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Matteo Baiocco, missione nel CIV

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L’amore per le bicilindriche italiane, le gare e una grande voglia di vincere: intervista al rider marchigiano Matteo Baiocco

Matteo Baiocco corre da tanti anni ormai e nonostante dei grandi risultati in pista ha sempre lottato per conquistarsi una sella per l’anno successivo. L’anno scorso è stato una delle più belle sorprese del campionato, portando la Ducati Panigale di Althea sempre a ridosso e spesso davanti alle moto ufficiali presenti in griglia. Nonostante un nono posto conquistato nella classifica generale, frutto di una stagione regolare, competitiva e senza sbavature, Matteo Baiocco quest’anno non ha trovato una sella per correre nel Mondiale. Ha accettato la sfida del Team Motocorsa, che l’ha ingaggiato per lottare nel CIV assieme alla Pirelli e vincere il campionato nazionale.

Una carriera lunga, con anni passati tra Supersport, Superstock e Superbike. Tante soddisfazioni ma anche alcune delusioni. Puoi fare un bilancio della tua ormai lunga carriera all’inizio di una stagione che ti vede protagonista di una nuova sfida in pista?

Credo che essere riusciti a fare per lavoro il proprio sport e la propria passione sia già una cosa molto positiva e mi ritengo fortunato per questo. Ho un buon curriculum e ciò che mi rende sereno è che negli ultimi anni mi sono sempre migliorato molto sia nella guida che nel gestire le cose che mi circondano in pista. Credo e spero anche di migliorare anche il mio bilancio in futuro.

Hai avuto la fortuna di passare dai 4 cilindri in linea alle bicilindriche di Borgo Panigale, vivendo l’evoluzione dei mezzi attraverso gli anni anche nel ruolo di tester ufficiale. Puoi dirci da pilota quali sono i primi pensieri che ti vengono in mente se pensi ad una potentissima SBK 4 in linea, rispetto alle V2 bolognesi?

Devo dire di aver guidato effettivamente le 4 cilindri ma in un momento in cui le moto che guidavo non erano molto competitive. Non ho un gran bel ricordo di quel periodo. Posso solo dirti solo che la prima volta che sono salito su una Ducati 1098 dopo 2 giri mi sono dovuto fermare. Ero davvero emozionato! Il “pompare” del bicilindrico di una vera Sbk Ducati era qualcosa di eccezionale. Ed infatti da quella volta non ho smesso di guidare Ducati. Non ci sono paragoni al mondo, ha un fascino unico…

Hai ricoperto il ruolo di “cavia” per la Ducati nel 2013 con la neonata Panigale, facendo il tester ed il pilota a tempo pieno. La moto all’inizio era definita difficile da tutti i piloti. Poi con il duro lavoro è migliorata fino al punto di essere pronta all’assalto al titolo mondiale in questa stagione. Ti senti parte di questo risultato? In che modo pensi di aver “condizionato” lo sviluppo e la crescita di questa moto?

Questa è una cosa che mi riempie d’orgoglio. All’inizio la Panigale era stata additata di essere una moto difficile e nettamente peggiore della 1198. Dal mio arrivo le cose sono iniziate a cambiare. Sia chiaro, io ho solo guidato la moto e raccontato le mie sensazioni in sella. Sono stati gli ingegneri ad aver poi fatto un capolavoro. Prima di me la moto aveva visto come Tester altri piloti che secondo me erano davvero veloci ma non adatti a quello specifico ruolo. Quel lavoro mi viene bene ed anche nelle gare credo sia un mio punto di forza. Lo sviluppo della moto è continuato alla grande ed ora la Panigale è davvero unica.

Nel corso della tua lunga carriera hai corso anche nel BSB ed hai partecipato ad una wild card nel IDM, il campionato tedesco SBK. Hai un’enorme conoscenza anche del CIV e della WSBK. Puoi dirci secondo te quali sono le differenze più importanti tra i vari campionati nazionali e quale ritieni sia più formativo per un giovane pilota?

Il campionato italiano è davvero un bel campionato ma basterebbe poco per farlo salire tanto dal punto di vista della comunicazione. Inoltre ci sono troppe poche gare: con una o due in più sarebbe un campionato di interesse per molti piloti anche di altre nazioni. In Inghilterra la passione della gente facilita il compito agli organizzatori che però sono davvero bravi a portare i motori anche dove di solito non arrivano. In Italia abbiamo molti impianto e sarebbe bello portarci le gare più titolate e non solo i trofei. Con più gare sarebbe meglio per i giovani e per i più esperti. In Italia c’è una bella varietà di categorie e non credo serva andare per forza in Spagna. E’ una moda… se lo fanno i più conosciuti poi è normale che la gente sia attirata e li segua come pecore.

Si parla sempre di soldi, di scelte politiche dettate anche dall’organizzatore. Alla fine sembra sempre che il manico di un pilota, non sia la cosa più importante che venga valutata. Ti è mai capitato di pensare di smettere con le gare per una di queste ragioni?

Purtroppo ogni anno che passa salgo di livello e sempre di più mi scontro con queste cose. Ma fa parte del gioco, bisogna sapersi muovere in questo mondo. Cambiarlo è troppo difficile per me, ma smettere non ci ho pensato mai neanche per un secondo. Credo di poter dare molto ancora, l’ho dimostrato quest’anno e ci riproverò ancora. Smetterò solo quando sarò poco competitivo.

In Italia si corre su circuiti bellissimi durante il CIV, ma le tappe sono poche perché concentrate solo sui tracciati più importanti. Tu hai vissuto invece nel BSB l’esperienza di correre anche su circuiti più piccoli, in cui magari si girava al di sotto del minuto. Pensi che si possa fare qualcosa per migliorare e magari portare il CIV anche su impianti con nomi meno “blasonati”?

Si esatto, secondo me bisognerebbe portare le gare del CIV in altre piste. Abbiamo la Sicilia che potrebbe essere un posto bellissimo dove correre o altri impianti al Nord Italia su cui sarebbe bellissimo correre con le dovute accortezze. 8/9 gare doppie sarebbero 16/18 manches ed avremmo un campionato della madonna! So che ci stanno lavorando molto in Federmoto. Sono fiducioso!

Quest’anno hai la possibilità di competere per la vittoria nel CIV, mentre nella WSBK senza una moto completamente ufficiale questa era forse un’utopia. Pensi che l’attuale regolamento tecnico sia migliore da questo punto di vista per i team privati, oppure ritieni che in definitiva non si faccia abbastanza per mettere i piloti in condizione di gareggiare ad armi pari in pista?

Da qualche anno a questa parte il CIV ha fatto scelte regolamentari davvero intelligenti ed azzeccate secondo me. Nel mondiale l’ho toccato con mano, se non sei in un team ufficiale le tue ambizioni ad un certo punto cambiano per forza. Non ci sono realtà private in grado di lottare per vincere. Tempo fa era diverso… credo che con un team privato puoi lottare dal 6 al 10mo posto se fai un gran lavoro.

Alcuni tuoi colleghi che non hanno trovato una sistemazione nella WSBK, si apprestano al salto in altre categorie. Canepa correrà l’Endurance, Polita farà il TT. Tu hai mai preso in considerazione alternative alla SBK in ambito nazionale o internazionale?

Io sarei voluto rimanere nel mondiale e sinceramente credevo di averlo meritato. Ma sono state fatte scelte diverse. Farò il CIV ma la mia testa la mia preparazione le mie ambizioni sono sempre quelle per tornare a realizzare il mio sogno nel mondiale.

Qual’è  stato il primo contatto con la nuova realtà, il Team Motocorsa? 

Circa un mese fa mi ha contattato Lorenzo Mauri titolare di Motocorsa. Ha insistito affinchè io andassi a vedere la sua attività e il suo progetto. Ho accettato subito l’offerta, abbiamo gli stessi obbiettivi e la stessa “fame”. Avrò con me uno staff di fiducia e di ottimo livello, partendo dai meccanici e dall’ingegnere Ducati corse, passando per Ohlins con Andreani Group ed il supporto di Pirelli. Credo di potermela giocare, sarà un’altra bella sfida! L’ennesima… e darò tutto me stesso.

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