MotoGP
Lewis Hamilton e la voglia di MotoGP
Drivers che vogliono diventare Riders. Campioni di Formula 1 che vogliono impennare e piloti della 500 che vogliono provare l’aderenza di una vettura a quattro ruote con l’aerodinamica di un jet
Un pilota è un ragazzo che ha talento, istinto per la velocità e senso delle traiettorie. C’è chi sviluppa queste doti nella guida di mezzi a due ruote e chi si dedica alle auto partendo spesso dai go-kart. Nonostante stiamo parlando di due mondi molto diversi come sono quelli a due e quattro ruote, è innegabile che ci sia una forte affinità. Un pilota appassionato ama il rombo della propria vettura ma non disdegna affatto il boato di una moto da gara. Sensazioni diverse, tecnica di guida diverse ed attitudini diverse. Ma l’adrenalina è sempre la stessa e non ha né due né quattro ruote.
Ecco spiegato il motivo per cui nella storia delle corse ci sono stati vari passaggi da un mondo all’altro del racing, interpretati quasi fossero un passaggio tra le coste di due continenti lontani. In realtà non vi è niente di più naturale di un pilota professionista che vuole gustarsi un po’ delle emozioni che provano “quelli di là”. Ci sono sempre stati episodi più o meno celebri di questi momentanei passaggi e l’ultimo deve ancora avvenire nonostante sia al centro di un’attenzione mediatica pienamente giustificata visti i due protagonisti.
Tanta attenzione si deve tutta ai nomi al centro della vicenda. Stiamo infatti parlando di Lewis Hamilton e Valentino Rossi, che al momento sono entrambi in testa ai rispettivi campionati confermandosi come il miglior pilota di auto e il miglior rider di moto attualmente sulla piazza. Lewis sta mettendo il terzo Campionato del Mondo di F1 nel palmares, affiancando un certo Ayrton Senna ed entrando definitivamente nella storia della F1. Valentino Rossi nella storia del motociclismo ci è già da parecchio tempo e sta tentando di aggiungere un capitolo a quel libro bellissimo che è la sua incredibile avventura nel mondo delle moto.
L’inglese che di solito guida la Mercedes F1 ha spesso mostrato un discreto interesse per il motomondiale, con varie presenze nei Paddock dei GP accompagnato per mano da un Carmelo Ezpeleta felice come un bambino. Ma in settimana ha fatto capire di voler lasciare la manina di Carmelo per salire in sella ad uno di quei missili a due ruote. Hamilton ha dichiarato che gli piacerebbe moltissimo guidare una MotoGP. Se una dichiarazione del genere fosse giunta dalla sala stampa del Parlamento Europeo per voce di Tsipras, plausibilmente non avrebbe ricevuto la stessa attenzione. Ma stiamo parlando di Lewis Hamilton, il figlio del vento della F1. Poca fuffa e il piede più pesante degli ultimi anni.
La dichiarazione dell’inglese è stata girata a Valentino Rossi, uno che a sua volta si confonde quando entra nel garage di casa e invece di uscirne sempre con la sua amata M1 spesso prende le chiavi di ben altri mezzi. The Doctor ha sempre raccontato che da piccolo avrebbe sognato la F1, ma con un papà che si chiama Graziano Rossi e da giovane gira per il Paddock della 500 tenendo una gallina al guinzaglio, la vocazione motociclistica è irresistibile. Per fortuna.
Valentino ha avuto esperienze su ogni genere di mezzo a quattro ruote, saltando dalle WRC da Rally ai camion che fanno le gare Truck, passando per DTM, Nascar ed ovviamente Formula 1. In particolare, nel 2004 il Motomondiale ha rischiato di perdere il proprio simbolo quando la Ferrari ha iniziato a fare una corte spietata a Rossi. Montezemolo stava tentando la più coraggiosa operazione di marketing della storia delle corse, mettendo in squadra per il 2006 Valentino Rossi e Michael Schumacher. Come dire, il meglio del meglio.
Solo un potentissimo fioretto di Carmelo Ezpeleta ha impedito a Valentino di passare stabilmente nell’altro paddock. Nonostante il pesarese avesse mostrato di avere tutte le carte in regola per tentare la strada della F1, non se ne fece nulla e da allora Ezpeleta ha smesso di fumare e va a messa due volte al giorno. Quando il circus MotoGP sbarca in Asia sono sempre problemi per il Boss della Dorna.
Interpellato sull’idea di Hamilton, Valentino ha detto che sarebbe felice di far provare la propria M1 a Lewis e da quel momento le formichine dei team Mercedes F1 e Yamaha MotoGP stanno organizzando la cosa. C’è giusto da risolvere qualche lieve incompatibilità di sponsor ma ci pensa zio Carmelo, sempre lui. Se guardiamo nel passato più o meno recente, c’è una sfilza di episodi di questo tipo da raccontare. Ripercorrendo la storia del racing ecco due dei precedenti più significativi di incursioni nell’altro Mondo.
Michael Schumacher – Il Kaiser è uno che ha sempre amato la velocità, i motori ed in generale tutto ciò che provoca possenti scariche di adrenalina. Un destino davvero beffardo gli ha tirato il peggior tiro mancino della storia mentre era sugli sci. Ma Schumacher dopo aver appeso il casco da F1 al chiodo nel 2006 ha preso l’altro modello, quello da moto. Se hai vinto 7 titoli Mondiali di F1 è abbastanza facile ricevere un si se chiedi di provare qualsiasi mezzo e Michael ha sempre fatto la faccia tosta quando era necessario. Solo alla NASA gli hanno detto no, ma solo per il passaporto. Fosse stato americano, avrebbe provato anche lo Shuttle.
Schumacher decide di partire subito da un mezzo facile per la propria esperienza a due ruote ed eccolo in sella alla amichevolissima Ducati Desmosedici al Mugello, esperienza poi ripetuta a Valencia nel novembre del 2007. Il tedesco dimostra di avere un ottimo feeling con il missile rosso a due ruote e riceve complimenti da Mamola e Guareschi che lo accompagnano in pista. Gira a meno di dieci secondi da Stoner e mostra ancora una volta classe immensa. In seguito Michael ci prova in maniera più seria, mettendosi in testa di partecipare all’IDM, il campionato tedesco SBK prima della sua seconda vita in F1. Fa anche un bruttissimo volo con una CBR 1000 rischiando di compromettere tutto. In quella circostanza gli và bene ma un masso nascosto dalla neve si è rivelato più pericoloso di un volo a 200 all’ora in moto.
Mike Hailwood – Se hai come soprannome Mike The Bike, è difficile pensare a te come pilota di auto. Ma la leggenda inglese aveva la testa piuttosto dura e dopo aver scritto pagine e pagine della storia del motociclismo nel motomondiale, prende la strada che lo conduce alla Lotus e tenta la fortuna in F1. Nel primo periodo Mike salta con disinvoltura dalla sella della propria 500 al sedile della Lotus sia in F1 che in F2, esattamente come fanno tanti altri driver professionisti dell’epoca. Ma la differenza sta nel fatto che i piloti si limitavano a saltare da una F1 ad una F2, passando anche per qualche prototipo Endurance.
Mike invece passa dalle moto alle auto con una semplicità disarmante, riuscendo anche ad essere velocissimo su entrambi i mezzi. L’inglese mette assieme ben 49 Gran Premi in F1, prima che un brutto incidente al Nürburgring mettesse fine alla sua esperienza automobilistica nel 1974. Per uno strano gioco del destino, la squadra con cui Mike corse in maniera più stabile era la Surtess Racing, vale a dire il Team messo in piedi da John Surtess. Stiamo parlando dell’unico pilota nella storia ad aver vinto il massimo titolo sia nel Motomondiale che in F1, una vera leggenda.
Nonostante qualche buon risultato e due splendidi podi alla 24 Ore di Le Mans, la carriera automobilistica di Hailwood verrà ricordata non per un risultato sportivo ma per un episodio di infinito coraggio. In un brutto incidente con Regazzoni nel 1973 a Kyalami, la Surtess dell’inglese e la BRM dell’italo svizzero si agganciano e vanno nella via di fuga incendiandosi. Mike riesce ad uscire dalla vettura ma quando si volta vede che Clay è immobile. E’ svenuto ed è bloccato dalle cinture nella sua vettura, mentre le fiamme iniziano ad avvolgerlo. Mike salta sull’abitacolo e libera Clay dalle cinture, salvandogli di fatto la vita. Gli viene conferita la medaglia di Re Giorgio per questo episodio di coraggio che alimenta ulteriormente la leggenda di un vero mito del mondo delle corse. Dopo qualche anno, Mike fa esattamente quello che ha fatto Schumacher con la F1, risalendo in sella al primo amore. A quasi quarant’anni, senza test e in condizioni fisiche tutt’altro che ottimali, conquista due vittorie ai Tourist Trophy del 1978 e 1979 portando a 14 le sue affermazioni sull’Isola di Man. Chapeau.
C’è anche un altro episodio di questo tipo che purtroppo non si è mai verificato ma ha tenuto banco per qualche mese circa quattro anni fa. Valentino Rossi e Fernando Alonso sono i piloti di Ducati e Ferrari e condividono lo sponsor Philip Morris. Durante il Wrooom, la manifestazione di presentazione delle squadre di inizio anno, qualche giornalista provoca i due chiedendo chi sia il migliore. Valentino che ama le sfide, propone un confronto su tre mezzi accettando di competere con Fernando con la F1, un’auto da Rally ed una MotoGP. Fernando glissa ma siamo certi che l’idea di fare cinque o sei giri sulla Desmosedici deve averlo stuzzicato per qualche minuto. Giusto due o tre però.