MotoGP

MotoGP, Coulon: «Il modo di lavorare di Zarco mi ricorda Dovizioso»

L’ingegnere e cofondatore del team Tech 3 mette a confronto le due rivelazioni della stagione 2017: «Hanno un atteggiamento mentale molto simile»

Guy Coulon è una di quelle persone nel paddock che di piloti se ne intende, eccome. Da quando, alla fine del 1989, ha fondato insieme ad Hervé Poncharal il team Tech 3, ne ha visti passare di talenti sotto la sua gestione. A partire dal 2001 la scuderia francese, storico team clienti di Yamaha, è sbarcata anche in top class e, nonostante tra 500 e MotoGP non sia ancora arrivata la vittoria di un Gran Premio, le soddisfazioni raggiunte non sono state poche. Una delle stagioni più ricche di gioie è stata certamente l’ultima, nella quale, con la tuta neroverde, si è messo in mostra il due volte iridato di Moto2 Johann Zarco, autore di un’annata straordinaria che l’ha portato ha chiudere il mondiale al 6° posto in classifica vincendo a mani basse il premio di miglior esordiente dell’anno e con la ciliegina sulla torta di 2 pole position, 3 podi e addirittura 17 piazzamenti a punti in 18 gare. Risultati, questi, assolutamente inaspettati alla vigilia e che hanno reso Zarco la rivelazione del 2017, insieme ad un’altra vecchia conoscenza del Tech 3, Andrea Dovizioso, che con la Ducati ha conteso il titolo a Marc Marquez fino a Valencia.

Proprio tra Zarco e il Dovi, Coulon ha notato diverse somiglianze nell’atteggiamento mentale con cui affrontano il weekend di gara: «Johann è molto chiaro quando spiega il feeling che sente sulla moto ed inoltre segue sempre molto attentamente i piani di lavoro che prepariamo prima delle varie sessioni. Può capitare che gli chiediamo di fare 5 giri, o magari 7, a seconda del tipo di pista e delle informazioni che ci servono e lui li fa. Anche se la moto non è perfetta da subito lui continua a girare, per vedere se è un problema di adattamento. Questo mi ricorda molto il modo di lavorare che aveva Dovizioso con noi nella stagione in cui è stato qui al Tech 3, nel 2012. Ci sono altri piloti a cui tu chiedi di fare magari 4 giri e loro dopo 2 tornano ai box dicendo che non gli piace il set-up della moto. Ma magari dopo 4 giri quel set-up ti permetterebbe di risparmiare meglio le gomme. Così facendo però non potrai mai saperlo».

Coulon poi ha spiegato un altro aspetto mentale interessante di Zarco, riferito al sua consapevolezza di non esser necessariamente il pilota più veloce o con più talento del gruppo: «Lui ha fatto molta esperienza in Moto2 ed il senso del suo discorso è questo: lui si rende conto che talvolta altri piloti sono più veloci di lui, ma a quel punto la sua strategia diventa quella di controllarli dall’inizio della gara. Se loro lo superano, lui prova immediatamente a ripassarli e restare con loro per poi provare a spingere sul finale e batterli. E’ consapevole del fatto che se non riesci a controllare i piloti più veloci all’inizio della gara poi è impossibile avere la meglio alla fine». Una tattica intelligente, come spesso molto accorte sono state le condotte di gara del Dovi quest’anno, e questo è un altro punto in comune tra i due: la capacità di ragionare durante la gara e di sfruttare al meglio le proprie caratteristiche. Dovizioso con questo metodo di lavoro ha sfiorato il titolo iridato e chissà che lo stesso non possa capitare tra qualche anno anche al francese, che sembra prontissimo e restare lassù con i piloti di vertice anche per la stagione 2018.

Matteo Senatore

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