MotoGP
MotoGP, Doohan parla di Rossi, Marquez e Dovizioso: «Ogni epoca del racing è grandiosa»
Il fenomeno australiano commenta l’attuale epoca della MotoGP ed esalta i due italiani: «Dovizioso è un vero campione, Rossi un esempio di dedizione e amore per questo sport»
Mick Doohan è senza dubbio uno dei simboli più forti del motociclismo “vecchia maniera”, l’ultimo baluardo di un’epoca in cui il sibilo del due tempi era il sound che si poteva ascoltare alle gare del motomondiale. L’australiano ha vinto cinque titoli consecutivi con la Honda NSR 500, e si è dovuto ritirare nel 1999 da campione in carica per le conseguenze di un infortunio tremendo. In realtà la carriera di Doohan poteva interrompersi molto prima, ma il vero miracolo messo in atto dal Dottor Costa gli ha salvato la gambe e forse addirittura la vita, restituendolo alle gare quando nessuno ci avrebbe creduto e permettendogli di scrivere pagine incredibili della storia del motociclismo.
Il sito inglese Crash.net ha pubblicato una intervista a questa leggenda del Paddock che era a Phillip Island per assistere, come ogni anno, al suo GP di casa. Una lunga chiacchierata che è andata spaziando dal confronto tra le diverse epoche del motociclismo ad un’analisi piuttosto dettagliata di pregi e difetti degli attuali eroi del mondiale, passando dalle imprese di Dovizioso e Marquez, all’ammirazione per Valentino Rossi e per la sua dedizione. Trovandosi a Phillip Island, ed avendo appena assistito a questa gara meravigliosa, era naturale partire da questa: «E’ stata grandiosa, o no?! Ad essere onesto non mi aspettavo che sarebbe stata così combattuta. E’ stato certamente un grande spettacolo per la MotoGP. Soprattutto dopo il weekend precedente in Giappone…questo è stato un grande anno per la MotoGP grazie a tutti questi ragazzi che stanno mettendo su un grande show, ma il titolo sta andando nella direzione di Marc adesso! Phillp Island è una pista così. Devi assolutamente provare a creare un gap altrimenti restano tutti lì incollati. Io credo che Marc sia davvero un pilota intelligente. Ha vinto tre titoli in MotoGP e va per il quarto. Lui ha capito tutto questo molto bene. Se aveva la possibilità di creare un gap, doveva farlo. Una volta che ti sei creato un margine di vantaggio puoi lasciare che gli altri combattano tra di loro. Se abbia un po’ giocato fino alla fine per rendere la gara più spettacolare, questo non lo so; ma in qualunque modo la guardi, è stata una grande gara».
Dopo si passa a parlare di Andrea Dovizioso che con la sua grande stagione sta sorprendendo anche Doohan: «Se sono sorpreso da Dovizioso? Ad essere onesto sì. Lui è sempre stato un grande pilota ed è sempre stato lì coi primi, ma non aveva mai avuto simili performance. In particolare in Giappone. A Phillip Island è sembrato che la Ducati avesse un problema, più di quanto non fosse lui come pilota ad avere difficoltà. Purtroppo questo lo ha messo fuori dalla corsa al titolo. Ma il modo in cui ha guidato in Giappone…come si può criticare? Con quella determinazione e forza mentale; quella è la firma di un vero campione del mondo. Avrebbe potuto semplicemente rialzarsi e prendere il secondo posto, pensando “Marquez mi ha battuto”. Marc ha fatto un piccolo errore nell’ultimo giro, ma Dovi era indietro ancora di una moto e mezza, forse due. C’era ancora una grande picchiata lì in fondo al rettilineo, alla fine di una curva in discesa, sul bagnato. Perciò bisogna dargli il giusto merito, quella è stata una grande prova di guida. Marc ha provato a rientrare, ma non poteva spingere ancora di più, quando gli è arrivato al fianco, senza rischiare di tirarlo giù. I veri vincitori siamo stati noi che abbiamo assistito, è stato davvero un grande spettacolo. Tornando al Dovi penso che abbia dimostrato di essere in grado di produrre risultati e gare del genere; senza dubbio se lui riesce a mantenere questa condizione il prossimo anno e la Ducati continua a progredire con la moto sarà ancora un vero contendente al titolo anche nel 2018».
A questo punto il giornalista passa alla domanda forse posta più volte ad un campione come Doohan, ovvero quale sia la più grande epoca per il Racing e se forse sia proprio l’attuale la migliore di tutte: «Quella che stiamo vivendo è certamente una grande epoca, quello di sicuro. Ma qual è la più grande? Mi ricordo quando Rossi gareggiava con tanti e tanti avversari ed era considerata l’epoca migliore…mi ricordo Kenny Roberts e Freddie Spencer venire chiamati i migliori di sempre! Io credo che ogni qual volta c’è una grande corsa, quello è il momento migliore. La cosa bella delle gare motociclistiche è che si possono fare sorpassi, che l’aerodinamica non è così importante. La cosa positiva al momento è che ci sono anche tanti piloti conosciuti nel gruppo che possono davvero lottare per una vittoria. Perciò, sebbene sembri che vincano sempre gli stessi piloti, c’è sempre la speranza che possa trionfare qualcun altro. Da questo aspetto è sicuramente una bella epoca, ma il motociclismo produrrà sempre grandi gare. Talvolta capita che Marc prenda il volo e vinca con grande distacco, ma poi ci sono gare come quella dello scorso weekend. Non sono stato presente a molti GP ultimamente; ero a Phillip Island la scorsa settimana, ma in quello in Giappone spesso mi addormento o qualcosa di simile. Ma ci sono state davvero alcune belle gare perciò ti vien voglia di guardarle, dici ‘wow’ e poi ne vuoi parlare dopo che si sono concluse. Come ho detto, chi vince in tutto questo sono la MotoGP e la Dorna, rispetto ai rivali delle quattro ruote».
https://www.youtube.com/watch?v=3HXqZh5oTK0
Tra le caratteristiche che accomunano Valentino Rossi a Mick Doohan, oltre all’immenso talento di cui madre natura ha ovviamente dotato entrambi, c’è anche il rientro piuttosto veloce da un infortunio grave. Naturale dunque chiedere all’australiano cosa pensasse del rientro lampo di Valentino ad Aragon a 38 anni suonati: «Guarda, questo non è altro che puro talento e determinazione da parte di Valentino. Avrebbe potuto sedersi, distendere le gambe e tornare con i suoi tempi. Ma avere quel tipo di infortunio e voler ancora rientrare credendo nella possibilità di avere una chance in campionato credo che sia qualcosa che dimostra la determinazione e la dedizione verso lo sport che lui ha. Non è lì solo per far crescere i suoi numeri, è lì per vincere. Lui vuole vincere il campionato, gli piace farlo. Qualche anno fa forse si poteva pensare che Valentino avrebbe potuto ritirarsi, ma al momento ci si dimentica dell’età che ha. E’ ancora il nome più importante di questo sport, con Marquez secondo a poca distanza. In questo momento è forte esattamente come quando vinceva i campionati. Purtroppo le cose non sono girate nella sua direzione negli ultimi anni, ma ci è andato vicino. Ha avuto battaglie con Lorenzo e con Vinales come compagni di squadra, ma sta dicendo “non arriverete qui e mi prenderete a calci, dovrete lottare per riuscirci”. Tutto questo mostra determinazione, dedizione allo sport e fa capire quanto lui lo ami. Non ci sono molti atleti, in qualunque sport, dal tennis al golf ad altro che possono vantare di avere una carriera vincente di 17 anni e essere nello sport per venti e passa anni. Molti piloti si brucerebbero, il desiderio di competere diminuirebbe e loro perderebbero la volontà di vincere, dopo tutto quello lui che ha conquistato; Valentino invece è come se inseguisse ancora la sua prima vittoria. Riguardo le sue possibilità di vincere il decimo, senza dubbio dipende da quanto a lungo vorrà gareggiare».
Con le sue parole, l’australiano mostra indubbiamente grande ammirazione per Rossi e per il suo approccio alle gare: «Quest’anno ancora era lì davanti a battagliare finché non ha avuto l’infortunio. L’anno scorso anche era competitivo, per cui lui è sempre lì, ha solo bisogno delle giuste carte per farcela. Quest’anno davvero avrebbe potuto vincere chiunque. Tutti hanno avuto incidenti, ci sono un state un sacco di cose che hanno tenuto tutti l’uno accanto a l’altro. Serviva un po’ di fortuna in questa stagione, la consistenza era la chiave: chiaramente è necessario essere costantemente davanti. Ma ci sono state molte altre variabili che hanno reso questo campionato esaltante, perché improvvisamente accadeva qualcosa e sembrava che quel pilota fosse ormai fuori dalla contesa e invece il minuto dopo rientrava in gioco».
Ultime considerazioni sulle attuali MotoGP, così diverse dalle 500 due tempi che per tanti anni Mick ha dominato dando lezioni di guida a chiunque: «Gli angoli di piega e il grip laterale sono grandiosi e alcune moto riescono a stare in piega più a lungo delle altre. Questa è la cosa principale. Fino a non molto tempo fa bisognava arrivare in curva, piegare la moto, l’angolo di piega era abbastanza basso ma poi si ritirava su la moto e si andava in uscita. Adesso si resta in piega, è un po’ come una Moto3. Questo ha un po’ cambiato la dinamica: non ci sono più grandi highsides, ma ci sono una serie di lowsides. Allo stesso modo bisogna adattarsi alle evoluzioni, come nel caso delle gomme. Anche nei 10 anni in cui ho gareggiato io le cose erano sempre in evoluzione e questi ragazzi devono continuare ad adattarsi ad ogni cosa. Ma le moto hanno ancora un grande sound e sono bellissime».