MotoGP
MotoGP, l’asteroide Esport si abbatterà anche sul motociclismo
Tiene banco in questi giorni la vicenda legata all’ammissione degli Esport tra le discipline Olimpiche. Un business molto importante, che anche la Dorna ha valutato con estrema attenzione
Ipotizziamo di essere nel 2037. Tra vent’anni tantissime cose saranno profondamente diverse, ed il nome del più grande pilota di tutti i tempi potrebbe essere John Snow, tanto per rimanere in tema fantasioso. John ha vinto la bellezza di 16 titoli di Campione del Mondo, ha vinto quasi 180 Gran Premi, conquistato Pole Position a raffica e fatto sorpassi che resteranno nella storia. Ha corso in tutte le categoria, passando attraverso la Moto3, fino alla MotoGP, e vincendo ovunque. Le sue imprese sono leggendarie ed a differenza dei suoi illustri predecessori nella storia del motociclismo, ha una caratteristica del tutto particolare: non è mai salito su una moto.
Si, perchè lui non ha mai corso con una moto vera, su piste vere, prendendo aerei veri per girare il mondo. Non ha neanche mai stappato una bottiglia di Champagne stando in piedi sul gradino più alto del podio mentre in Pit Lane c’è tutta la squadra di tecnici, il Team Manager e quella ombrellina che ti ha sorriso con tanto affetto in griglia. John Snow è sempre rimasto fermo, con il viso incollato allo schermo di un Monitor, o magari con il cranio infilato in un caschetto per la realtà virtuale. Magari nei prossimi anni ci saranno nuove diavolerie, per cui non sarà neanche necessario utilizzare apparati fisici, ma di fatto resta che questi 16 mondiali che lo consacrano a miglior talento del motociclismo, John Snow li ha vinti senza mai accendere una moto. Non ha impennato, non ha derapato, non ha dato spallate in un corpo a corpo all’ultimo giro. John è sempre rimasto seduto comodamente su una sedia, ed ha vinto utilizzando un pad, un controller, un mouse o qualsiasi altro strumento, ma di certo non i comandi di una moto. Perchè il nostro campione del 2037, ha vinto negli Esport, e non in pista.
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Pensate che questo sia un racconto di fantascienza, frutto di una serata in perfetto stile “Una notte da leoni” con un pizzico di “Paura e delirio a Las Vegas”? Vi sbagliate di grosso, perchè questa ipotesi legata al futuro grande pilota è molto più vicino alla realtà di quanto immaginiate. In questi giorni tiene banco infatti l’ipotesi di ammettere ai Giochi Olimpici gli Esport, ovvero la disciplina videoludica professionale. Perchè ormai non si parla più di giochi, ma di puro professionismo. I puristi delle Olimpiadi hanno ovviamente storto il naso davanti a questa proposta, ma c’è da fare un’analisi molto approfondita della questione prima di essere troppo scettici. E’ molto interessante il parallelismo che si è portato avanti tra il tiro con l’arco e gli Esport in un dossier della Rai andato in onda in questi giorni. Entrambi richiedono estrema concentrazione, precisione e metodo. Nessuno dei due richiede una forma fisica scultorea, nè duri allenamenti fisici.
Eppure il tiro con l’arco è disciplina Olimpica, mentre chi mostra doti incredibili negli Esport è visto alla stregua di un ragazzino che perde tempo con i videogiochi. Questo equilibrio è già cambiato moltissimo, e sono soprattutto i più giovani ad aver completamente capovolto le regole del gioco. Grazie all’impetuosa diffusione dei Social ed alla condivisione globale, le imprese dei giocatori Online sono seguite da un numero di appassionati che cresce in modo esponenziale ogni anno. Un fenomeno davvero importante, che sta modificando in modo importante anche l’approccio di chi è sempre stato profondamente restio a questo genere di intrattenimento. Il Business generato dagli Esport è diventato così importante da smuovere colossi dell’intrattenimento, che stanno trovando un nuovo Eldorado in queste discipline, che generano ovviamente consumi, che muovono soldi.
Dobbiamo considerare che c’è una profonda distinzione tra Valentino Rossi e John Snow: il primo porta al limite moto vere, si allena tutti i giorni, fa sacrifici enormi per restare al top. Il secondo si limita ad accendere una console oppure un Pc ed è in sella, a lottare con Marquez e Lorenzo. Chiunque vorrebbe emulare Valentino Rossi, ma è un sogno praticamente irrealizzabile per il 99,99% degli appassionati. Mentre chiunque può emulare John Snow, che si limita appunto ad accendere una console. E quelle console, quesi videogiochi, si possono acquistare. Con l’avvento massiccio della realtà Virtuale a prezzi “abbordabili” anche la barriera fisica verrà quanto meno ridimensionata. Osservando cosa c’è in questo momento a disposizione per gli appassionati di quattro ruote, è facile immaginare che anche chi vorrà sperimentare l’ebrezza della MotoGP virtuale sarà presto accontentato in modo professionale. Ci sono delle strutture “sospese” che simulano attraverso inclinazioni sulla linea verticale ed orizzontale le Forze G a cui è sottoposto un pilota in vettura. I piloti professionisti che hanno provato l’esperienza all’interno di un simulatore, indossando un casco virtuale, garantiscono che la sensazione è molto vicina alla realtà. Sistemi di questo tipo sono utilizzati in modo massiccio anche dai Team in Formula 1 e persino da chi offre formazione ai piloti al simulatore.
La Dorna ha compreso perfettamente la portata del Business ed ha anticipato i tempi mettendo in piedi il Campionato MotoGP Esport 2017, coinvolgendo agli eventi dei GP i vari campioni virtuali che competono nelle singole prove. Lo step successivo sarà la finale di Valencia, che si disputerà non solo tra Marc Marquez e Andrea Dovizioso, ma anche tra i piloti virtuali che in questa stagione hanno vinto ognuna delle manche del campionato. Dorna sta creando un grande evento che possa attrarre un nuovo audience, dei nuovi potenziali appassionati che magari non si sono fatti sedurre dal rombo di una MotoGP in pista, ma adoreranno vedere John Snow vincere contro i suoi rivali in ambito virtuale.
Dal campionato per moto elettriche del 2019 ai grandi investimento riguardo gli Esport, c’è da ammettere che Dorna non risparmia un centesimo quando si tratta di investire sui nuovi potenziali “mercati” di pubblico. I Millennials, i ragazzi nati dopo il 2000, nella prossima stagione compiranno 18 anni, e per loro non esisterà barriera che tenga nei confronti degli Esport, che ormai sono completamente sdoganati e rappresentano senza dubbio il futuro dell’intrattenimento. Con buona pace di tutti quelli a cui manca l’odore tipico che si sentiva in pista quando giravano le due tempi. Rassegnamoci, ormai siamo dinosauri. E sappiamo tutti com’è andata con l’asteroide. Adesso l’asteroide si è ripresentato, è grande come il Texas e si chiama Esport.