Paddock Girls
Donne e motori sono solo dolori!
Come sovvertire il vecchio detto “Donne e motori, gioie e dolori…”
Donne e motori sono solo dolori! Questa è l’antica massima rivista e corretta dopo un’attenta analisi che ho effettuato studiando il rapporto che intercorre tra la motocicletta e l’essere umano di sesso femminile! Anche se a prima vista può sembrare una bestialità, basta riflettere un secondo sull’estrema difficoltà che esiste nel conciliare due realtà così diverse e antitetiche. Due realtà impegnative, appaganti, gratificanti che possono dare incredibili emozioni se prese separatamente perché vissute insieme posso causare grosse nevrosi.
Non dico quindi che chi possiede una RSV4 o una R1 deve scegliersi come compagna una befana e chi sta con la Schiffer non può superare i 125cc per la sua moto. Anzi è sempre vero il contrario, cioè chi è un vero motociclista è talmente abituato alle emozioni forti che accumula una tale dose di testosterone da risultare un vero divoratore di fanciulle e da esse ricercato perché ormai si è sparsa la voce in campo femminile che tra le varie specie, il motociclista è sicuramente tra i migliori amanti.
Il primo problema che sorge riguarda la gelosia. Una bella donna è abituata ad essere corteggiata e circondata di attenzioni e regali. Appena si accorge che dedicate più tempo e denaro alla vostra amata supersportiva invece che a lei siete pronti per iniziare una battaglia che difficilmente vede vincitori o vinti. La bella donna è abituata a competere con altre donne sul piano del fascino e dell’appeal ma non riesce proprio a digerire il fatto che “l’altra” non sia una bella gnocca ma un pezzo di ferro. Già il fatto che si permetta di chiamare la vostra Moto “Pezzo di Ferro” è causa riconosciuta da tutti i tribunali per richiedere il divorzio. Ma non basta perché appena nasce la gelosia iniziano le ritorsioni immediate e imbarazzanti. Se pur di cuccarvi si è spacciata per una patita delle pieghe più ardite e delle staccate a ruota alzata, confermandovelo con stoica sopportazione in viaggi massacranti con il posteriore lacerato e devastato dallo strapuntino che ormai sostituisce nelle moderne moto il sedile posteriore.
Vi ricordate come fosse adesso il bellissimo sorriso sfoderato appena levato il casco in cima al muraglione. Purtroppo come scatta la gelosia iniziano le scuse più bieche sottoforma di “cistite” “labirintite” e tutto quanto può impedirle di andare in moto. Creando immediati sensi di colpa nel vostro ego che inizia a lacerarsi su una bella smanettata con amici o una passeggiata in centro per fare shopping. Ma non basta perché qualora la gelosia non sia ancora scattata, la bella gnocca crea grossi problemi sui luoghi dove poterla scarrozzare in moto senza problemi. I vestiti molto aderenti e di solito in pelle esaltano la gnoccaggine di ogni donna in modo esponenziale e risulta quasi imbarazzante avventurarsi in una pista o nel solito bar se frequentati da motociclisti famelici e sempre in caccia. Quindi una bella gnocca vi isola subito dal branco, costringendovi a difendervi dai vostri simili. E questo è solo l’inizio che porta inevitabilmente ad un brutto giorno in cui si arriva inevitabilmente al fatidico “o me o lei”.
E qui ho visto le peggio reazioni che vanno dal piantare all’istante l’amata fidanzata, per poi piombare in depressioni paurose o al contrario simulare una immediata vendita della amata moto per occultarla nel garage di un amico e iniziare una serie di smanettate clandestine di notte oppure all’alba per non destare sospetti. La forte incompatibilità tra moto e gnocche è altresì confermata dalla estrema inconciliabilità che hanno queste due realtà. Per esempio che cavolo ci fa una bella gnocca come la Poensgen sulla griglia di partenza del mondiale 250. Quando correva in superstock era accompagnata da risatine e battutacce grevi che spesso si trasformavano in anatemi dopo la bandiera a scacchi quando si metteva dietro il 96 % dei colleghi maschietti.
Io stesso ho dovuto subire un trattamento terapeutico molto lungo e costoso per superare i postumi di un trauma subito a Monza dalla antesignana di tutte le Pilotesse. Tale Graziella Gava, amabile e graziosa ragazza veneta che quando saliva sulla sua VFR 400 per correre nel monomarca Honda diventava una Iena Plinskin in tuta. Trovandomela davanti in parabolica non ho avuto certo il coraggio di sbatterla fuori alla Ascari o alla Lesmo col risultato di finire fuori dalla finale non per cavalleria ma per fermaggine acuta.
E le cosiddette vallette o ragazze portaombrelli che pullulano sulle griglie di partenza? Distolgono solo l’attenzione dal patos e dai veri protagonisti dell’evento. Ovvero i piloti e le moto. Loro si che sembrano oggetti inanimati in quei ridicoli costumini spesso trabordanti di celluliti e pelle d’oca da freddo. Una vera stonatura nell’estetica coinvolgente dell’evento sportivo. Se non vi basta iniziate a pensare all’interazione tra una bella gnocca con l’animale Pilota! Nei libri di testo si chiama effetto Anna Falchi. E anche Sheene, Gardner, Spencer hanno avuto ripercussioni nel rendimento agonistico a causa di interazioni femminili. Quindi non dico che bisognerebbe interdire alle belle gnocche l’accesso a tutti i luoghi deputati al culto della moto come circuiti, concessionarie, officine, bar etc.
Ma per vivere serenamente la nostra irrefrenabile passione bisogna tenere ben separate le due cose visto che difficilmente si riesce a fare a meno di una delle due e altrettanto difficilmente si riesce a farle convivere insieme.