MotoGP

MotoGP, Andrea Iannone e quelle scuse che tutti gli dovrebbero

Le lacrime di Iannone ad Austin hanno sciolto la cortina di apparente inattaccabilità per un ragazzo che ha sofferto molto e senza un reale motivo

Di certo i selfie ad uso e consumo di Instagram, Facebook et simili non hanno molto in comune con gli autoritratti di Van Gogh, Gauguin o Picasso. Eppure all’epoca anche questi grande maestri avrebbero potuto subire critiche, ed in alcuni casi le hanno subite, riguardo la propria opera. Quando Andrea Iannone ha formato una coppia con Belen Rodriguez, non è ricorso a tela e pennelli, bensì ad un ben più moderno ed attuale smartphone. Ed ha iniziato a scattare. Selfie o meno che fossero, ha iniziato ad invadere con una certa insistenza uno spazio virtuale che di solito non è troppo battuto dai piloti della MotoGP, in teoria dei duri e puri, dediti al Racing e basta, senza distrazioni di sorta.

Ma chi ha stabilito cosa sia adatto e cosa meno ad un pilota di moto? Perchè dovrebbe andare bene fare snowboard su una pista nera di Cortina mentre non è il caso di partecipare ad un party in un locale particolarmente cool a Milano? Chi stabilisce che sia sbagliato per un pilota mettersi assieme ad una donna bellissima e pure invidiata dal mondo intero? Chiedetelo a James Hunt o Barry Sheene, che di femmine imperiali, rubando la battuta al grande Mario Donnini, ne hanno sempre sfoggiate in quantità imbarazzante. Imbarazzante per gli altri, ovviamente. La grande differenza rispetto al nostro Iannone è che all’epoca non c’era la massiva diffusione che offre oggi internet e soprattutto non era possibile per chiunque attaccare, dileggiare ed anche diventare offensivi nei confronti del pilota in questione.

La grande differenza è che all’epoca questi piloti erano liberi sul serio e non solo a chiacchiere. Nel 2018 nessuno è libero, ognuno è totalmente schiavo del web, dei principi cardine di comunicazione e immagine. Ogni post, foto, pensiero viene analizzato, sezionato, masticato, giudicato e poi risputato senza il minimo rispetto per chi quel singolo frammento di vita l’ha condiviso. Nessuno avrebbe il diritto di criticare, giudicare e sparare sentenze sulla base di una foto pubblicata, eppure tutti in questi quasi due anni si sono divertiti a fare a pezzi Iannone. L’hanno fatto i media italiani, perché faceva notizia. L’hanno fatto perché Andrea è sempre stato un tipetto dal carattere non facilissimo, e qualcuno si è anche divertito a togliersi delle pietre dalle scarpe, attribuendo al pilota questa o quella affermazione, senza alcun rispetto per la realtà dei fatti.

La realtà è esplosa ad Austin, in tutta la sua potenza. Andrea Iannone ha corso una gara pazzesca, dimostrandosi competitivo dal primo metro del venerdì all’ultimo cm di pista della domenica, conquistando un podio semplicemente meraviglioso e dimostrando che tutta la sua classe e velocità sono assolutamente intatti. Dopo la gara, The Maniac si è prestato alle interviste di rito e in quel momento si sono condensate tutte le emozioni, le sensazioni e probabilmente anche le cattiverie subite da chiunque. Il pianto liberatorio di Andrea ha colpito al cuore chiunque, ma ha avuto un effetto devastante soprattutto su chi si è reso conto di aver giudicato male, prendendosi il lusso di supporre senza sapere. Le supposizioni però spesso finiscono per allontanarsi dalla realtà, finiscono con il ferire senza consapevolezza. Ed ecco che quelle lacrime in Qatar di Iannone rappresentano proprio questo: tutte le ferite subite in due anni di critiche selvagge ricevute da chiunque e pronte a bruciare ogni volta come fossero state appena inferte.

Non sappiamo come proseguirà la stagione di Andrea Iannone in MotoGP, non sappiamo ovviamente quale sia il suo potere contrattuale con Suzuki e su che moto correrà nel futuro prossimo. Ma sappiamo che qualche volta abbiamo forse esagerato, mettendo il naso in faccende private che con quanto accade in pista dovrebbero avere poco a che fare. Per tutto questo chiediamo scusa ad Andrea, sperando che anche tutti gli altri che si interessano di MotoGP e di quanto accade in pista, non siano pronti a sparare critiche per ogni selfie. Non ci sarà mai un museo a Vasto con i selfie di Iannone, ma se lo lasciamo tutti un po’ in pace, magari potrebbe esserci un domani un museo con tutte le coppe che ha vinto e che vincerà. Già oggi non sono affatto poche, e per noi appassionati sono molto più belle di qualsiasi Picasso.

Bruno Neri

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