andrea iannone sachsenring motogp 2017 griglia
Nono crono nelle FP1 ad 1.7 secondi dal primo, quattordicesimo nelle FP2 a 1.6 secondi dalla vetta: nella combinata fuori dalla top-10 ed in linea con l’andamento di bassa classifica avuto per tutta la stagione 2017, che lo vede 16° con 33 punti in 13 gare. Una media a gara disastrosa per Andrea Iannone, un pilota che negli ultimi due anni sembrava aver trovato la sua dimensione da protagonista della MotoGP, e che invece appena sceso dalla Ducati Desmosedici e salito sulla Suzuki GSX-RR ha avuto un cambiamento di volto spaventosamente veloce quanto negativo. «Sono cambiate un po’ di cose dall’anno scorso a quest’anno e probabilmente hanno fatto male. La cosa che è stata difficile per me è stata accettare la situazione. Sinceramente ho avuto tante difficoltà nelle gare. Magari già solo tornando indietro, vedi che migliori di tre decimi di passo, che sono tanti. Non è così, ma è un esempio per rendere l’idea. Quando arrivi con delle aspettative alte, perché hai il ricordo degli ultimi anni, sei sempre molto carico. Negli ultimi anni sono sempre stato tra i primi cinque, ma quando spingi e vedi che sei sempre sul filo del rasoio è un problema» ha detto alla stampa presente ad Aragon.
«IL PROBLEMA NON E’ GRANDE, BASTA POCO PER RISOLVERLO» – «Ma il problema poi non è nemmeno così grande, perchè basta poco per risolverlo. Dopo questo percorso, adesso sono più tranquillo. In tutti i test abbiamo avuto determinate risposte e quindi sappiamo su cosa dobbiamo lavorare. Abbiamo capito tante cose e sappiamo già che di base l’anno prossimo avremo una moto migliore di questa – afferma speranzoso Iannone, tenendo però il “freno a mano tirato” sugli obiettivi futuribili con un – se poi sarà in grado di vincere o meno, lo scopriremo strada facendo». ‘The Maniac’ spiega i problemi della sua Suzuki prendendo ad esempio proprio gli inizi week end in cui iniziano a palesarsi, come è accaduto in questo venerdì ad Aragon che lo ha visto perdere ben 5 posizioni dal mattino al pomeriggio: «Il problema è che magari nelle FP1 va bene e riusciamo a stare nella top-10, ma noi poi non miglioriamo, perché quello è il nostro limite. Gli altri invece riescono a fare qualche passettino in avanti e a limare qualche decimo a turno, quindi arrivi in gara che hai mezzo secondo di passo, ed è tanto. Magari a volte chiudi la prima giornata con delle sensazioni positive e il giorno dopo prendi delle “tranvate” di quelle importanti. Uno come me la sente, ma non credo di avere qualcosa da rimproverarmi».
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