MotoGP

MotoGP, perchè i piloti sono diventati così aggressivi in pista?

Il motociclismo è cambiato moltissimo negli ultimi anni, e proprio a Phillip Island Valentino Rossi ha sottolineato  che ormai o sei pronto a combattere, oppure è meglio stare a casa

Quando Valentino Rossi si giocava i mondiali con Gibernau, Biaggi e Stoner, i piloti che arrivavano nella classe regina del mondiale, ovvero la MotoGP, erano nati e cresciuti a pane e due tempi. Non c’erano Moto2 e Moto3 a fare scuola di quattro tempi, bensì le veloci 125 e 250, che richiedevano una guida di fioretto per raggiungere il massimo risultato. In queste categorie veniva sempre premiata la pulizia di guida e soprattutto nella 250 questa legge ha trovato la massima applicazione, come dimostrano i quattro titoli consecutivi di Max Biaggi, un pilota che ha sempre dato lezioni di guida a chiunque, padrone com’era della capacità più unica che rara di tenere velocità elevatissime al massimo angolo di piega. In 125 il classico gruppo selvaggio era già presente, ed il classico trenino dell’ultimo giro con piloti capace di assestare la sportellata giusta per cercare la vittoria. Anche Marc Marquez ha iniziato in 125, diventando campione anche grazie alla sua aggressività. Ma il cambiamento epocale in realtà è arrivato con la Moto2, una categoria completamente diversa dalla precedente 250.

Moto più pesanti, con potenza massima superiore ma una curva di coppia molto più favorevole. Quando c’era la 250 era quasi impossibile assistere a traversi in ingresso curva che oggi sono la tecnica preferita di chi guida queste moto. Il cambiamento ha generato tutta una generazione di piloti abituati a lottare in modo molto fisico, correndo tutti in regime di monomotore. Oggi non c’è nessuna moto in pista in grado di regalare una velocità superiore al pilota tale da passare agevolmente chiunque. E questo schema tecnico ha favorito enormemente l’attitudine al corpo a corpo. Quando si correva con la 250, sbagliare una staccata, sbagliare una marcia, commettere un qualsiasi errore durante un duello, avrebbe significato pagare un prezzo molto salato. Oggi invece capita di assistere a duelli incredibili, con contatti, lunghi ed ogni errore ammesso nel catalogo della guida aggressiva in pista.

Quasi tutti gli attuali protagonisti della MotoGP si sono formati in Moto2: Marc Marquez, Maverick Vinales, Johann Zarco, Andrea Iannone e tanti altri. In particolare è stata l’attitudine di Zarco a sorprendere tutti, con quella sua capacità di gettarsi nel varco senza quasi pensare alle conseguenze. E’ un modo di correre profondamente diverso da quello di Rossi e Lorenzo ad esempio, che difficilmente tentano un sorpasso se non hanno la certezza quasi matematica di portarlo a termine in modo vincente.

Dopo il Gran Premio Valentino Rossi ha detto di essersi divertito, si è detto entusiasta dei duelli ed ha anche specificato che: «Se oggi si deve correre così, per me ve bene, ci sto». Rossi non è di certo noto per essersi tirato indietro in qualche corpo a corpo, ma è ugualmente vero che questa necessità in passato difficilmente si è presentata davanti ai rookie provenienti dalla Moto2 o 250. Il motociclismo è senza dubbio cambiato, e continuerà a farlo. Tocca rispolverare una vecchia citazione cinematografica, sempre valida in situazioni di questo tipo: “Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare”.

Marco Caregnato

Nel 1984, da bambino, ho avuto il mio primo contatto con una moto. Mi sono ustionato la mano! Non ho più smesso di amarle...

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