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La MotoGP torna a Rio Yamaho

Messo in archivio il GP del Qatar e le prodezze di Jorge Lorenzo, si torna sul circuito di Rio Hondo, che per ammissione dello stesso Valentino Rossi nel 2015 si è trasformato in Rio Yamaho

Ogni buon serial killer torna sul luogo del delitto e tra pochi giorni l’assassino con il n°46 sulla schiena tornerà in quella curva. Quella maledetta curva a sinistra, affrontata tante volte in un fine settimana. La vittima di quell’efferato delitto non fu una biondina sprovveduta come nei migliori horror americani e neanche il ragazzino furbo che apre la porta della cantina buia e ci si avventura con candido entusiasmo. Questa volta la vittima non aveva forma, ma era ricca di tantissima sostanza. Stiamo parlando di un’amicizia, un’amicizia con il nemico. Per la precisione con un giovanotto spagnolo di nome Marc Marquez. Un colpo al cuore e la vittima finì stroncata da un incrocio di traiettorie degno del peggior Luna Park del mondo.

Un colpo secco, la ruota anteriore della Honda che si stacca da terra ed ecco che in pochi secondi tutto è finito e tutto è iniziato. E’ finita la stima da parte del giovane fenomeno nei confronti del vecchio maestro. E’ finita l’epoca dell’apparente invulnerabilità di un pilota capace di vincere due titoli consecutivi all’esordio nella classe regina. Ed ovviamente è finita la pace, se mai si può parlare di pace quando si inquadra una griglia di partenza composta da 20 matti che non desiderano altro nella vita che andare più forte degli altri. Ognuno di quei venti matti, ha in griglia con sé almeno 19 nemici giurati.

Ma una battuta in sala stampa, basta per stemperare la tensione e per far sembrare buoni amici due ragazzi che in realtà si odiano dal più profondo del cuore. Forse Valentino Rossi e Marc Marquez si odiavano già quando sono arrivati in Argentina e quella maledetta curva non ha fatto altro che sollevare il coperchio che saggiamente copriva delle braci ardenti. L’incidente non è stato altro che la possibilità assolutamente concreta per entrambi di togliersi la maschera ed iniziare a detestarsi apertamente, senza dover coprire le apparenze in sala stampa oppure in un allenamento nel Ranch di Tavullia.

Dopo poche settimane è arrivata anche Assen e lì residui grammi di parvenza di normalità sono stati spazzati via, da un solco nella ghiaia profondo e nonostante ciò molto meno visibile di quello lasciato nell’animo del Cabroncito. La linea che collega gli avvenimenti di quel Gran Premio in Argentina con il finale di stagione 2015 non è casuale e sembra tracciare la traiettoria perfetta per un finale col botto. Un finale che in effetti si è verificato, con un boato mediatico il cui eco è ancora nell’aria.

Il primo GP della stagione ha visto i due protagonisti del crimine fare una gara buona, ma forse lontana dalle aspettative della vigilia. Un podio e un quarto posto non sono ovviamente gli obiettivi della stagione per nessuno dei due. Hanno entrambi nascosto bene le armi, ma siamo certo che tornare su un campo di battaglia tanto sentito dai duellanti, potrebbe regalarci un guizzo di aggressività in pista da parte di entrambi.

Marco Caregnato

Nel 1984, da bambino, ho avuto il mio primo contatto con una moto. Mi sono ustionato la mano! Non ho più smesso di amarle...

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