
Bruno Pizzul e un segreto che nessuno sa (screen Rai) - Motorinews24.it
Tutti conoscono Bruno Pizzul come commentatore, ma quasi nessuno è a conoscenza di un segreto venuto a galla solo adesso: di cosa si tratta
Bruno Pizzul avrebbe presto compiuto 87 anni, ma purtroppo in questi minuti è stato dato l’annuncio della sua morte. La storica voce del giornalismo italiano si è spenta all’ospedale di Gorizia. Nato il 8 marzo 1938 a Udine, è stato anche un ex calciatore prima ancora di diventare celebre come giornalista sportivo. Dopo una carriera da centrocampista, interrotta precocemente a causa di un infortunio, è diventato uno dei più amati telecronisti della Rai.
Laureato in giurisprudenza, ha esordito come telecronista Rai nel 1970 dopo aver vinto un concorso per radiotelecronisti. La sua voce è stata colonna sonora di 5 Mondiali, 6 Europei e innumerevoli partite della Serie A. Nonostante la grande professionalità, è noto per non aver mai commentato una finale vinta dall’Italia in diretta TV. Grande appassionato di vino e cultura friulana, ha sempre mantenuto uno stile sobrio e misurato, diventando un punto di riferimento per intere generazioni di tifosi.
Qual era il segreto di Bruno Pizzul: viene a galla solo adesso
Il buon Bruno Pizzul, in alcune occasioni, oltre a commentare il calcio, ha prestato la sua voce anche per altri sport come ad esempio alcune corse ciclistiche. È stato, invece, nel 2014 testimonial di uno spot FIAT insieme all’ex CT della nazionale italiana, Giovanni Trapattoni. Il mondo dei motori però non l’ha mai attirato, tanto che, come dichiarato da lui stesso qualche tempo fa al Corriere della Sera, non ha nemmeno mai preso la patente. “È mia moglie a guidare, è stata anche una questione di pigrizia congenita”, queste le sue parole. Paradossalmente però, nonostante si definisse pigro, amava andare in bicicletta.

Come già accennato, Bruno Pizzul, pur essendo noto principalmente per il calcio, ha commentato anche alcune corse ciclistiche per la Rai e lo fece negli anni ’70. Tra queste, si ricordano alcune tappe del Giro d’Italia e del Tour de France, quando affiancava o sostituiva i telecronisti abituali del ciclismo, come Adriano De Zan. Tuttavia, il ciclismo non è mai stato il suo settore principale, e dopo poco tempo tornò a concentrarsi esclusivamente sul calcio.
Pizzul e la tragedia dell’Heysel
La tragedia dell’Heysel è uno degli episodi più drammatici nella carriera di Bruno Pizzul. Il 29 maggio 1985, durante la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, disputata allo stadio Heysel di Bruxelles, scoppiarono gravi scontri tra tifosi inglesi e italiani. Il cedimento di un settore dello stadio causò la morte di 39 persone e centinaia di feriti.
Pizzul, che quella sera era il telecronista Rai dell’evento, si trovò a dover commentare in diretta una situazione tragica e surreale. Mantenne un tono sobrio e rispettoso, cercando di raccontare i fatti con grande lucidità, pur non avendo informazioni precise in tempo reale. La partita, nonostante la tragedia, venne comunque giocata per motivi di ordine pubblico, e Pizzul trasmise tutto il match con evidente disagio, sottolineando più volte l’assurdità di quella situazione.
Negli anni successivi ha ricordato spesso quell’episodio come uno dei momenti più difficili della sua carriera, definendo quella serata “un incubo” e sottolineando l’imbarazzo e il dolore di dover commentare una partita che non avrebbe mai dovuto essere giocata.