MotoGP
Quando Stoner accusò Michelin di controllare il campionato
L’argomento Michelin è un tema caldissimo in questo 2017, con continui stravolgimenti in classifica piloti. Perchè? Se lo chiedessimo a Casey Stoner, probabilmente citerebbe il suo libro
L’incertezza regna sovrana in MotoGP. Al giro di boa della stagione, il campionato 2017 non ha un vero padrone, con ben cinque piloti a giocarsi il titolo racchiusi in 26 punti. Ognuno dei cinque piloti ha vinto almeno una gara tra le nove corse finora, e passando da una pista all’altra sembra che i valori in campo e le certezze conquistate nel round precedente si dissolvano come neve al sole. Forse il livello della competizione in MotoGP è talmente alto che basta un millimetro sbagliato nel setup per incasinare tutto, ed incasinarlo di brutto. Eppure in questa stagione ci sono due rookie che si sono messi in mostra in più di una occasione, ovvero i due piloti del Tech3, Zarco e Folger.
E’ strano che in un campionato di altissimo livello, storicamente tra i più difficili per un debuttante, questi due piloti siano stati già più volte in grado di rubare la scena ai cugini della squadra ufficiale, che non sono propriamente due sprovveduti. Viene in mente il periodo in cui la Michelin era accusata di produrre gomme “speciali”. Tutti nel paddock sapevano di questa abitudine di Michelin, che aveva un ristretto gruppo di piloti leggermente favoriti rispetto agli altri. Bisogna ricordare che il regime di monogomma in MotoGP è diventato realtà con la Bridgestone nel 2009 e che fino alla stagione precedente Michelin era della partita esattamente come Bridgestone e anche Dunlop. La guerra tra questi tre gommisti (tre finchè Dunlop restò in pista) alzò il livello della competizione, soprattutto quando la Ducati sposò la causa Bridgestone e fu il primo Costruttore di rango a utilizzare le gomme giapponesi in una squadra ufficiale.
Era quindi naturale per Michelin tentare di mettere i propri piloti in condizione di vincere ovunque, ed era normale scegliere un gruppo di piloti su cui concentrarsi per essere in grado di offrirgli un prodotto al top. Di questa cosa ne parla apertamente uno che non si è mai fatto particolari problemi a rilasciare dichiarazioni al veleno, ovvero un certo Casey Stoner. L’australiano sbarcò in MotoGP nel 2006 con la squadra di Lucio Cecchinello, che organizzò una squadra e mise a disposizione di Stoner una Honda RCV clienti. All’epoca Valentino Rossi la faceva da padrone, con qualche fugace apparizione al top dei piloti Honda a turno. Erano questi i nomi su cui puntava la Michelin. Ma il 2006 era anche l’anno in cui il binomio Ducati-Bridgestone iniziò ad ingranare sul serio, mostrando solo dei segnali di quello che sarebbe stato un magnifico futuro. Capirossi vinse a Jerez e incantò per tutta la stagione in sella alla Desmosedici prima dell’incidente a Barcellona che probabilmente gli costò il titolo.
Casey Stoner debuttò sulla moto e nonostante si mettesse regolarmente in mostra in qualifica, facendo capire chiaramente che ci si trovava davanti ad un fenomeno, ebbe continui problemi in gara. Il motivo l’ha descritto sulla sua biografia, che si intitola “Oltre ogni limite”. In particolare è interessante una affermazione che compie il padre di Casey nel libro: «Quando ancora non eravamo entrati in MotoGP, guardando i GP avevamo sentito parlare di queste cosiddette ‘guerre delle gomme’, ma non avevamo mai capito quante implicazioni tattiche ci fossero dietro. In sostanza Michelin controllava il campionato e praticamente decideva chi doveva vincere. Per alcuni piloti facevano arrivare addirittura le gomme dalla Francia in aereo nel giro di una notte! Casey non ha mai ricevuto questo trattamento, lo so per certo. Se nelle prove montava delle gomme che lo rendevano 3-4 decimi più veloce degli altri – e ci sono le tabelle a testimoniarlo se non ci credete, perchè questa è la verità – gliele ritiravano e le davano ad un altro pilota». In pratica la Michelin aveva il controllo totale del campionato, secondo quanto affermato dal padre di Casey Stoner. E le prestazioni del figlio nella stagione successiva, in sella alla Ducati gommata Bridgestone, lasciano pensare che non avesse del tutto torto.
Leggendo queste frasi, sembra di assistere ad un déjà vu. Le rassicurazioni di Piero Taramasso, il responsabile Michelin in MotoGP, sono arrivate in più occasioni. Secondo il fornitore di pneumatici, la gomme vengono assegnate in maniera casuale ed è impossibile sapere con esattezza quale singola gomma finisca in questo o in quel box. Eppure sono in tanti in questa stagione a scagliarsi contro le gomme, ed in particolare c’è un pilota che non è andato per il sottile, ovvero Maverick Vinales. Lo spagnolo ha affermato in più circostante che le prestazioni così altalenanti della M1 Factory 2017 non dipendono dal telaio, ma dalle gomme. Vinales ha dichiarato ad Assen di non aver compreso la dinamica della caduta, e nelle sue parole quasi traspariva l’intenzione di girare nuovamente la responsabilità sulle gomme. In particolare a Jerez, Vinales si è sbilanciato molto sulla “questione Michelin”, arrivando ad affermare che dopo le dichiarazioni al veleno rilasciate, siano state anche inviate mail da Michelin per chiedere di non parlare male del marchio francese.
Insomma certezze non ce ne sono. Vengono in mente i fantasmi di Stoner, le parole di Vinales e soprattutto quelle strane situazioni che vedono un francese come Zarco essere velocissimo a Le Mans, uno spagnolo come Lorenzo esserlo a Jerez ed un tedesco come Folger insidiare Marquez al Sachsenring. Come direbbe un noto nonchè affidabilissimo personaggio in tv, che ci tiene a non togliersi la maschera: “Coincidenze? Io non credo!”.