Superbike
Guim Roda, la mentalità vincente in Kawasaki
Il Team Kawasaki Superbike deve la sua fama e i suoi recenti successi all’organizzazione messa in piedi dal manager spagnolo Guim Roda, assieme al fratello Biel. Il Team Provec è da anni il punto di riferimento per la Casa di Akashi nel WSBK
Provec Racing, di cui Guim è fondatore e Manager, è una struttura tecnica con sede a Barcellona, nei pressi del circuito catalano. L’azienda è sotto contratto con Kawasaki per gestire in maniera ufficiale la squadra schierata in Superbike con il nome di Kawasaki Racing Team. Vero fiore all’occhiello per il marchio giapponese, la Provec ha partecipato in forma ufficiale ai campionati del Mondo Supersport dal 2009 al 2011, e nell’anno successivo si è guadagnata la fiducia di Akashi che gli ha affidato la squadra Superbike. Oggi il Team è formato da più di cinquanta persone e lavora a stretto contatto con Kawasaki Heavy Industries. Roda con la sua struttura è stato in grado di riportare il titolo SBK alla Kawasaki nel 2013 con Tom Sykes, vent’anni dopo il successo dello statunitense Scott Russel datato 1993. Il 2015 è stato invece un anno trionfale, con Rea in procinto di conquistare un titolo meritatissimo dopo una stagione dominata dall’inizio alla fine. In questa intervista Guim ci parla del suo rapporto strettissimo con Kawasaki e della gestione di una convivenza in squadra tra due Top Rider come Rea e Sykes.
Quest’anno stai vivendo la miglior stagione da Team Manager che si possa desiderare. I tuoi piloti sono primo e terzo nella classifica mondiale SBK, ed avete vinto tantissime gare quest’anno. Onestamente ti aspettavi in inverno un anno da dominatore per il tuo Team?
Non ho mai avuto dubbi riguardo il potenziale della nostra coppia di piloti. Il vero quesito riguardava il nuovo regolamento e lo scenario derivante e l’analisi di come il pacchetto pilota-moto-team potessero lavorare assieme al suo interno. Di certo, visti i risultati, possiamo definirci davvero orgogliosi per quanto fatto.
Quando è arrivato Rea in squadra, tutti pensavano che potessero rompersi degli equilibri nel Team. Da Manager è stato difficile mantenere al massimo la concentrazione avendo in squadra questi due Top Rider assieme?
La competizione tra i due piloti dello stesso Team c’è adesso e ci sarà sempre. Lo scopo del pilota è vincere e lo scopo del Team è che entrambi i piloti vincano, indipendentemente da chi dei due lo faccia. Perciò in effetti c’è una sorta di contraddizione in questa definizione, finchè non si danno ordini di scuderia. Non abbiamo mai avuto situazioni da ordini di scuderia nel nostro Team, tranne l’episodio in Qatar l’anno scorso quando era necessario per ovvie ragioni. Noi chiediamo solo ad entrambi i piloti di correre correttamente e di non dimenticare mai che mentre corrono, stanno lavorando per qualcuno che paga il loro ingaggio. Alla fine però tutto è nelle mani dei due piloti e delle loro decisioni e valutazioni.
Da quando sei arrivato nel Mondiale con il tuo Team Provec, le Kawasaki hanno ricominciato a vincere regolarmente, diventando il riferimento della categoria. Qual è secondo te l’aspetto che ha inciso maggiormente nello sviluppo di questa partnership?
Per quel che mi riguarda, la Kawasaki ci mette a disposizione una ottima base come la ZX-10R. Penso sia giusto considerare che io sono arrivato in un momento in cui sono stati messi assieme il budget corretto, i giusti tecnici e i piloti adeguati. Io sono arrivato nel momento in cui tutto questo si è verificato, questa è la pura realtà.
Ormai avete costruito con Kawasaki un rapporto di Partnership completa. Questa collaborazione è destinata ad allargarsi in futuro alle altre categorie, come la MotoGP?
Per quanto ne so io, la strategia è di restare in Superbike per vari anni. E’ un ottimo campionato con un buon bilanciamento tra costi, tecnologia applicata e marketing per promuovere il brand Kawasaki e sviluppare tecnologia per le moto stradali. Se in futuro il top management di Kawasaki Heavy Industries dovesse decidere di affrontare la MotoGP, saranno solo loro a decidere con chi affrontare questo viaggio. Di certo noi siamo qui per dargli il giusto supporto sempre.
Nel corso della tua carriera di Manager, hai vissuto la brutta parentesi dell’incidente a Lascorz. Dopo le gare di Laguna Seca, abbiamo purtroppo assistito al terribile incidente che ci ha portato via Rivas e Martinez. Si costruiscono piste sempre più sicure e le moto sono piene di elettronica. Si può fare ancora di più per evitare che accadano tragedie simili nel nostro Sport?
Sono davvero dispiaciuto per Bernat e Dani. E’ un grosso dolore per le loro famiglie e spero davvero che possano superare tutto e continuare a vivere la vita con lo stesso entusiasmo e la stessa passione con cui l’hanno vissuta entrambi i piloti. Non mi piace parlare pubblicamente di queste faccende così delicate, perché mi dispiace si possa arrivare a cattive interpretazioni. Tutto quello che posso rispondere alla tua domanda è che la vicenda di Lascorz è un esempio di ciò che non è stato un semplice “incident”, bensì un terribile “accident” con un bruttissimo finale. Di solito in alcuni paesi si confondono i due termini nel solo “incident”, ma ci sono delle differenze evidenti. Possiamo assimilare un “incident” ad un fatto che tagli la realtà dividendo la vita tra prima e dopo che questo sia avvenuto. Un evento inaspettato certamente ma non una disgrazia oppure la distruzione di un qualcosa, piuttosto un’evento che comporta un cambiamento. Joan c’è e ci sarà ancora per molti anni e mi auguro che ognuno si assuma sempre le proprie responsabilità. Noi dobbiamo ridurre gli incidenti al massimo, per quanto possibile, ma se certe cose accadono ognuno deve prendersi le proprie responsabilità.
Come state vivendo in un Team di riferimento come il tuo la situazione di crisi economica che crea tanti problemi ai Team minori?
Noi fissiamo un budget con Kawasaki e gli Sponsors normalmente entro aprile e dopo ci dedichiamo all’organizzazione dell’anno successivo. Di certo noi siamo in una condizione privilegiata, perché Kawasaki copre la maggior pare dei costi, ma nonostante questo dobbiamo controllare attentamente il flusso di cassa e il budget residuo fino alla fine dell’anno, perché il budget non è illimitato. I Team privati spesso hanno maggiore opportunità di organizzare il tutto come meglio credono, mentre noi abbiamo le mani legate poiché rappresentiamo un brand molto importante in maniera ufficiale e qualsiasi decisione necessita di molto tempo per essere approvata. Ma in ogni caso siamo davvero fortunati ad essere in questa posizione. Ho la massima ammirazione per i Team “minori” per il fatto che riescano ad iniziare e finire una stagione completa. 100% di rispetto per questa capacità di sopravvivere e per il fatto che senza di loro non sarebbe possibile avere 24 moto in griglia.
Sensazione comune a tanti osservatori e addetti ai lavori, è che in alcune piste non ci sia più una buona affluenza di pubblico sugli spalti. In cosa secondo te la SBK può migliorare da questo punto di vista? Cosa manca alla attuale ricetta?
Io ho la sensazione che la situazione sia migliorata rispetto a due anni fa, ma di certo non è al livello dei migliori anni della Superbike del passato. Specialmente in Gran Bretagna. Noi abbiamo incrementato gli spettatori tra il 10% ed il 20% negli anni 2014 – 2015. Questo è stato possibile grazie alla Dorna. I Team presenti in Superbike stanno lavorando benissimo e con entusiasmo e credo che step dopo step stiano conferendo valore al campionato. Io sono molto ottimista in merito e anche la Kawasaki lo è. Siamo convinti che Dorna possa dare stabilità e prestigio alla Superbike e renderla più appetibile per la televisione, gli sponsor e gli spettatori.
Il regolamento della SBK ha reso difficile sviluppare le moto e alcune Case hanno ovviato a questo problema mettendo in produzione moto di serie sempre più racing-oriented. La Kawasaki come affronterà questa sfida in futuro?
Per quanto ne sappia, sul tavolo attualmente c’è qualcosa di cui si sta iniziando a parlare all’interno dello staff tecnico. La Stock 1000 è sempre un ottimo termometro per valutare la situazione, ma i problemi relativi alla produzione di serie sono un qualcosa fuori dal controllo del Kawasaki Racing Team e troppo complessi per parlarne solo in un’intervista. Assisteremo in futuro a qualsiasi reazione da parte di Kawasaki. Il nostro lavoro consiste nel fare il meglio possibile con gli strumenti che Kawasaki Heavy Industries ci fornisce.
Quest’anno il mondiale è stato dominato da Rea, che ha dimostrato quanto il suo talento fosse relativamente sacrificato negli anni precedenti. Pensi ci siano altri piloti nel Paddock che attualmente non mostrano tutto il proprio potenziale perché limitati da moto non all’altezza?
Il talento è un dono, non un merito, non è il risultato di un miglioramento individuale. Fa parte della natura umana. Per raggiungere questi risultati Rea sta facendo un lavoro eccellente sommando talento, umiltà ed impegno. E c’è da considerare che rispetto agli altri sport, nel motociclismo il pilota ha anche bisogno del team e della moto per raggiungere l’eccellenza. Per cui immagina quanto sia complesso! Sono sicuro che Tom e Johnny sono i due piloti migliori in griglia in questo momento, ma la verità è che possono ancora migliorare in futuro ed aumentare questa eccellenza, e sai qual è la cosa migliore? Hanno bisogno l’uno dell’altro per migliorare il proprio livello!
La Dorna organizza sia il Mondiale SBK che quello MotoGP, eppure scorrendo la lista di piloti si nota subito che in SBK c’è una scarsa presenza di piloti spagnoli, mentre nei prototipi c’è una netta maggioranza di iberici in griglia. In Spagna forse la SBK non gode della stessa considerazione della MotoGP?
Facciamo parte di un business industriale e le relazioni tra Dorna e Flammini erano davvero pessime in passato, ovviamente. Questo fatto ha comportato una lotta tra Dorna e la Superbike durata molti anni, specialmente in Spagna, com’è normale che sia. Adesso Dorna ha bisogno di creare un prodotto nuovo e rivenderlo nuovamente. Ma ciò che è certo è che noi abbiamo bisogno di una TV forte in Spagna che renda appetibile la SBK in modo che i migliori Team possano permettersi gli ingaggi dei Top Riders. Dopo potrà succedere tutto. La Dorna e le Case hanno già la ricetta.
Per differenziare ulteriormente i due campionati Top, si sono spesso rincorse ipotesi che vorrebbero la formula delle Gare SBK cambiare. L’ipotesi è di vedere una sola manche più lunga, con anche rifornimento in gara. Da Team Manager pensi che questa formula possa essere più spettacolare dell’attuale format con due Manches per GP?
Non sono spaventato dai cambiamenti se hanno le giuste motivazioni.
La Kawasaki sta supportando il Team italiano Pedercini in modo piuttosto importante ricorrendo anche alla vostra collaborazione, replicando il sistema che Ducati utilizza da anni sia in SBK che in MotoGP. Pensi che avere uno Junior Team sia un’opportunità importante per i Team di punta del Mondiale?
Il nostro budget viene dalla KHI – Kawasaki Heavy Industries in Giappone. Il budget che supporta gli altri Team proviene invece dalla KME – Kawasaki Motors Europe. KRT – Kawasaki Racing Team è uno strumento di Kawasaki e noi cerchiamo di supportarla in qualsiasi modo in cui ci venga chiesto da KHI o da KME. Personalmente ritengo che qualsiasi pianificazione organizzata con l’obiettivo di avere più Team in griglia alla fine sia un bene per tutti e di certo è un modo per esprimere alla Dorna quanto la Kawasaki abbia compreso lo show della Superbike.
Dopo venti anni, avete riportato il titolo alla Kawasaki nel 2013 con Sykes e quest’anno state replicando con Rea. Pensi che questo sia l’inizio di un ciclo oppure sarà sempre più difficile mantenersi al Top per molto tempo?
Dipende tutto da quanto Kawasaki vuole che questo avvenga, poiché dipende dal budget e dalla reattività tecnica dal Giappone. Di certo sarà molto difficile ripetere la stessa incredibile stagione dopo questo 2015, ma ci proveremo senza dubbio per tutti gli anni in cui sarà possibile farlo.
La Wild Card di Biaggi a Misano e Sepang ha creato un volano di attenzione mediatica enorme attorno a questi due eventi. Anche Bayliss aveva agitato le acque ad inizio anno con il suo ritorno in sella alla Panigale. Tu che vivi l’interno dei Box, puoi raccontarci come vivono i riders normalmente in griglia queste “incursioni” di stelle del passato?
Facile. Biaggi è Biaggi e gode ancora della popolarità della MotoGP, ancora viva grazie all’inerzia di quei giorni gloriosi. Bayliss e Fogarty sono i due personaggi più famosi della SBK e i fan della vecchia scuola li adorano. Anche io che ho trentotto anni lo faccio! Bayliss ha scritto la più bella pagina di sempre della storia della Superbike, quando corse e vinse a Valencia nel 2006 dopo aver conquistato il titolo WSBK, correndo e vincendo l’ultima corsa della stagione MotoGP. Dopo essere scappato dalla porta posteriore della MotoGP alla fine del 2005. Quell’episodio è ancora vivissimo nei ricordi di tutti nel mondo del motociclismo. Sarebbe un ottima trama per un grande film. L’unica cosa di cui Rea, Sykes o Davies avrebbero bisogno sarebbe un pò di tempo in più in TV e anche di poter prendere a calci nel sedere qualche famoso Top Rider che arriva in SBK, esattamente come ha quasi fatto Tom nel 2012 con Biaggi oppure dovrebbero andare in qualche Factory Team competitivo in MotoGP, tipo la HRC o la Yamaha Factory e vincere delle gare. Ma è molto difficile e non dimentichiamo che nel mondo della MotoGP ci sono tanti, tanti piloti davvero veloci e le moto sono davvero dure da portare al limite. Ma questa sarebbe la formula.
Pensi che la Dorna potrebbe tentare di alimentare i passaggi di piloti dalla MotoGP alla SBK anche solo come wild card? Ricordo perfettamente l’entusiasmo ad Imola nel 2009 quando Simoncelli fece una Wild Card ad Imola per sostituire l’infortunato Nakano. Basta pensare alla 8 Ore di Suzuka, ed immaginare un Gran Premio a Phillip Island con in griglia Stoner sulla CBR, Dovizioso sulla Panigale e Rossi sulla R1. Ipotesi poco plausibile, oppure qualcosa di concreto su cui poter lavorare per il futuro?
Non lo so onestamente, è uno scenario piuttosto complicato. But impossible is nothing…
2015 WSBK – Another year – Another challenge [VIDEO]
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