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MotoGP, da Rossi a Marquez: l’evoluzione nello stile di guida

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Di pari passo con quella delle MotoGP va l’evoluzione degli stili di guida: l’eterna sfida tra tecnica e progressi tecnologici ripercorsa coi campioni che hanno fatto (e stanno facendo) epoca

In principio l’incredibile Kenny Roberts che per primo mise il ginocchio “a terra” per piegare, poi Valentino Rossi e le sue staccate con la gamba in fuori a dosare meglio la frenata, oggi Marc Marquez e le pieghe facendo perno addirittura sul gomito. Si potrebbe sintetizzare in estremo così l’evoluzione che hanno avuto gli stili di guida dei piloti del Motomondiale in circa quarant’anni, citando i tre campioni che con una grande dose di talento e genialità li hanno introdotti per primi costruendovi le proprie fortune. In seguito, come ogni invenzione di successo che si rispetti, questi stili innovativi sono stati puntualmente studiati e progressivamente assimilati anche dai loro rivali, giungendo a diventare comuni tra tutti i piloti, a “fare scuola” per i più giovani che in quegli anni si avvicinavano alle moto, insomma a segnare delle vere e proprie “epoche”. A permettere ed aiutare tali spinte continue verso il superamento di ogni limite e la ricerca di maggiore velocità, hanno indubbiamente giocato un ruolo primario e fondamentale i progressi tecnologici apportati dalle case motociclistiche nel corso dei decenni; ma questo è un dato fin troppo spesso sottolineato e ricordato, mentre noi in questa sede vogliamo porre l’accento sui così detti “game changers”, cioè coloro che creano rivoluzione nelle regole e sono capaci di rendere immediatamente obsoleto quello che fino al loro arrivo era vincente. Dopotutto, è anche grazie ad essi se i costruttori sono stimolati a fare progressi che permettano ai propri alfieri di rispondere agli avversari o quanto meno di eguagliare il nuovo ritmo.

MotoGP, l’evoluzione nello stile di guida: dal ginocchio a terra di Robert negli anni ’70 fino alla straordinaria adattabilità di Valentino Rossi tra 500cc e MotoGP

Negli anni Settanta l’americano Kenny Roberts riuscì ad ovviare alle grandi debolezze di telaio e gomme che accusavano le 500cc a due tempi, in un periodo di esclusiva attenzione alla potenza dei motori, andando alla ricerca di maggior grip utilizzando il suo ginocchio come indicatore di livello su quanto potesse osare: e in effetti Roberts sbaragliò la concorrenza rivelandosi così facendo di gran lunga il più veloce. Negli anni successivi a lui, una serie di piloti americani e australiani provenienti da dirt track e Superbike si inserirono nella sua scia imparando ad addomesticare meglio le malvage 500; nel frattempo sviluppi come il motore “big bang” resero più docili i prototipi, permettendo anche agli europei che non avevano il drifting nelle corde di controllare i giri col “gas”. E’ tra questi che è emerso Valentino Rossi, un predestinato che ha dovuto fare della sua capacità di adattamento la propria forza per poter vincere in un’era di perenni evoluzioni tecnologiche, culminate col passaggio all’attuale MotoGP. Erano anni in cui nessuno sapeva bene se rendesse di più uno stile da Gran Premio o uno stile da Superbike su quei mezzi ibridi, una questione che non ha avuto importanza per Valentino, il quale si è adattato sia alle curve a gomito più morbide che ai traversi.

MotoGP, l’evoluzione nello stile di guida: il dopo-Rossi, da Lorenzo fino ai giorni nostri e al dominio di Marc Marquez con le sue pieghe a 70° con gomito a terra

Nell’epoca del ‘Dottore’, il rider che più di chiunque altro ha messo a frutto i benefici e gli sviluppi raccolti per contrastarlo è stato Jorge Lorenzo, che ha fatto assomigliare le MotoGP a delle sorte di 250 “allargate” creando uno stile di guida valso la vittoria di 3 titoli mondiali. Infine arriviamo a Marc Marquez e ai giorni nostri, dominati dallo spagnolo e dalla sua Honda: probabilmente il perché degli spettacolari angoli di piega di 70° e delle staccate incredibili che lo contraddistinguono, sono da ricercare nel grip raggiunto dalle nuove gomme e dall’efficacia del bloccaggio dei freni che gli consentono di acquisire la maggior trazione possibile e di evitare numerose cadute. I campioni del passato ancora in attività, come Rossi e Lorenzo, adesso cercano di imitare il suo stile per scongiurare l’invecchiamento, mentre le case tentano di produrre moto sempre più equilibrate. In attesa di vedere l’arrivo al vertice di Vinales e Rins, primi rivali coetanei di Marquez (uno molto precoce), e dei pilotini di otto anni che stanno crescendo in minimoto e ammirano in televisione le gesta dei campioni di oggi.

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