Dieci moto giapponesi che hanno cambiato la storia del motociclismo
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Dieci moto giapponesi che hanno cambiato la storia del motociclismo

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Si parla sempre di gusto italiano, di stile italiano, di design italiano. Ma il Giappone ci ha regalato alcune delle moto più belle della storia. Ecco le prime dieci

Il 1968 segna la rivoluzione nel mondo delle due ruote con l’arrivo delle prime “Bombe” giapponesi che fecero capire a tutti che la storia stava per cambiare radicalmente. Honda CB 750 e Kawa Mach3 500 erano così avanti e mostruosamente prestazionali da provocare un vero Tsunami nipponico in grado di spazzare via in pochi anni i nomi prestigiosi e storici del vecchio continente. Norton, BSA, Guzzi, Gilera, Laverda e tanti altri prestigiosi marchi Europei furono costretti a cedere il passo alle 4 fameliche sorelle nipponiche che si sono impadronite del mercato mondiale delle due ruote. Oggi a mezzo secolo da quella data possiamo fare una classifica sui modelli più belli ed emozionanti di questa rivoluzione industriale mondiale. I dieci modelli giapponesi che hanno cambiato la storia delle Motociclette:

1) Honda CB 750 Four. Bellissima e rivoluzionaria e’ stata la prima 4 cilindri frontemarcia della storia. La capostipite di tutte le supersportive nipponiche che ancora oggi adottano questo layout tecnico.

honda cb

@HONDA

2) Kawasaki 500 Mach3. “La bara volante” La prima moto a due tempi e tre cilindri della storia. Potentissima e velocissima era un vero dragster che impennava in quarta ma non frenava a sufficienza.

3) Kawasaki 900 Z1. Del 1972 La prima 4 cilindri nipponica a 4 valvole diventa la capostipite di tutti i motori moderni sportivi e potentissimi.

4) Suzuki Katana 1100. La Suzuki arriva in ritardo nel segmento delle Maxi ad alte prestazioni e solo nel 1980 presenta la versione denominata Katana della sua GSX 1100 4 cilindri. Frutto della Matita di Hans Muth la Katana rimane uno dei modelli più apprezzati della Suzuki.

KATANA

5) Yamaha RD 350. La casa dei tre diapason si specializza nelle piccole cilindrate con moto bicilindriche a due tempi chiamate RD. Ovvero Race development. E con la seconda serie raffreddata a liquido la RD diventa la regina delle piccole cilindrate grazie alla stretta parentela con le moto impegnate nei mondiali 250.

6) Honda VF750F. Nel 1984 la Honda presentò una motocicletta talmente rivoluzionaria da cambiare nuovamente la storia. Per la prima volta il telaio diventa a tubi quadri con all’interno un raffinatissimo V4 bialbero raffreddato a liquido. Per la prima volta montava all’anteriore la ruota da 16’ con dispositivo antidive e monoammortizzatore posteriore. Da questo raffinatissimo progetto sono nate tutte le Honda Racing con motore a V come le RC 30, RC 45 fino alle attuali mostruose RC213V.

7) Kawasaki GPZ 900. La madre di tutte le Ninja! Nel prolifico periodo degli anni ottanta la Kawasaki decide di riportarsi al vertice con un progetto in grado di ridarle i fasti della 900 Z. 4 cilindri frontemarcia con telaio a diamante e ruota ant. Da 16 per oltre 115 HP e soprattutto per la prima volta una moto di serie arrivava ai 250 Kmh.

kawasaki gpz900r

8) Suzuki RG 500 Gamma. Nel 1985 la Suzuki si riscatta mettendo per la prima volta nella storia in vendita una vera Moto da Gran Premio adattata per la circolazione stradale. Mai nessuno aveva osato industrializzare ad un prezzo normalissimo un modello creato per la mostruosa classe 500 Gran Prix. Identica alla Suzuki di Barry Sheene la RG 500 era una vera 4 cilindri in quadrato due tempi ad acqua.

9) Yamaha R1. Presentata ad Eicma il 15 settembre 1997 da uno Scott Russell vestito da astronauta fece capire che anche la Yamaha era pronta ad entrare da protagonista nel settore delle HiperSport con un modello estremo e raffinatissimo capostipite di tutta la storia moderna dei modelli Yamaha R come la leggendaria R7 di Haga ma anche le future plurivittoriose R6 e ora anche R3.

yamaha r1

10) Honda NR 750. Più esercizio di stile e sfoggio di tecnologia che vera moto stradale, la NR 750 vanta soluzioni pazzesche come i pistoni ovali e le 32 valvole. Ma sono le linee assolutamente pulite e avveniristiche con il monobraccio posteriore e gli scarichi sotto la sella ad influenzare tutta la produzione mondiale delle attuali supersport.

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