Formula 1
F1, Lewis Hamilton e il suo posto tra i grandissimi
Il 4° titolo lancia il britannico nell’elite della Formula 1, insieme a nomi leggendari, come Fangio, Schumacher e Prost, oltre a quello del rivale di oggi, Sebastian Vettel. Lewis si può considerare uno dei migliori piloti di sempre?
Il confronto, adesso, è con la storia. Lewis Hamilton con la conquista del 4° titolo mondiale è entrato in un club ristrettissimo fatto di soli altri 4 piloti oltre a lui e i nomi sono di quelli che pesano: Michael Schumacher, Juan Manuel Fangio, Alain Prost e Sebastian Vettel, appena sconfitto in una stagione, quella del 2017, che ha rappresentato la prima vera sfida diretta tra i campionissimi di questa generazione di piloti. La domanda che tanti appassionati si fanno riguarda però il ‘testa a testa’ con i fenomeni del passato: il britannico si può davvero considerare uno dei più grandi piloti di sempre in questo sport? I numeri sono freddi, ma difficilmente mentono: Hamilton detiene il record di pole position e di prime file, è al 2° posto di sempre come numero di gare vinte e la sua percentuale di vittorie rispetto alle gare disputate è inferiore solo a quelle di Fangio, Alberto Ascari e Jim Clark, tre mostri sacri di questo sport appartenenti ad un’epoca lontana anni luce da quella attuale, quando le gare in una stagione erano molte meno e i rischi molti di più; non a caso sia Ascari che Clark sono morti al volante di una monoposto.
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Hamilton è arrivato al quarto titolo alla stessa età di Schumacher (32 anni) e come era accaduto per il tedesco ai tempi della Ferrari si trova in una scuderia vincente che gli può consentire di restare al vertice ancora per tanto tempo. Le cifre però non dicono tutto, le vittorie si pesano e conta molto anche quanto un pilota riesca ad infiammare l’immaginario collettivo. L’ex pilota di F1 Vitantonio Liuzzi ha detto che Hamilton è un campione ma che paragonarlo a Senna è blasfemia, visto che si tratta di epoche e di vetture completamente diverse. Con il mito brasiliano e con Michael Schumacher, i due piloti che più di tutti hanno stregato l’immaginario collettivo degli ultimi 30 anni, però Hamilton ha in comune molto: i tre hanno mostrato lo stesso talento nel giro secco e soprattutto la stessa capacità di guida sul bagnato; i due secondi e mezzo rifilati a Vettel nelle qualifiche del Gran Premio di Monza di quest’anno, sotto il diluvio, restano un capolavoro difficilmente dimenticabile.
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— Lewis Hamilton (@LewisHamilton) 29 ottobre 2017
Un dato impressionante è poi la continuità dimostrata attraverso gli anni, questa sì marchio di fabbrica solo dei grandissimi: Hamilton ha sempre vinto almeno una gara a stagione da quando è in F1. In questo ricorda moltissimo il primo Michael Schumacher capace di vincere almeno una gara ogni anno dal 1992 al 2006 con Benetton prima e Ferrari poi; ma anche Senna, che prima del dramma di Imola aveva sempre vinto tra il 1985 e il 1993, e Prost, la cui striscia di vittorie è andata dal 1981 al 1990. Se c’è un aspetto in cui Lewis deve migliorare però è la sua ‘tenuta’, soprattutto mentale, quando si trova sotto pressione: nel 2007 da rookie si squagliò nelle ultime due gare, regalando a Kimi Raikkonen un titolo che praticamente era già vinto, e l’anno dopo rischiò di fare lo stesso con Massa, rimediando solo grazie al famoso sorpasso su Glock all’ultima curva di un epico Gran Premio del Brasile. Questa pecca gli è rimasta, anche se è stata attenuata in questi anni dallo strapotere della sua Mercedes, ed emerge talvolta nei team radio; basti ricordare la gara di Abu Dhabi del 2016 quando Rosberg si laureò campione del mondo o anche lo stesso GP del Messico di domenica, nel quale dopo l’incidente alla prima curva si è più volte lagnato via radio della situazione in cui si trovava. E’ d’altra parte però anche corretto ricordare come tanti piloti del passato abbiano avuto reazioni scomposte nei momenti cruciali di una stagione, basti pensare agli incidenti di Schumacher con Hill e Villeneuve nel 1994 e 1997 e agli scontri tra Senna e Prost all’apice della loro rivalità, tra il 1989 e il 1990. Per talento e velocità, oltre che per tutto quello che ha vinto, è però impossibile non far rientrare Hamilton tra i 5-6 piloti migliori di sempre. E la parte finale della sua storia in F1 è ancora tutta da scrivere.