Moto3

L’EDITORIALE: troppi incidenti in pista in Moto3, bisogna fare qualcosa

Il terribile incidente della Moto3 ad Austin riapre la discussione sul tema sicurezza: troppi morti nelle classi leggere, bisogna intervenire

Fortunatamente sono usciti tutti illesi. Ma è stato un caso. Quanto successo al Circuit of the Americas durante la gara della Moto3 riaccende gli animi di tutti gli addetti ai lavori, che chiedono a gran voce che siano presi provvedimenti per fermare quest’ondata pericolosa. L’ennesimo pericoloso incidente in Moto3 è stato provocato ieri dalla troppa foga di questi giovanissimi talenti che in pista superano deliberatamente il limite, senza che nessuno prenda provvedimenti, ma adesso basta.

Dall’inizio della stagioni sono già tre i giovanissimi piloti (Dupasquier, Milan e Viñales) che sulle piste del motomondiale hanno lasciato la pelle. Questi incidenti sono figli di un modo di fare eccessivamente spericolato, che porta i ragazzi, magari alle prime armi, a superare il limite. Ma non può andare sempre bene e la direzione gara deve iniziare a prendere provvedimenti perché quanto accaduto non ricapiti, perché potremmo non essere così fortunati.

La race direction ha sospeso per due gare il pilota turco Deniz Oncu, ritenuto responsabile di quanto accaduto ad Austin. Sul tema si è espresso anche Valentino Rossi: «Due gare di stop per Oncu sono una punizione giusta, anzi era il minimo che si poteva fare perché la situazione è fuori controllo, non si può non prendere provvedimenti. Oncu si sposta in rettilineo sulla sinistra, e in quel momento è consapevole di quello che può succedere, sa che ha un avversario di fianco, e la manovra è ancora più grave perché l’incidente era potenzialmente mortale, Migno, Alcoba e Acosta sono stati fortunati».

Una domanda, oltre tutte le riflessioni già fatte, è però d’obbligo: quanta responsabilità ha la direzione di gara in tutto questo? Sia per quanto riguarda l’eccessivo lassismo che è stato applicato fino a ieri, che ha quasi autorizzato questi comportamenti al limite, ma anche per quanto riguarda le scelte in gara. Chiunque conosca le corse e in particolare conosca la Moto3 sa che con cinque giri di gara, la bagarre sarà inevitabile e dunque i contatti saranno tanti. Con un gruppo di trenta piloti impossibile da sgranare il rischio è talmente elevato che bisognerebbe chiedersi prima di farli ripartire se ne valga davvero la pena.

La responsabilità della direzione gara, in questo caso è anche questa: aver rimandato in pista i piloti che si giocavano il tutto per tutto in soli cinque giri, poco più di dieci minuti di gara. Gli stessi telecronisti, ieri, hanno sottolineato questa cosa, prima che il semaforo si spegnesse. Possibile che nessuno abbia tenuto conto di questa eventualità?

Siamo tutti d’accordo col fatto che, salendo in moto, un pilota metta in conto il rischio di cadere e farsi male, ma questo tipo di comportamenti sono un’altra cosa. La morte non può essere il prezzo da pagare per lo spettacolo, a maggior ragione se si tratta di ragazzi tanto giovani quanto inesperti. Ci deve essere qualcuno che insegni loro come si sta in pista, altrimenti non si parla più di sport.

Cristina Scarasciullo

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