F1, Giovinazzi duro: «Non si può competere contro i soldi
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F1, Giovinazzi duro: «Non si può competere contro i soldi

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Antonio Giovinazzi, ex pilota dell’Alfa Romeo e prossimo pilota di Formula E, ha parlato dell’addio alla Formula 1

In un’intervista concessa al Corriere, l’ex pilota dell’Alfa Romeo, Antonio Giovinazzi, ha parlato proprio dell’addio alla F1:

IMPEGNO CONTRO SOLDI – «Era una sfida quasi persa. È il brutto di questo sport, purtroppo è sempre stato così. Spero di potermi ricredere in futuro: se penso da dove partivo e dove sono arrivato...».

SACRIFICI – «Più crescevo e più diventava difficile realizzare il sogno di essere pilota di F1. Io però ci credevo, ma soprattutto ci credeva papà. Ha fatto tantissimi sacrifici per me. All’epoca era rappresentante di un’azienda di trasporti. Girava tante ditte e prima di parlare del suo lavoro parlava di me. “Lo sa che ho un figlio che corre in kart? Se ci fosse uno sponsor”…».

MADRE – «Casalinga. Non ci è mai mancato nulla, ma non vivevamo nel lusso. E poi era preoccupata. A 13 anni viaggiavo quasi da solo, accompagnato soltanto dal meccanico, anche lui pugliese. Treni, pullman, all’estero in camion. Per lei non era facile da accettare. Ma non me lo ha mai fatto pesare. Sopportava, perché quel sogno si avverasse».

REAZIONE MADRE – «Delusione. Mesi difficilissimi. C’erano voci sempre più forti su di me. Io ho sempre cercato di tenerle lontane, ma stavolta non era facile. Perciò sono contento di come ho reagito, esco dalla F1 a testa alta».

COMPETERE CON I SOLDI – «Zhou? Fortunato lui. Anche se poi i punti della superlicenza di F1 li ha ottenuti da solo. È vero, ora ci sono piloti che decidono le politiche finanziarie di intere squadre. Ma non sono l’unico ad aver perso il posto per questo».

RIENTRO – «Non è un addio ma un arrivederci. Nel frattempo continuerò a correre, in Formula E con il team Dragon, e poi sarò al servizio della Ferrari. È un grande impegno, è la squadra che mi ha dato tutto».

OSTEGGIATO DALL’ALFA – «Perché avrebbero dovuto? Non lo so, e non ci voglio pensare: l’obiettivo era portare a casa più punti possibile. In Messico mi sono sfogato, ero dispiaciuto per non aver raccolto quanto meritavamo. Ma ormai non conta più niente».

MOMENTI PIU BELLI – «Il debutto nel 2017, a Melbourne. Ero riserva: mi fanno salire in macchina sabato mattina, non conoscevo la pista. E poi il mio primo Gp a Monza, nel 2019. E il penultimo del 2021 a Gedda: a punti nonostante fossi già stato scartato. Un bel segnale».

VERSTAPPEN O HAMILTON –«Sono simili, molto aggressivi entrambi. Una stagione storica. Ad Abu Dhabi mi è dispiaciuto ritirarmi, ma almeno dai box mi sono goduto l’ultimo giro. Meritavano il titolo tutti e due».

RAIKKONEN – «Come ci siamo lasciati? Alla grande! E’ sempre stato il compagno di squadra ideale, ma anche prima nel 2007 quando gli preparavo la macchina al simulatore della Ferrari ci eravamo trovati subito. Che strano: il campione del mondo 2007, che avevo visto trionfare dal divano di casa insieme a papà, ci ho corso accanto… Sempre leale, sempre fondamentale per la mia crescita. Ci risentiremo».

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