MotoGP
MotoGP, che cos’è la Salad box presente sulle Ducati?
Le prestazioni della Ducati hanno attirato alle attenzioni di tutti nel 2017 e restano alcuni dettagli da svelare come il contenuto della famigerata Salad box
La tecnologia in MotoGP è arrivata a toccare vette incredibili. Una lotta sui centesimi di secondo, ha portato i Costruttori ad investire su soluzioni innovative che potessero garantire quel minimo gap necessario oggi per prevalere sui rivali. Le moto di oggi non consentono più al pilota che il classico “mezzo secondo nel polso” di emergere con prepotenza ed anche Marc Marquez, senza una moto al top, non potrebbe permettersi il lusso di vincere in scioltezza. La Ducati è probabilmente il Costruttore che da sempre osa di più in MotoGP, con soluzioni ardite che hanno portato le Rosse di Borgo Panigale ad essere spesso delle moto rivoluzionarie.
Il perchè di questa costante attitudine al rischio è stata spiegata in passato da Filippo Preziosi, l’uomo che ha letteralmente portato al mondo la Desmosedici, ha ascoltato i primi vagiti del V4 nella sua prima versione Twin Pulse ed ha costruito la prima MotoGP senza telaio. Preziosi spiegò così questo particolare approccio di Ducati. Sono passati diversi anni da quando l’Ingegnere non è più in azienda, ma riteniamo che questa attitudine sia rimasta simile a quel periodo. Secondo il pensiero di Prezioni, Ducati è un’azienda molto più piccola di Honda o Yamaha, con meno risorse da spendere. Se avessero deciso di combattere sul loro stesso campo, in Ducati sarebbero stati destinati a perdere perchè non avendo la possibilità di sviluppare qualsiasi soluzione analoga ai costruttori giapponesi nello stesso modo e con gli stessi investimenti. Secondo Preziosi: «Noi siamo costretti a fare qualcosa di diverso, ad inventare sempre qualcosa di nuovo».
Ed è da questa precisa attitudine che è stato speso tanto in ricerca aerodinamica, in software innovativi come il Megaride e in quello che è contenuto nella Salad Box, la scatola nera che si trova sotto il codice della Desmosedici il cui contenuto è ad oggi ignoto.
Il sito Crash.net ha tentato di comprendere cosa ci fosse in questa scatola intervistando Corrado Cecchinelli, che è stato in passato uomo Ducati, prima di diventare Direttore della Tecnologia in MotoGP. Una persona assolutamente perfetta per tentare di svelare questo dubbio che da inizio stagione toglie il sogno a fior di ingegneri rivali della Ducati.
Le ipotesi più accreditate, parlano di un mass damper applicato alla MotoGP: «Un mass damper è uno strumento che introduce un momento di inerzia in opposizione ad un movimento. Al momento è un sistema basato su un circuito a olio. ll principio generale e non sto parlando in particolare della Ducati, serve a contrastare l’impennata, perchè con un peso limitato puoi ottenere una grande inerzia», queste le parole che utilizza l’ingegnere per definire il concetto generale. Siccome questo tipo di sistema replica in un qualche modo il funzionamento di una vera sospensione, viene poi chiesto nello specifico che vantaggio riesca a dare questo ipotetico mass dumper rispetto ad altre soluzioni:
«Il vantaggio è che se le sospensioni della moto hanno una frequenza di risonanza ad esempio di 10hz, puoi utilizzare il mass damper per essere particolarmente efficace in quella fascia, indipendentemente dalle normali regolazioni di sospensioni. Puoi ottenere dei vantaggi specifici con un mass damper e questo si traduce in maggiore libertà per utilizzare una molla ed un ammortizzatore che preferisci, perchè il loro comportamento è in ogni caso controllato da altri elementi. Ma si paga un prezzo salato. Paghi sia in termini di peso che di complicazioni, per cui in generale non si utilizzano. E’ una tecnologia che è stata vietata in Formula 1, assumendo il fatto che infranga le regole sull’aerodinamica mobile (il sistema influenza di fatto la posizione del mezzo, generando di fatto una sorta di “aerodinamica controllata”, NDR)».
La risposta dell’Ingegnere suggerisce che questa tecnologia possa anche essere vietata in MotoGP in futuro: «In MotoGP non sarà presa in considerazione questa ipotesi. Secondo me, anche il fatto di vietarla in Formula 1 per motivi aerodinamici è molto borderline, e di certo non sarebbe applicabile in MotoGP. La posizione rispetto al suolo di una moto non è critica come nel caso delle vettura dal punto di vista aerodinamico. Se qualcuno lo utilizzasse in MotoGP, sarebbe permesso. Secondo me il vero limite in MotoGP sarebbero i pochi vantaggi rispetto alle grandi complicazioni derivanti. Inoltre, pensando ad un posto dove posizionarlo, metterlo sotto il codino (come nel caso della Salad Box Ducati) sarebbe un pessimo posto dove mettere del peso su una moto. Forse si pagherebbe un prezzo troppo caro. Aggiungeresti del peso in uno dei posti peggiori per farlo, ma forse guadagneresti qualcosa con il movimento delle sospensioni. Secondo me c’è un grande compromesso necessario. Un sistema come questo, per essere funzionale, peserebbe da qualche centinaio di grammi a qualche chilo. L’unico posto dove immagino si potrebbe posizionare non è sotto il codine, bensì in un sistema coassiale con l’ammortizzatore. Secondo me è l’unico posto logico su una moto in cui applicarlo alla moto. Credo che posizionare un sistema del genere nel codino, porterebbe ad una enorme complicazione su come trasferire i movimenti da quest’area alle sospensioni, quindi link, passaggi che credo sia una specie di follia da realizzare e talmente complicato da convincermi a non realizzare un sistema del genere. Ma non lo so…Dovete poi aggiungere che ogni sistema elettronico di controllo che influenzi il sistema sarebbe vietato per via della centralina unica. Alla fine credo che Ducati non lo utilizzi, ma forse sono stati più intelligenti di me ed hanno trovato una soluzione per farlo!».
Ipotizzando che siano realmente riusciti a realizzarlo in Ducati, secondo Cecchinelli il più grande vantaggio riguarderebbe le gomme: «Preservare le gomme sarebbe uno dei traguardi. E’ uno degli aspetti che si cerca di controllare di più, ed è molto influenzato dal movimento delle sospensioni. Il motivo è che ci sono delle fasi in cui la forza esercitata al suolo dalla gomma è minima, e questo porta allo scivolamento e quindi al taglio della potenza da parte della centralina. Per ottenere maggiore grip sull’asfalto e quindi meno tagli di potenza, questa sarebbe una strada percorribile».
Non è dunque scontato che Ducati sia davvero riuscita a realizzare questo sistema così complesso, eppure non è da escludere che sia proprio questa una delle chiavi dei successi di Dovizioso. Se il mass dumper riesce davvero ad essere di particolare aiuto per prevenire eccessive perdite di grip e dunque maggiore consumo della gomma, uno sviluppo di questa soluzione potrebbe essere l’arma in più che ha permesso a Dovizioso di emergere in gare come quella di Barcellona, in cui sono tutti andati in crisi di gomma tranne l’italiano in sella alla Ducati.