi complessivi sono 9 per una 3^ posizione finale a quota 289 punti. Poi un lento declino che lo porta a disputare solo 10 round su 36 negli anni 1993-1994-1996. Bottino finale di Phillis 4 vittorie, 27 podi, 3 pole e 6 giri veloci.

Mick Doohan

Per chi non lo sapesse, Mick Doohan, prima di diventare una leggenda del Motomondiale vincendo 5 titoli di fila in 500 dal 1994 al 1998, ha avuto un passato nel Mondiale Superbike. Nato a Brisbane nel 1965, Mick debutta come tanti nel 1988 in sella ad una Yamaha. Disputa solamente 2 round, Sugo ed Oran Park ma sufficienti per mettere in mostra il suo talento. Su 4 gare ne vince 3 ed in Australia centra addirittura il bottino pieno con una perentoria doppietta. Bottino finale 12° posto con 30 punti grazie a 3 vittorie, 3 podi, 1 pole ed 1 giro veloce. Anche se per soli 2 round, Doohan è stato un pilota del Mondiale Superbike.

Aaron Slight

Nativo di Masterton, l’oggi 51enne Slight debutta nel 1988 in sella alla Bimota disputando il round giapponese di Sugo piazzandosi 7° in gara-1. Nel 1989 passa alla Kawasaki restando in verde fino al 1993. Ottiene 2 vittorie e 20 podi complessivi con un 3° posto come miglior piazzamento in campionato con 316 punti (alle spalle di Scott Russell e Carl Fogarty). Nel 1994 viene chiamato dal team Castrol Honda. Ottiene 10 podi complessivi e la 3^ posizione in campionato con 277 punti. Nel 1995 è ancora 3° in campionato con 11 podi complessivi frutto di 2 vittorie, nel 1996 è vice campione del Mondo dietro a Troy Corser con 347 punti frutto di 1 vittoria e 13 podi complessivi, nel 1997 è di nuovo 3° con 343 punti frutto di 3 vittorie ed 11 podi complessivi.

Nel 1998 è di nuovo vice campione dietro a Fogarty con 347 punti frutto di 5 vittorie e 10 podi complessivi. Nel 1999 chiude al 4° posto con 323 punti e 12 podi complessivi ma nessuna vittoria. All’inizio della stagione 2000 gli viene riscontrato un aneurisma cerebrale e deve operarsi perdendo i primi 3 round della stagione. Rientra in sella a Donington Park ma i risultati che ottiene dal round inglese fino a fine stagione non sono all’altezza degli anni precedenti. Chiude il campionato all’8° posto con 153 punti ed un 4° posto in gara-2 ad Assen come miglior risultato in gara. Appende il casco al chiodo al termine della stagione 2000 in seguito alle difficoltà riscontrate dopo l’operazione al cervello. Il suo bottino finale è di 13 vittorie ed 87 podi su 229 gare e 2 volte vice campione del Mondo nel 1996 e nel 1998.

Troy Corser

Il nativo di Wollongong, classe 1971, fa il suo esordio nel Mondiale nel 1992 in sella ad una Yamaha disputando i round finali di Australia e Nuova Zelanda. Nel 1994 passa alla Ducati disputando però soltanto 5 round ma salendo per 5 volte sul podio. Chiude la stagione all’11° posto con 90 punti. Nel 1995 si prende il titolo di vice campione dietro a Fogarty con 339 punti frutto di 4 vittorie e 15 podi complessivi, nel 1996 invece centra l’iride con 7 vittorie e 369 punti in campionato.
Nel 1998 è in piena corsa per il Mondiale quando una caduta nel warm up dell’ultimo round a Sugo lo estromette dalla gara. Troy chiude il Mondiale al 3° posto con 328,5 punti.

Nel 1999 è ancora 3° con 361 punti e 3 vittorie, mentre nel 2000 lascia Ducati per approdare alla corte di Aprilia e tentare la scalata al titolo con la casa di Noale. Chiude ancora al 3° posto la stagione con 310 punti e 5 vittorie, nel 2001 non va oltre il 4° posto finale nonostante la doppietta nel round iniziale di Valencia.

Rientra in gioco nel 2003 per portare in pista la Petronas ma la scarsa competitività della moto non gli permette di andare oltre il 12° posto finale. Nel 2004 le cose migliorano e Corser porta a casa un 9° posto finale ed un incredibile podio in gara-1 a Misano. Nel 2005 Corser approda in Suzuki e centra subito il titolo al primo anno con 433 punti frutto di 8 vittorie e 18 podi complessivi, nel 2006 però la moto perde di competitività e Troy chiude al 4° posto con 254 punti nonostante 2 vittorie e 9 podi complessivi. Nel 2007 si trasferisce alla Yamaha e centra il 5° posto finale con 296 punti ed 8 podi complessivi mentre nel 2008 è vice campione dietro al connazionale Troy Bayliss con 342 punti e 13 podi complessivi. Nel triennio 2009-2011 porta in pista la BMW S1000RR ma porta a casa solamente 2 podi in 3 stagioni chiudendo poi la carriera. Per Troy 17 anni di carriera condita da 2 mondiali, 33 vittorie, 130 podi, 43 pole e 45 giri veloci in 377 gare.

Troy Bayliss

Di due anni più vecchio di Corser è Troy Bayliss, vera e propria icona del motociclismo australiano ed erede di Carl Fogarty nel cuore dei ducatisti. TB21 fa il suo esordio in Superbike nel lontano 1997 su una Suzuki nel round di apertura della stagione nella sua Australia cogliendo due quinti posti. Nel 1998 entra a far parte della famiglia Ducati per non uscirne mai più. Disputa i due round inglesi come wild card cogliendo solamente 4 punti nelle 4 gare. Nel 2000 la grande occasione: Fogarty si infortuna gravemente alla spalla e deve dare l’addio ai sogni di gloria. Bayliss esordisce a Sugo ma colleziona 2 ritiri. Gli viene data una seconda occasione e a Monza stupisce tutti con una staccata da paura in prima variante. Da Monza in poi vince 2 gare (Hockenheim gara-1 e Brands Hatch gara-1) e 9 podi complessivi per un totale di 243 punti. Nel 2001 arriva il primo alloro in Superbike per Troy Bayliss con 369 punti frutto di 6 vittorie e 15 podi complessivi. Nel 2002 è sulla buona strada per vincere il secondo titolo consecutivo ma una “scialba” seconda parte di stagione ed un errore incredibile ad Assen in gara-2 lo condannano a cedere la corona a Colin Edwards.

troy bayliss monza 2000

Chiude il campionato con 541 punti frutto di 14 vittorie e 22 podi complessivi su 26 gare disputate. Dopo alcune stagioni opache in MotoGP, rientra in Superbike sempre nel team interno in sella alla 999F06. Coglie il secondo alloro in carriera con 431 punti frutto di 12 vittorie e 16 podi complessivi. Secondo titolo con due generazioni di moto diverse. Nel 2007 fa quello che può con una 999F07 arrivata ormai al limite dello sviluppo. Coglie comunque 7 successi e 13 podi complessivi. Il round di Donington è l’esempio della grande determinazione di Bayliss. In gara-1 cade procurandosi una profonda ferita al mignolo della mano sinistra ed anche una escoriazione ai genitali. Per essere in pista già nel round successivo decide di farsi amputare la falange ferita. Nel 2008, ultima stagione agonistica, porta in pista la nuova 1098F08. Porta a casa il terzo titolo iridato in carriera con la terza moto diversa. Sono 460 i punti a fine campionato frutto di 11 vittorie e 19 podi. A Portimao annuncia il suo ritiro dalle competizioni rimanendo però legato all’ambiente Ducati. Nel 2015 viene chiamato dal team Aruba.it Racing per sostituire l’infortunato Davide Giugliano. Disputa i round di Australia e Thailandia cogliendo 15 punti complessivi e divenendo il secondo pilota più anziano ad aver marcato punti nel Mondiale Superbike con i suoi 45 anni 10 mesi ed 8 giorni. Bottino finale della carriera di Bayliss: 3 titoli mondiali, 52 vittorie, 94 podi, 26 pole e 35 giri veloci su 156 gare disputate.

Andrew Pitt

Per il 41enne Pitt, ora ingegnere di pista di Randy Krummenacher, l’esordio in Supersport risale al 2000 in sella ad una Kawasaki. 60 punti ottenuti e 10^ posizione in campionato. Nel 2001 arriva il primo alloro iridato con 149 punti frutto di 6 podi e 2 soli punti di vantaggio su Paolo Casoli, arrivato al round di Imola davanti all’australiano. Nel 2002 coglie le sue prime 2 vittorie in Supersport ma non va oltre la 5^ posizione finale in campionato. Nel 2005 passa in Superbike con la Yamaha e chiude la stagione all’8° posto con 156 punti mentre nel 2006 chiude 5° a quota 250 punti frutto di 1 vittoria e 6 podi. Rientra in Supersport con Honda nel 2007 ma disputa solamente 2 round riuscendo comunque a centrare 2 secondi posti. Nel 2008 centra il secondo alloro con 214 punti frutto di 5 vittorie e 9 podi complessivi mentre nel 2009 non va oltre il 6° posto finale pur cogliendo 2 podi nei primi due round. Nel 2010 ritorna in Superbike in sella alla BMW del team Reitwagen disputando però soltanto 3 round prima del ritiro del team per problemi finanziari. Bottino finale di Pitt: 2 mondiali in Supersport, 7 vittorie, 23 podi e 3 pole in 66 gare. 1 vittoria, 6 podi e 53 gare disputate in Superbike.

Karl Muggeridge

Classe 1974 per il nativo di Tweed Heads che fa il suo esordio in Supersport nel 1998 con una Honda disputando 3 round ed ottenendo un 11° posto a Misano come best result. Nel 1999 disputa 4 round ottenendo un 4° posto ad Assen come miglior risultato. Nel 2000 si classifica 5° con 113 punti frutto di 1 vittoria e 4 podi complessivi. Nel 2001 lascia la Honda per la Suzuki ma le cose non vanno come Karl vorrebbe. Finisce solo 7° in campionato con 92 punti e 3 soli podi. Nel 2002 ritorna con la Honda ma centra solamente un podio chiudendo al 14° posto con 93 punti, nel 2003 chiude invece al 4° posto con 134 punti frutto di 3 vittorie e 4 podi complessivi. Nel 2004 finalmente coglie il primo ed unico alloro iridato della carriera con 207 punti frutto di 7 vittorie ed 8 podi complessivi. Nel 2005 il grande salto in Superbike con Honda ma le cose anche qui non vanno come Karl vorrebbe: 0 podi ottenuti nelle 4 stagioni con Honda, due quarti posti come career high in Superbike nel 2005 e 11° posto finale come miglior piazzamento in carriera. Nel 2009 il passaggio alla Suzuki che si conclude con 21 punti ed una mesta 22^ posizione finale in campionato. Bottino finale per Muggeridge: 1 titolo mondiale, 11 vittorie, 20 podi, 15 pole e 4 giri veloci su 62 gare disputate in Supersport, 114 gare disputate in Superbike con un 11° posto come miglior posizione finale in campionato.

Chris Vermeulen

Fa parte della ristretta cerchia dei piloti australiani campioni del mondo anche Chris Vermeulen, campione Supersport nel 2003 prima di salire in Superbike ed approdare successivamente alla MotoGP dove coglierà la sua unica vittoria (come Bayliss) in Francia nel 2007 con la Suzuki.

Come abbiamo visto, la scuola australiana-neozelandese del motociclismo ha regalato al Mondiale Superbike grandissimi talenti che si sono distinti chi in Superbike e chi in Supersport. Speriamo ci possano perdonare i vari Kevin Magee, Mat Mladin, Anthony West, Josh Brookes, Anthony Gobert, Broc Parkes, Kevin Curtain che sono stati solo menzionati ma anche loro facenti parte della lunga lista di riders australiani che hanno calcato le piste di mezzo mondo nella loro carriera nelle derivate di serie.

Con i tanti big ormai in pensione, a parte Pitt che è ingegnere di pista di Randy Krummenacher, le speranze aussie nel Mondiale delle derivate di serie sono riposte nel pupillo di Troy Bayliss Mike Jones che nel 2017 sarà pilota titolare del team Aruba.it Racing Ducati Junior Team per la Stock 1000 dopo le buone impressioni sia nel round di apertura della stagione 2016 in Australia che nelle due gare disputate in MotoGP con la Ducati del team Avintia al posto di Barbera.

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