Formula 1

Fernando Alonso ha scritto la storia a Indianapolis

L’avventura di Fernando Alonso a Indy si è conclusa con una fragorosa esplosione del motore Honda, ma il due volte campione F1 ha dimostrato di essere ancora uno dei migliori piloti al mondo

Quando il Boss della Indycar Tony George ha pronunciato la fatidica frase: «Ladies and Gentlemen, start your engine» tutti gli occhi dei quasi 500.000 fan presenti in pista erano puntati sulla vettura arancione di Fernando Alonso. Lo spagnolo a Indy ha scritto la storia. Non ha vinto e non ha conquistato la pole position, ma ha mostrato un’incredibile attitudine alla velocità ed una padronanza del catino assolutamente non comune tra i deb della gara.

Alonso è partito con calma in gara, senza farsi trascinare dalla foga dei primi giri e dalla bagarre inutile dei primi 20 giri. La Indy 500 è una vera e propria gara di durata, con 200 giri da percorrere su uno degli ovali più veloci ma anche pericolosi al mondo. Gli esperti definiscono Indianapolis una pista in cui le 4 curve, seppur apparentemente uguali fra loro, cambiano ad ogni passaggio. L’asfalto si gomma giro dopo giro, il vento condiziona pesantemente il grip ed anche la bassa inclinazione del banking è determinante. Contrariamente ad altri tracciati simili, come Talladega o Charlotte, a Indy l’inclinazione nel punto di corda non supera i 9 gradi. Tutti questi fattori combinati, rendono l’ovale estremamente insidioso per tutti piloti, compresi i veterani del tracciato. Basta guardare come è finita la gara di Buddy Lazier, che ha già vinto qui ed è un vero veterano della 500 miglia più famosa del pianeta.

Fernando Alonso non si è lasciato intimidire, non si è fatto spaventare neanche dai tantissimi rischi insiti nel fatto di correre su un tracciato da 370 km/h di media, in un gruppo di oltre trenta vetture che si sfiorano. Lo spagnolo ha tenuto giù il piede con la sua classe, dimostrando una grande capacità di adattamento. Mostrando incredibile visione tattica, Alonso ha compreso perfettamente quando forzare per stare lontano dai guai e quando restare in scia per risparmiare galloni e allungare lo stint al massimo.

Tutto stava andando alla perfezione, con il due volte campione del mondo F1 sempre al posto giusto nel momento giusto, ed in grado di lottare assolutamente alla pari con i più esperti piloti che corrono in pianta stabile sugli ovali americani. Alonso si è anche preso il lusso di andare in prima posizione in diversi momenti della gara, compiendo anche sorpassi pulitissimi e caratterizzati dalla solita precisione millimetrica.

Il destino beffardo si è materializzato a meno di 25 giri dalla bandiera a scacchi, quando il suo motore Honda ha reso l’anima al dio dei pistoni esplodendo in pieno rettilineo. Alonso era vicinissimo alla top five, nel posto giusto al momento giusto. Stava probabilmente studiando il momento migliore per attaccare ed era vicino a Takuma Sato, che poi è andato a vincere diventando il primo pilota giapponese a bere il litro di latte più desiderato al mondo, centrando la prima posizione sul catino dello Stato dell’Indiana.

Ma quella fumata in pieno rettilineo della vettura arancione non ha tolto neanche un grammo di peso ad una prestazione assolutamente incredibile, messa a segno da un pilota che in F1 è castrato da troppi anni da vetture non all’altezza del suo talento. Per grandissima ironia del destino, Alonso ha visto interrompersi la sua cavalcata ad Indy dallo stesso motore che lo ha abbandonato tantissime volte negli ultimi tre anni in F1.

La McLaren e la Honda hanno innegabilmente tra le mani uno dei migliori piloti al mondo, ed è un peccato che non riescano a dargli una vettura degna almeno della top ten in F1. Ad un pilota del genere, basterebbe quella per dare spettacolo. Intervistato al riguardo subito dopo la sua uscita di scena, Fernando Alonso non ha espresso certezze riguardo un suo ritorno a Indy, ma visto l’entusiasmo con cui ha affrontato l’avventura, e tutto il divertimento provato, è probabile che anche nel 2018 ci sarà in griglia, ed attenderà assieme agli altri la richiesta di Tony George: «Ladies and Gentlemen, start your engine!»

Marco Caregnato

Nel 1984, da bambino, ho avuto il mio primo contatto con una moto. Mi sono ustionato la mano! Non ho più smesso di amarle...

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