MotoGP
Ducati e Team clienti: prima si puntava sulla SBK, oggi sulla MotoGP
In griglia di partenza della SBK a cavallo tra gli anni novanta e duemila, appariva chiara la presenza in massa di Ducati. Oggi questo accade in MotoGP
La Superbike è sempre stato sinonimo di Ducati. Perchè hanno corso sulle Rosse di Borgo Panigale i migliori piloti di questa categoria e perchè Ducati è la Casa più vincente nella storia del campionato. Ma c’è anche un altro elemento che ha reso il DNA Ducati così legato alla SBK. Le moto prodotte da Borgo Panigale sono state per decenni la scelta migliore per qualsiasi Team privato volesse competere ad alto livello in questo campionato. Ci sono una miriade di esempi da elencare, dalla incredibile avventura di Doug Polen alla grandissima stagione corsa nel 2004 da Noriyuki Haga in sella ad una 999 del Team Renegade. C’è poi la saga della squadra gestita magistralmente da Marco Borciani, che ha portato in gara un certo Max Biaggi proprio in sella ad una 1198 privata nel 2008.
Questa magnifica abitudine di popolare la griglia con le proprie moto si è allontanata di colpo con l’avvento della Panigale, una moto che non ha ancora conquistato il cuore di team manager pronti ad investire nel progetto. C’è stata ovviamente l’avventura di Althea, che ha raccolto ottimi risultati con Matteo Baiocco e Niccolò Canepa, ed oggi la Panigale viene portata in pista con soddisfazione anche dal Barni Racing, che schiera il veloce spagnolo Xavi Fores. Eppure se guardiamo ai freddi numeri, il confronto è davvero impietoso.
All’apertura della stagione 2001, Ducati poteva contare in griglia 16 moto su 33 iscritti al campionato. Oggi le moto iscritte stabilmente sono scese drammaticamente ad appena 22, ma la presenza di Ducati è scesa all’ancora più drammatico numero di sole 3 moto. Quindi si è passato da una presenza di quasi il 50% di moto in griglia, ad uno scarno 15% del totale. Ci sono molte più moto ufficiali in griglia, ma è chiaro che il vento sia cambiato e che i team privati preferiscono investire altrove, in particolare dalla parti del Giappone. Da cosa dipende questo cambiamento così significativo? Dopotutto la Ducati è l’unica che è rimasta fedelissima al mondiale SBK nel 2003 e nel 2004, anni in cui la Case giapponesi avevano letteralmente abbandonato il campionato in massa, lasciando solo Ducati e Suzuki a schierare moto di alto livello in griglia.
Eppure la situazione di oggi appare lontanissima da quei numeri e da quel paddock. Probabilmente il regolamento tecnico dell’epoca consentiva ai privati di utilizzare Ducati con maggiore facilità, ed ottenere prestazioni di un certo livello senza dissanguarsi economicamente. La Panigale è un progetto molto più estremo, e forse ha leggermente allontanato il cliente privato che una volta riempiva il grosso della griglia di partenza. E’ poi ancora più strano analizzare questo dato confrontandolo con quanto accaduto in MotoGP. Nel mondiale prototipi Ducati ha debuttato proprio nel 2003, e nel corso degli anni ha trovato sempre nuovi partner disposti a schierare la Desmosedici in gara.
Alla vigilia della stagione 2017, Ducati vanta il primato di fornire ben 8 moto ai team, comprese le due ufficiali. Ci sono le GP17 di Lorenzo e Dovizioso, moto a disposizione anche di Danilo Petrucci e di Pramac. La squadra senese ha anche a una GP16 per Scott Redding. Stessa moto che utilizzerà Hector Barbera, mentre il suo compagno in Avintia, Loris Baz, avrà a disposizione una GP15. A chiudere la lunga trafila di Desmosedici in griglia, in Aspar i piloti Alvaro Bautista e Karel Abraham conteranno rispettivamente su una GP16 e su una GP14.2 .
In pista ci saranno dunque ben quattro diverse declinazioni di Desmosedici, e la scelta da parte dei team dell’una o dell’altra è ovviamente legata a fattori economici, perchè qualsiasi Team Manager vorrebbe utilizzare l’ultima evoluzione di una moto, ma tutti devono fare i conti con il proprio budget. La crescita del numero di Ducati in griglia MotoGP è aumentata di pari passo con la competitività del progetto, ed oggi la Casa di Borgo Panigale rappresenta nella top class quello che rappresentava una volta Aprilia in 250 e 125. Ricordiamo benissimo che all’epoca d’oro della Casa di Noale nel paddock prototipi, un certo Gigi Dall’Igna raccontò alla stampa inglese che, per Aprilia, il Racing era anche un ottimo affare, oltre che un’inarrivabile strumento di marketing e comunicazione. Evidentemente questa frase oggi è ancora valida, solo che la scrivania dell’autorevole fonte si è spostata di circa 150 km più a sud, per la precisione dalle parti di Bologna.
L’equilibrio tra SBK e MotoGP è mutato e continua a farlo sempre di più. La migrazione di tante Ducati da una griglia di partenza all’altra ne è solo un’ulteriore prova.