MotoGP

La lettera di Jorge Lorenzo a Yamaha. Quella vera

Dopo aver letto la dolcissima missiva di Jorge Lorenzo indirizzata a Yamaha, proviamo ad immaginare la versione “final cut” dello stesso messaggio. Senza freni inibitori, cosa avrebbe scritto Jorge?

Cara Yamaha, sei un’ingrata. Sei davvero una grandissima ingrata.

La prima volta che sono salito su una MotoGP è stato nel 2007, e sul serbatoio c’era il Diapason. Sono passati tanti anni, tanti gran premi. Test, eventi stampa, interviste. Tutte quelle coppe vinte assieme e tutte le volte in cui sembrava che le nostre strade non dovessero separarsi mai. In sella alle moto che mi hai affidato ho rischiato la vita tante volte, mi sono fatto male nel corpo e nell’anima. Ad un certo punto ho anche avuto paura di morirci, su quella splendida fiera che pretendeva del “lei” mentre io mi ostinavo a lanciarmi in eccessive e premature licenze.

Mi hai messo nel box con la leggenda vivente della MotoGP, un ragazzo di Tavullia terribilmente veloce e cattivo in sella. Nel nostro primo anno assieme mi sarebbe piaciuto avere qualche consiglio, e invece mi sono ritrovato un muro nel box. Era chiaro che la prima donna per te fosse la moto con il 46 sul cupolino, ed io ho ingoiato il rospo. Era giusto così, io dovevo farmi strada in quel mondo duro che è la classe regina. Ed ho subito avuto ambizioni da Re.

Ci ho messo un paio di anni per arrivare al top, e nel 2010 ce l’ho fatta. Ovviamente i denigratori hanno iniziato a dire che avevo vinto solo per l’infortunio di Valentino, che non era la stessa cosa. Bla bla e ancora bla. Ed io ho incassato, ho tenuto duro e sono andato avanti. Quando Vale ha deciso di andare in Ducati, io ero felice. Non perchè dall’altra parte del box se ne stava andando il più duro dei miei rivali, ma perchè sentivo che tu, la Yamaha, avevi scelto me. Dovevo essere l’erede, il predestinato a continuare una scia di successi. Ed io ho recitato la mia parte.

Ho vinto di nuovo nel 2012, e quando mi hai chiesto cosa pensavo del ritorno di Valentino in squadra ho accettato senza problemi. Ero campione del mondo in carica, forse avrei potuto anche storcere il naso. Invece ho accolto anche io Rossi in squadra, ho pensato a lavorare ancora meglio, a dare il massimo. Mi sono fatto male nel 2013, altrimenti forse avrei vinto di nuovo. E poi è stato il momento della stagione 2015. Sono diventato campione del mondo, ma tra di noi le cose non hanno più funzionato.

Da pilota, mi hanno insegnato che la cosa più importante è vincere. Per guadagnarsi il rispetto degli avversari, della propria squadra e l’affetto dei tifosi. Ma io ho passato un’esperienza diversa. Ho vinto, e mi sono sentito tradito. Forse ho sbagliato a dire la mia sulla storiaccia di Sepang, ma non mi era andata giù ed ho un carattere piuttosto focoso. Tutti parlavano, tutti accusavano. Volevo anche io dire la mia, sentivo che era la cosa giusta da fare.

Ma tu l’hai presa male, ti sei addirittura dissociata dalle mie parole. Che io sappia, i panni sporchi si lavano in famiglia, e non a mezzo comunicato stampa. Tra me e Valentino non c’era alcun avversario, il titolo era una questione privata in Yamaha. E tu hai palesemente scelto Valentino. Io ho pensato solo a dare del gas, ed ho vinto a Valencia. Hanno persino accusato Marquez di non avermi attaccato, dimenticandosi che avrebbe dovuto attaccare me, che non sono propriamente un “fermo” quando decido di stare a gas spalancato. Ed a Valencia il gas lo tenevo davvero a martello. Anzi, a “Martillo”.

Quando ho vinto, mi è sembrato di vedere facce scure nel box, quasi come se dispiacesse a qualcuno. Ma ero nel box Yamaha. Avevo vinto per e con una Yamaha. E mi sono sentito perso, confuso. Sentivo di aver fatto il mio lavoro, di averlo fatto alla grande. E voi nel box sembravate felici come il comitato elettorale di Hilary Clinton. 

A quel punto ho capito, ho capito davvero tutto. Nel vostro cuore non c’era spazio per il 99 e per il 46. Ed io per sentirmi bene ho bisogno di questo. Ho bisogno di sentire che la gente attorno a me crede in me, che lavora per me e con me. Ho sentito che questo non sarebbe stato più possibile, ed ho deciso di andarmene. Mi ha chiamato Gigi, che già mi faceva la corte da un pò. Tante telefonate, tante parole e soprattutto la sensazione di aver trovato una nuova casa per il 99. 

La mia moto sarà rossa, ed all’inizio sarà dura. Sono abituato ad entrare nel box e trovare una moto blue ad aspettarmi. Dovrò farci l’abitudine. Ho provato a chiedere ai ragazzi della squadra di venire con me, ma loro hanno preferito restare in Yamaha. Li capisco, so quanto si sta bene in Yamaha. 

In questa stagione ho cercato di dare il massimo, e sono certo che mi hai sempre dato una moto perfetta. Ma non sono riuscito a sfruttarla sempre, non sono riuscito a difendere questo titolo di campione. Nonostante tutto, ho sempre cercato di vincere, di essere al top per l’ultima stagione con te. E tu mi hai tradito, mi hai decisamente tradito.

Mi hai concesso il test di Valencia e ti ho chiesto di poter provare a Jerez con la Ducati, assieme alla squadra. E tu me l’hai impedito. Poi ti sei tolta anche il sassolino dalla scarpa, intimandomi a non fare dichiarazioni sulla Ducati dopo il test di Valencia. Questo è stato il tuo ringraziamento per tre titoli mondiali vinti assieme? Questo è stato il tuo ringraziamento per aver portato tanti successi ad Iwata? Ho letto che Lin Jarvis ha dichiarato che la MotoGP è uno sport, ma anche un business. Lo capisco, lo so bene. Non corro certo gratis, ma non corro solo per soldi.

Poi ho capito, ho capito che la verità è molto più sottile. Forse hai paura? Hai paura di me su quella moto rossa, hai paura di quello che potremo fare assieme. Ed hai subito iniziato a farci la guerra, a crearci problemi per rallentarci. Forse la tua non è mancanza di rispetto. Può darsi che il tuo atteggiamento sia la miglior forma di rispetto per chi sta per diventare un tuo avversario. La verità dove sta allora? Sei un’ingrata oppure hai semplicemente paura di me e della Ducati? 

Io mi sono fatto un’idea. Secondo me sei un’ingrata spaventata. E fai bene ad aver paura, perchè da martedì farò di tutto per batterti. E sai bene di cosa sono capace quando salgo in moto.

Sarò il vostro incubo peggiore, potete scommetterci.

Senza affetto, Jorge Lorenzo.

Marco Caregnato

Nel 1984, da bambino, ho avuto il mio primo contatto con una moto. Mi sono ustionato la mano! Non ho più smesso di amarle...

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