MotoGP

MotoGP, Ducati è riuscita in un’impresa incredibile con Lorenzo

Jorge Lorenzo e la Ducati hanno vissuto a Brno l’ennesima delusione di una storia d’amore che non vuole decollare, ma la coppia è pronta a stupire. Ecco perchè

Ducati crede moltissimo nel progetto Jorge Lorenzo, al punto da aver investito milioni per ingaggiarlo e aver accettato di dover migliorare la moto con cui il suo compagno di team Andrea Dovizioso ha già vinto due volte ed è in piena lotta per il titolo. A Borgo Panigale hanno il miglior motore e visto che non riescono ad avere anche il miglior telaio, cercano di puntare in tutti i modi sul primato in ambito aerodinamico. L’aerodinamica è il terreno di caccia per i temerari, per coloro che osano. In F1 la fantasia degli ingegneri lasciata libera da qualsiasi vincolo ha partorito negli anni delle idee incredibili. Dalla Brabham BT46 di Lauda, che aveva un estrattore a forma di ventilatore capace di far letteralmente incollare la vettura al suolo, alle Lotus di Chapman, le prime vere “vetture ala” o wingcar della storia. Ma in ambito motociclistico lo studio non è mai stato portato così avanti come fatto da Ducati sulla GP17. Parliamo di migliaia di ore in galleria del vento, parliamo di un reparto costruito con delle eccellenze probabilmente pescate in altri ambiti e poi applicate alla MotoGP. Le moto sono dei sistemi molto più complessi di un’autovettura. Se pensate che un qualsiasi esperto di aerodinamica possa saltare dalla F1 alla MotoGP come se niente fosse, vi sbagliate di grosso.

Una MotoGP vive un costante cambiamento della propria inclinazione rispetto al suolo, e le forze in gioco dal punto di vista aerodinamico condizionano moltissimo l’efficienza del veicolo non solo in rettilineo, ma anche e forse soprattutto in curva. La Ducati lo sa bene, e sta cercando proprio attraverso l’aerodinamica di restituire a Jorge Lorenzo la fiducia che gli manca sull’anteriore della moto. Per raggiungere lo scopo sta spendendo follie, ma quanto visto a Brno dimostra che la Ducati ha ragione. Ha ragione perchè Jorge, una volta salito sulla Desmosedici con la nuova carenatura, è subito apparso in forma, padrone della moto e capace di guidarla finalmente forzando le cose. Prima sembrava sempre che il pilota fosse “tirato”, quasi spaventato. Invece vedere Lorenzo forzare la Desmosedici in staccata e nei cambi di direzione in salita di Brno, è stato un vero piacere per gli occhi. Il segno che quell’aerodinamica così avveniristica funziona davvero bene.

Tutte queste premesse, costruite in qualifica e nei primi giri di gara vissuti al comando, sono però stati mortificate dal grande errore ai box, dal fatto che Ducati non abbia preparato la seconda moto per l’asciutto. Eppure si vedeva perfettamente che l’asfalto di Brno si era asciugato. Un vero peccato, un errore che è costato molto, ed ha probabilmente ritardato ciò che tutti sperano possa accadere al Red Bull Ring. Ovvero che finalmente anche Jorge Lorenzo possa combattere per il podio in sella alla Desmosedici fino alla bandiera a scacchi, come fatto a Jerez in una gara troppo condizionata dalle gomme per essere presa a riferimento. La certezze che la fine del periodo buio della coppia Lorenzo-Ducati sia vicino viene anche dalla confidenza mostrata da Jorge in condizioni di asfalto umido nei primi giri di gara. Questa condizione particolare è sempre stata un grandissimo tallone d’Achille del pilota, incapace di fidarsi della propria moto e del grip in condizioni miste.

Quindi i primi giri di Brno, con gomme da bagnato su asfalto quasi asciutto, ad un ritmo da riferimento, sono il miglior viatico verso l’Austria e la pista più adatta alla Ducati che ci sia in calendario. Nel 2016 fu Andrea Iannone ad indovinare la gomma e dominare la gara davanti al compagno Dovizioso. Quest’anno le Ducati ufficiali in pista saranno tre, e anche Danilo Petrucci in sella alla GP17 di Pramac probabilmente lotterà per il bersaglio grosso. Ma gli occhi saranno tutti puntati di Jorge Lorenzo. La Ducati ha speso tantissimo per consegnargli una Desmosedici che gli dia fiducia, e l’ha fatto investendo in modo rivoluzionario i propri soldi. Di solito quando si cerca solidità all’anteriore si lavora sulla forcella, sul telaio, sui pesi. In Ducati sono andati oltre, ed hanno ottenuto tramite l’aerodinamica un risultato che nessuno pensava fosse raggiungibile in questo modo. Un traguardo ambizioso, che gli ingegneri italiani di Borgo Panigale hanno raggiunto perchè hanno sognato di poterlo fare. D’altra parte, per raggiungere grandi traguardi, si deve per forza avere grandi obiettivi. Onestamente quando la paratia è stata rimossa dai box, mostrando per la prima volta quel muso così strano, così avveniristico, non tutti sono stati entusiasti. Non c’era la bellezza della forma pura, la seducente sequenza di curve della 916 oppure l’aggressività della Panigale in quel musetto.

Eppure quella forma apparentemente così sgraziata, racchiudeva in pochi grammi di preziosissima fibra di carbonio tutta l’eccellenza della migliore ingegneria italiana, tutta la fantasia e la capacità di trovare soluzioni impensabili a problemi che altri non riescono nemmeno ad affrontare. Poi ci saranno le polemiche, ci saranno i rivali che hanno già protestato. Va bene tutto, fa parte del gioco. Ma lasciateci ringraziare Ducati, lasciate che noi si dica semplicemente grazie a quei ragazzi in fabbrica che, lavorando duramente e con infinito talento, hanno sfornato qualcosa di assolutamente incredibile ed unico. Lo diciamo spesso, adesso lo possiamo affermare con ulteriore forza: Italians do it better!

Marco Caregnato

Nel 1984, da bambino, ho avuto il mio primo contatto con una moto. Mi sono ustionato la mano! Non ho più smesso di amarle...

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