Joey Dunlop, il Re della Montagna - Motori News 24
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Joey Dunlop, il Re della Montagna

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Sir. Joey Dunlop, l’irlandese più veloce della storia delle mitiche Road Races. L’immagine del Tourist Trophy resterà legata per sempre al casco giallo a strisce nere di un pilota che ha scritto pagine memorabili della sua storia

L’Isola di Man ha visto tanti piloti vincere e segnare record su record del proprio tracciato stradale, aumentando di anno in anno la media sul giro di quel fantastico rodeo su due ruote. Ma il grande Re di quella gara resterà per sempre l’unico ed inarrivabile Joey Dunlop.

Per comprendere al meglio l’indole del grande campione irlandese basta immaginarsi un pilota moderno che corre nel Mondiale MotoGP. Poi togliete l’attenzione ai soldi, togliete l’attenzione all’immagine. Togliete i contratti blindati e gli addetti stampa. Ovviamente non ci sono megamotorhome lussuosi nè abbigliamento perfettamente coordinato. Dopo aver tolto tutto questo, aggiungete una dose smisurata di coraggio, una profonda conoscenza tecnica del mezzo e la capacità di sporcarsi le mani di grasso lavorando sulla propria moto.

In effetti Joey Dunlop e lo stereotipo del pilota moderno non hanno proprio nulla in comune. Per chi è giovane ed è cresciuto avendo come riferimento Jorge Lorenzo e Valentino Rossi, è immensamente difficile comprendere il personaggio dietro il pilota.

Eppure il pilota irlandese ha scritto pagine memorabili della storia del motociclismo, duellando con piloti del calibro di Phil Read e Mike “The Bike” Hailwood. Ha incrociato le traiettorie in pista con l’intera dinastia Fogarty, passando dal padre al figlio e bastonando entrambi con enorme disinvoltura.

Parliamo proprio di King Carl Fogarty, un tizio dallo sguardo di ghiaccio capace di seminare il panico per i circuiti del mondiale SBK per tutti gli anni ’90, diventando il re delle derivate di serie e regalando la Ducati 916 in tutte le varie incarnazioni alla storia delle corse. I primi passi del britannico furono proprio sui tracciati del Tourist Trophy e dell’Ulster GP, terreno di caccia di Dunlop & Co.

Joey Dunlop li ha battuti tutti, ma non ha quasi mai scelto di correre in pista e confrontarsi con i piloti del motomondiale. La spiegazione è semplicissima. Joey non apprezzava quello stile di gare, ritenendole noiose. Sono in tanti a pensare che un pilota veloce in pista non lo sia altrettanto su un circuito stradale e viceversa. Ma Hailwood ed Agostini hanno vinto in entrambe le tipologie di tracciato e gare, dimostrando che quando uno è veloce in moto, lo sarà anche nel giardino di casa.

Joey Dunlop avrebbe probabilmente guadagnato una montagna di soldi in più se avesse corso in circuito, perché il talento di certo non gli mancava. Ma parliamo di un uomo che ad un certo punto è salito su un camion, l’ha riempito di generi alimentari e di prima necessità in generale ed è partito alla volta della Bosnia per portare il proprio aiuto ai colpiti dalla guerra civile. Il tutto veniva svolto nel totale silenzio stampa, in maniera perfettamente coerente con l’indole del rider. Un’attività umanitaria svolta senza proclami, senza alcun tornaconto personale. Sincera bontà ed infinita umanità. Il pilota irlandese è stato anche insignito dalla Regina Elisabetta del titolo di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico, per il proprio impegno umanitario in Bosnia e Romania.

I soldi non erano decisamente una priorità per lui, non lo sono mai stati e probabilmente questa naturale insofferenza verso il dio denaro ha contribuito a costruirne la leggenda. Ma ovviamente i soldi servivano per correre, per avere moto valide e competitive. In mancanza di questi, Joey Dunlop ha imparato con gli anni a mettere personalmente mano alla messa a punto di motori a due e quattro tempi, guadagnandosi la stima di tutti gli ingegneri giapponesi che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e scambiare due chiacchiere con lui. Quei consigli nel paddock selvaggio delle Road Races valevano oro per gli ingegneri con gli occhi a mandorla che avevano tanto da imparare da un uomo che conosceva ogni singolo bullone della propria moto, ed era anche in grado di portarla al limite in tracciati quanto mai probanti per le moto.

Pilota prevalentemente Honda per la maggior parte della propria carriera, Joey Dunlop ha sempre ricevuto grandi attenzioni dal colosso nipponico ed ha vinto ben cinque edizioni consecutive del campionato del mondo Formula TT categoria F1, il vero precursore di quello che poi sarebbe esploso come WSBK.

Joey Dunlop ha avuto numerosi incidenti, l’ultimo dei quali gli fu fatale mentre era in sella, in testa ad una gara a Tallin, in Estonia. Era il 2 luglio del 2000 e Joey aveva riassaporato il gusto della vittoria nel Tourist Trophy proprio qualche settimana prima. Un’edizione magica quella del Tourist Trophy 2000, con Joey in sella alla splendida Honda VTR SP-W a contendersi la vittoria con il magnifico David Jefferies e la sua arcigna Yamaha R7. Per Joey Dunlop arrivarono tre vittorie, nelle classi 125, 250 e nella Top, quella a cui teneva di più. L’ambita Formula 1 TT. Joey dominò quell’ultimo TT all’età di 48 anni, scrivendo l’ultima pagina di una storia iniziata nel 1976 durante la quale ha raccolto 26 successi ed infranto record su record, guadagnandosi il soprannome di “The Maun”.

Molti ricorderanno il pilota dal casco giallo, altri ricorderanno l’uomo ed il suo grande cuore. Io ho avuto la fortuna di andare a trovare la sua statua che si trova all’Isola di Man e che ha lo sguardo rivolto al Mountain. Ricorderò per sempre l’emozione e lo sguardo di quella statua, che osserva le traiettorie di tutti i piloti che passeranno negli anni di lì, senza sapere che Joey Dunlop sta sorridendo e gli sta suggerendo nel casco la traiettoria perfetta. Quella che solo lui conosceva davvero.

Road Racing Legend – Joey Dunlop, Isle of Man Tourist Trophy [VIDEO]

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