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Le 10 moto più sexy
Triumph Bonneville, BMW S1000 RR, CBR 1000, Honda NR750 e Ducati 916: la top ten delle moto più sexy
E’ arrivato il momento di parlare per davvero delle moto più sexy e belle degli ultimi anni. Però prima di scriverlo mi sono chiesto se non sono da reparto psichiatrico ad associare delle moto a belle donne trattandole come esseri viventi con le loro personalità e forme così personali e davvero seduttive. Ma se uno ci ragiona un un pochino più profondamente il rapporto che un pilota ha con la sua moto è una cosa molto intima unica e realmente “fisica”, quindi non c’è niente di male a trattare dei mezzi di trasporto a due ruote come esseri animati e quasi dotati di carattere temperamento e forme umane. La moto si cavalca e si cerca di fonderci con essa in modo perfetto tale da sembrare un tutt’uno come il famoso Centauro per avere una guida fluida e perfetta. In nessun altro caso si ha un rapporto così intimo con il mezzo che si guida. Ne in auto dove siamo seduti e legati al suo interno e quindi trasportati come sacchi di patate senza che il nostro fisico possa influire minimamente sulla dinamica del veicolo, ne su nessun’altro veicolo compresi elicottero o motoscafo. Quindi è giusto avere questo rapporto un pochino più morboso con il mezzo a due ruote che in effetti regala sensazioni ed emozioni che nessun altro veicolo riesca a dare.
Inoltre questa passione smodata verso un veicolo abbastanza pericoloso ed instabile (grazie ai ris di Parma) è ormai risaputo che è di origine genetica. Quindi innata e si manifesta già in tenerissima età con sintomi evidenti e ormai riconosciuti nei libri di testo. I sintomi più famosi sono quando un ragazzino inizia a mettere dei pezzi di cartone o plastica a contrasto sui raggi della prima biciclettina solo per ottenere un suono che ricorda vagamente quello di un motore. Oppure quando le prime parole pronunciate sono brumm o motooo invece di pappa e mamma. E infine è conclamata quando in età prescolare, invece di imparare l’alfabeto riesce a memorizzare il suono di ogni motore e quindi a riconoscere ogni tipo di moto da 200 metri di distanza. Chi nel DNA ha questa malformazione genetica del motociclista è destinato a inseguire per la vita un percorso insieme ai mezzi a due ruote.
Io ho degli amici che per cercare di guarire da questa malformazione genetica che li aveva portati a fare gare di cross ed enduro, si sono gettati sul lavoro e soprattutto sulla famiglia facendo carriere importanti e anche 3 o 4 figli. Ma appena i figli sono diventati grandicelli e la carriera ormai conclamata, alla soglia dei 40 anni, sono stati riacciuffati violentemente dalla malformazione genetica che li ha rispediti subito in pista con moto spaziali e costosissime e una gioia infantile ed entusiastica molto più ringiovanente di una lettone di 22 anni. Altri per contrastare questa passione innata hanno provato di tutto come il parapendio o il Bungee Jumping ma sono sempre ritornati in sella ad una sana due ruote. Insomma è meglio vivere questo disturbo genetico in modo gioioso e sereno pensando che in fondo c’è davvero di molto peggio.
Quindi se anche voi avete un rapporto morboso con la vostra motocicletta e la trattate come una fidanzata facendole dei regali, non dimenticando mai gli anniversari e le parlate teneramente negli scarichi, non vi preoccupate troppo perché non siete da ricovero psichiatrico ma solamente affetti da una piccola anomalia genetica che vi porta a tutti questi comportamenti curiosi. In effetti i miei hanno scoperto questa malattia quando a 11 anni rubavo un Solex di uno zio (buffo veicolo unico al mondo con la trazione anteriore) e tornavo a casa con aria estatica e felicissima per aver scorrazzato a 32 all’ora nelle strade vicino a casa. Ho proseguito a rubare veicoli a due ruote fino ai 14 anni quando ho potuto acquistarne uno tutto mio.
Insomma da quella lontanissima estate versiliese sono passati una quarantina di anni dove ho messo il sedere su tutte le moto del mondo facendo milioni di chilometri e milioni di danni, a me, alle suddette moto e anche a terzi trasportati spesso in ospedale con me. Però questo peregrinare da una moto all’altra mi ha fatto davvero capire che solo poche moto sono rimaste uniche e hanno prevaricato il tempo e le mode diventando icone e vere opere d’arte. Abbiamo parlato delle mitiche Kawa Mach 3 e Honda CB 750, ma prima di loro ci sono state almeno due o tre meraviglie della scuola italiana e inglese che ancora oggi fanno venire i brividi.
La Triumph Bonneville è davvero una moto che ha fatto epoca per la sua incredibile versatilità che l’ha vista impegnata in pista ma anche nel cross e nell’enduro come la famosa sei giorni del 64 in Germania dove fu usata da Steve McQueen. E le bicilindriche italiane? Dove le mettiamo?? Per avere oggi in garage una magica Laverda SFC arancio corsa molti venderebbero la suocera ai beduini. E la V7 Guzzi con il suo V frontemarcia? Meravigliose e sicuramente immortali. Dagli anni 70 agli anni 800 ci sono maggiori difficoltà ad identificare le vere regine perché le case giapponesi hanno iniziato a produrre in modo isterico una moto nuova ogni due anni e spesso il modello nuovo era peggio di quello vecchio che andava impietosamente in pensione. Quindi io direi di segnalare solo quelle davvero innovative e rivoluzionarie.
Sicuramente negli anni 80 la magica Suzuki gamma 500 replica fedele della meravigliosa moto da gran premio usata da Sheene. Ma anche la primissima Honda con il leggendario motore V4 ovvero la incompresa VF750F. Pensate che la Interceptor (questo il nome della VF750F negli USA) era la prima moto al mondo con telaio in tubi quadri, ruota da 16, ruote in lega e antidive! La Suzuki rispose con una 4 cilindri tradizionale di ben 1100 cc ma disegnata da un alcolizzato tedesco che si chiamava Katana. Ebbene rivista oggi era una moto avveniristica e bellissima. La Kawa creò un mostro di 900 ad acqua con ruota da 16 che faceva 275 KMH veri e si chiamava GPZ. Rossa era da svenimento. La serie successiva ovvero la GPX era un vero cesso e ha fatto solo rimpiangere la GPZ.
La Yamaha dopo la RD 500 due tempi ha scelto strade personali come il 5 valvole montato sulla bassotta FZ per passare a Genesis e altro, ma fino alla serie R non ha creato meraviglie assolute. Io quando fu presentata a Milano la prima R1 da Scott Russel vestito d’argento con casco da astronauta ebbi una specie di sindrome di Sthendal con malesseri seri fino a quando non l’ho comprata. Negli anni novanta sono arrivati i mostri moderni ovvero la moto del secolo come la Ducati 916 che ha costretto le giap a sfornare meraviglie come le RC 30 con il V4, diventata RC45 e poi VTR. Bicilindrica bi mondiale ma non eclatante seducente come le V4.
Altrettanto meravigliosa la serie CBR 1000 con il tradizionale 4 frontemarcia. La Suzuki ha lanciato la stupenda serie GSXR dopo una sfilza di cassettoni raffreddati metà ad aria, metà ad olio e metà a coca cola. La Kawa con la serie Ninja segnato un’epoca ed ha anche battuto la Ducati proprio con Scott Russell. Nel Nuovo Millennio le regine si chiamano BMW e Aprilia. La casa di Noale aveva già fatto una meravigliosa V2 con la RSV finita con la crisi della Aprilia di Beggio. Ma non si possono dimenticare le MV F4 frutto del binomio geniale ed esplosivo di Castiglioni e Tamburini né alcune Triumph e KTM.
Insomma in questo percorso della produzione mondiale degli ultimi 40 anni vi confesso che solo alcune di queste moto sono state veramente capaci di scatenare in me emozioni violentissime al primo sguardo ed anche al primo test in pista. Dalle anzianissime Mach Tre a due tempi e Cb 750, le emozioni più vibranti sono sicuramente arrivate dalla Suzuki 500 gamma ma anche dalla incredibile Honda NR750 Oval Piston. Per arrivare alle due leggendarie avversarie ovvero la Ducati 916 e la Honda RC30. Queste moto moderne ci hanno forgiato a prestazioni siderali mai viste prima su moto di serie quindi da queste due in poi niente ci ha più spaventato come le due capostipiti delle SBK stradali. Quindi come astronauti abbiamo spremuto in piste pazzesche le varie R1, Gixxer, CBR e ZX.
Ma forse per l’età ormai esageratamente avanzata vi confesso che ho rivissuto emozioni giovanili con l’incredibile BMW S1000 RR. Moto a metà tra uno Shuttle e un missile. L’accelerazione è sembrata uguale a quella della prima kawa mach3 ovvero esplosiva e micidiale. Però a riflettere bene molte delle emozioni più violente le ho ricevute da aggeggi con ruote artigliate e vi garantisco che guidare su una pista di cross una Honda CR 500 due tempi sia una delle cose più pazzesche che si possano immaginare. Però anche qui ci vorrebbero 10 pagine per raccontare le varie moto leggendarie da fuoristrada. Ma questa è un’altra storia e si farà più avanti.