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Volete correre in MotoGP? Vi basta 1 milione di euro

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Il fenomeno dei piloti con la valigia, è sempre più diffuso nel Motorsport. Ma in questa valigia, in realtà, quanti soldi ci sono? Qualche idea l’abbiamo

Quando si definisce un rider con quello che è quasi considerato un epiteto, ovvero “pilota con la valigia”, si commette spesso un errore. Questo perchè anche all’interno della categoria dei piloti dotati di valigia, si deve fare un’attenta analisi e diversificare le situazioni. Non è affatto corretto pensare che il pilota con la valigia sia il classico ragazzetto, magari di ricca famiglia, dotato di abbondanti risorse personali e che corre per hobby. Un errore che si commette fin troppo spesso, e che maschera quella che è la realtà dei fatti. Facendo un esempio pratico, mettiamo in gioco un nome pesantissimo del mondiale. Anzi, il più pesante del mondiale. Stiamo parlando ovviamente di Valentino Rossi.

Mettere il nome di Valentino Rossi all’interno di un pezzo in cui si parla di piloti con la valigia, potrebbe essere preso come un anatema. Eppure vi garantiamo che le logiche e le dinamiche sono simili, seppur condizionate da fattori diversi. Quando Valentino Rossi lasciò la Yamaha per approdare in Ducati, il Team Factory di Iwata restò senza main sponsor. Sulla M1 c’erano Jorge Lorenzo, fresco del primo titolo di campione, e Ben Spies, promessa americana del mondiale. Eppure sulla Yamaha M1 nel 2011 non c’era traccia di sponsor, o almeno di un Main Sponsor, di quell’azienda capace di staccare assegni a sei zeri per essere partner ufficiale di un Team di alto livello in MotoGP. La stessa cosa si è ripetuta nel 2012, salvo poi tornare alla normalità nel 2013.

MOTOGP

@YAMAHA

Si, proprio l’anno del ritorno di Valentino Rossi in Yamaha. Con il ritorno di Rossi sulla M1, il primo sponsor munifico a farsi vivo fu la Monster Energy, tuttora presente in modo massiccio sulle moto di Iwata. Poi nel 2014 l’arrivo di Movistar, il ritorno della Fiat che poi è passata ad utilizzare Abarth, ed una conseguente esplosione di sponsor e colori su tute e carene delle moto. Di certo Valentino Rossi non ha sborsato un centesimo per correre, ma è stato anzi pagato profumatamente da Yamaha. Ma è chiaro che la presenza di un top rider e soprattutto del personaggio Rossi, ha favorito il ritorno dei grandi sponsor sulla Yamaha. Quindi un pilota che porta sponsor munifici è un pilota con la valigia?

Ma parliamo di altri piloti, di realtà completamente diverse. Anche Mika Kallio ha la sua personale valigia. Non è piena di soldi, ma c’è un bene molto più prezioso: il suo passaporto. Kallio è finlandese, e nel 2019 la MotoGP tornerà ad avere un round in calendario in Finlandia, sul neonato impianto  del KimyRing che sta prendendo forma in questi mesi. La bella prestazione in Austria ha rilanciato le quotazioni del pilota KTM, che scalpita per tornare titolare a tempo pieno in MotoGP. Carmelo Ezpeleta vuole assolutamente un pilota finlandese in griglia in vista del 2019 e la sella libera del Marc VDS potrebbe essere una buona opportunità per il pilota. Lo definireste pilota pagante? Magari si, ma in modo diverso da quello che ci si immagina.

loris baz

@AVINTIA RACING

Quindi torniamo al titolo del pezzo, ovvero il prezzo per correre in MotoGP. Sembra che questa cifra sia stata fissata dalla squadra Ducati Avintia, che sta agitando il mercato piloti per il 2018. Dopo aver messo in lizza tra loro Loris Baz e Hector Barbera per una sola sella disponibile, ci si è scatenati sul nome del compagno designato per uno di questi due piloti. Il francese era una pedina fondamentale per Dorna quando era l’unico francese presente in MotoGP, ma da quando è arrivato Zarco le cose sono cambiate, almeno dal punto di vista della Dorna. Uno dei papabili per entrare in Avintia è Tito Rabat, che se da un lato non può mettere sul tavolo risultati di rilievo nei suoi anni in sella alla Honda del Marc VDS, dall’altra vanta un portafoglio di sponsor personali che porterebbero nelle tasche del Team circa un milione di euro.

La stessa cifra che sarebbe stata richiesta a Xavier Simeon, un pilota belga che corre da 8 stagioni in Moto2 ed ha conquistato in totale quattro podi ed una sola vittoria. Anche nel suo caso, come per Kallio, il passaporto ha una valenza doppia agli occhi di Dorna, che gradisce oltremodo una rappresentativa quanto più internazionale possibile in pista. La ragione è ovviamente comprensibile e non dipende solo dalla presenza o meno in calendario di una tappa in Belgio, piuttosto che in Azerbajian. Il vero core business di Dorna è da sempre la vendita dei diritti TV alle emittenti che nei singoli paesi vogliono trasmettere la MotoGP. Ed immaginiamo che quando Ezpeleta si siede al tavolo della trattativa con una TV del Belgio, gli faccia gioco avere in griglia MotoGP un connazionale dei suoi potenziali clienti.

Da qui è facile comprendere perchè si parla di Dorna che finanzia i team con piloti di nazionalità “alternative”. Sono piloti con la valigia? Magari si, ma anche Ayrton Senna era ricco di famiglia e quando è venuto in Europa, in Inghilterra, ed ha dominato prima nei Kart e poi in Formula Ford, l’ha fatto anche grazie ai soldi di famiglia. Definire oggi Magic Senna un pilota pagante, ci sembra quanto meno offensivo. Eppure anche il tre volte campione del mondo paulista ha pagato per correre durante la sua carriera. Certo, poi si è ripreso tutto con gli interessi. Ma questa è un’altra storia.

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