Il team Monster Yamaha Tech3 dovrà rinunciare a Jonas Folger come pilota al fianco di Zarco. Nella giornata di ieri pilota tedesco ha annunciato il suo disimpegno dal mondiale 2018, poiché non ha ritenuto di poter essere al 100 % per guidare in sella alla sua M1.
Hervé Poncharal, titolare del Team Tech 3, ha rilasciato un’intervista a caldo a Paddock-GP.com, nella quale spiega come sia fortemente rimasto scioccato nell’apprendere la decisione del ragazzo. «Sapevo che Jonas stava lavorando duramente per tornare al suo meglio, avevo parlato con lui circa 10 giorni fa e mi aveva mandato delle foto dove stava sciando, e mi ha detto che tra lo sci e in palestra, era fisicamente in forma e contava i giorni che lo separavano da Sepang. Quando Bob (Moore,il manager di Folger, ndr) mi ha chiamato, sono rimasto letteralmente pietrificato»
Nell’intervista dichiara di capire la decisione del tedesco, consapevole delle difficoltà, fisiche e mentali, che occorrono per essere in grado di guidare una MotoGP. «Se Jonas avesse gareggiato, come mi ha detto lui stesso, avrebbe costituito un pericolo per lui e per gli altri», ha svelato il Presidente IRTA.
La situazione ora si complica in casa Tech 3, che a soli 10 giorni dai test di Sepang è alla disperata ricerca di un secondo pilota per la stagione che si avvicina. Persino Poncharal si è detto incerto sul futuro del team: «È vero che a noi ci mette in una situazione, se non catastrofica, in ogni caso molto complicata. Molto complicata perché sappiamo che tutti i piloti che hanno un livello sufficiente per essere competitivi in MotoGP sono già firmati. Un problema per noi e, sinceramente, al momento, non so cosa succederà».
Prima di chiudere l’intervista, il team manager francese ha voluto spendere ancora due parole sul rapporto che aveva con Folger, e su quanto sia tuttora incredulo riguardo l’accaduto: «Ho trascorso una notte insonne perché è stato un grande shock per me: ho anche adorato il ragazzo. Ho creduto davvero nel pilota, ma ho anche adorato Folger come uomo, e dato che l’ho sempre trovato un po’ sperso, volevo essere suo fratello maggiore o il suo “padre professionale”».
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