History
Lucchinelli, Tardozzi e l’inizio del WSBK a Donington
Il 3 aprile 1988 si corse a Donington la prima gara del neonato campionato World Superbike. Al via c’erano tanti piloti in quella che sarebbe diventata la grande rivale e alternativa al quattro tempi del Mondiale GP. Due italiani scrissero la storia
Sforando alla grande tutti i numeri preventivati furono ben 45 i piloti che si iscrissero alle prime prove di qualificazione della gara di Donington nel 1988 e il via fu consentito solo a 40 di loro. Il massimo concesso dal regolamento. La gara si corse in concomitanza con l’Euratlantic Challenge, una categoria che vedeva contrapposte squadre formate da piloti USA, europei e britannici. Il numero totale di piloti presenti a Donington era infatti superiore ai 60, un dato che oggi fa davvero sorridere se pensiamo ad alcune sparute griglie di partenza.
All’epoca il tracciato di Donington era molto diverso da quello che oggi conosciamo bene, arrivando a misurare solo appena 3248 metri. Mancava del tutto la parte di tracciato che oggi è contraddistinta dalla “esse” Fogarty, che porta dritta al tornante Goddard per poi andare fino al traguardo. Quella che ancora non si chiamava Goddard era un doppio cambio di direzione la cui conformazione spesso poteva decidere le gare. In quel weekend di aprile si corsero due manche di ben 30 giri ciascuna ma il regolamento FIM non era ancora completamente chiaro e gli organizzatori britannici non sapevano bene come stilare la classifica finale. La decisione fu di sommare i tempi delle due singole frazioni per redigere una classifica totale del GP. Questo è l’unico episodio della storia della SBK in cui venne presa una decisione del genere, tranne che per la gara corsa a Le Mans nello stesso 1988. Ma in quella circostanza la SBK fece una manche unica. Dopo quella Donington 1988, tutte le gare SBK sono state caratterizzate dalla doppia manche e quindi dal fatto di poter avere due potenziali vincitori per ogni tappa.
La pole position fu conquistata in qualifica da un pilota che sarebbe diventato poi celebre in SBK qualche anno dopo: Doug Polen. Ma la sua Suzuki Yoshimura GSX-R 750 correva con le specifiche AMA e aveva un motore leggermente troppo preparato per i regolamenti WSBK. Anche il compagno di team aveva lo stesso problema e la squalifica di entrambi proiettò in pole Roger Burnett, primo pilota a conquistare una pole position nella WSBK.
Al via della prima gara il duello e la lotta per la prima posizione fu tutto tra due rider italiani, cioè Marco Lucchinelli sulla sua Ducati e Davide Tardozzi, che portava in gara una splendida Bimota. La moto del futuro manager Ducati disponeva di un potente quattro cilindri Yamaha, modificato per ospitare l’iniezione elettronica. Ma a quei tempi la conoscenza di questa applicazione in ambito motociclistico era a livello pioneristico e Davide ebbe problemi per tutta la stagione, compresa quella prima tappa del mondiale. Mentre era in testa alla gara, gli capitò più volte che la moto si spegnesse all’improvviso, proprio per problemi all’alimentazione. Per fortuna Tardozzi si accorse che bastava utilizzare il contatto della chiave per spegnere e riaccendere la moto per ripristinare il sistema, che si autoresettava. All’epoca le moto in gara avevano anche le chiavi sul cruscotto. Fantascienza.
Nonostante questi problemi, Tardozzi riuscì con la sua Bimota ad avere la meglio su Lucchinelli, diventando in quella gara il primo pilota ad aver vinto una manche SBK. Un italiano su una moto italiana. La SBK iniziò da subito a parlare tricolore. Alle sue spalle si piazzarono Marco Lucchinelli in sella alla Ducati 851 e Joey Dunlop, con la sua fiammante Honda RC30. Il Re del Mountain era in grado di dire la sua anche tra i cordoli di un tracciato.
La griglia di partenza di gara 2 fu determinata dalla classifica di arrivo in gara 1 e Tardozzi partì in pole position. In partenza fu però tamponato e la sua Bimota perse il sellino, costringendolo ad una gara difficile già dai primi metri. Lucchinelli scattò invece bene e prese presto il comando della gara andando in fuga, ma nonostante la Bimota di Tardozzi continuasse a spegnersi ogni tanto e il pilota fosse costretto a fare il fachiro sulla moto senza sellino, riuscì ugualmente a raggiungere il rivale sulla Ducati. L’impresa si concretizzò con un bel sorpasso ai danni del pilota ufficiale Ducati, ma un improvviso scroscio di pioggia, tipico del meteo britannico del periodo, tradì Tardozzi che cadde all’ultimo giro ed a poche centinaia di metri da una storica doppietta. La manche fu dunque vinta da Marco Lucchinelli davanti al futuro campione Fred Merkel, portato in gara da Oscar Rumi in quella prima tappa del mondiale in sella alla mitica RC30 nera e viola.
I colpi di scena non finirono con la bandiera a scacchi, perché subito nacquero i primi problemi su come assegnare il punteggio per la gara. Nonostante il ricorso della Bimota, si decise di assegnare punti utilizzando la somma dei tempi delle due frazioni, il che escludeva di netto Davide Tardozzi dai primi posti in classifica, non avendo concluso gara 2. Il primo gran premio della storia della SBK fu dunque vinto da Marco Lucchinelli, che aveva raccolto un primo ed un secondo posto di manche e che risultava il pilota primo nella classifica dei tempi davanti a Fred Merkel e Joey Dunlop. Il ricordo della Bimota non ottenne effetti, se non quello di far decidere definitivamente per l’assegnazione di punteggi ad ogni singola frazione. Se si fosse adottato questo criterio anche in quella Donington del 1988, il primo campione della storia SBK sarebbe stato Davide Tardozzi in sella alla sua Bimota. Ma questa è un’altra storia.