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Valentino Rossi, uguale a una vita intera sulle moto, sia nel bene che nel male. Oltre la MotoGP, il 9 volte Campione del Mondo dedica quotidianamente tempo ed energie alla sua passione infinita per le due ruote: tra gli allenamenti al ‘Ranch’, le lezioni ai ragazzi dell’Academy e le uscite in enduro con gli amici. Proprio quest’ultima gli è costata l’infortunio che gli ha fatto saltare il Gran Premio di casa di Misano, che sarebbe stata la 301° di una carriera eterna. Poco male, perché se non sarà Aragon a rappresentare quel traguardo, lo sarà Motegi, o le gare immediatamente successive. Rossi tornerà prima della fine del 2017 e poi sarà in forma per un altro anno all’inseguimento del 10° titolo Mondiale; un titolo che, come una maledizione dopo tante gioie, non riesce più a far suo nonostante sia ancora competitivo all’età di 38 anni, e contro un’intero schieramento di gente più giovane di lui. Avversari che non nascondono l’ammirazione nei suoi confronti e che provano a individuarne le “armi segrete”, sempre con l’obiettivo di riuscire a batterlo in questi anni, ma anche con la speranza di farle proprie per un domani che saranno loro i veterani della griglia MotoGP.
Maverick Vinales è nato addirittura un solo anno prima che ci fosse l’esordio nel Motomondiale di Valentino, nel 1996, e del compagno di squadra dichiara: «E’ forte fisicamente e quindi gli riesce tutto più facile». Se il numero 25 sta imparando a conoscere Rossi stando con lui in Yamaha, ne sa già abbastanza l’ex Jorge Lorenzo, che ci ha trascorso ben sette anni dividendo (anche letteralmente, con un muro) il box: «Il vantaggio di Rossi è che è molto alto e le sue braccia e le dita sono lunghe e questo lo aiuta, anche se non è il pilota più forte» afferma con il solito agonismo lo spagnolo. «La sua lunghezza del corpo lo aiuta a muovere la moto e non si stanca così tanto. Se sei piccolo o ha meno braccia, allora soffri di più in sella alla motocicletta. Questa è la sua fortuna. Anche la guida Yamaha, che è una moto morbida e amichevole, lo aiuta, ma ovviamente ha molti meriti nel continuare così a lungo, soprattutto la sua motivazione – continua Lorenzo, che poi si immedesima in Rossi e si immagina alla sua stessa età e dice – è difficile immaginare come il mio corpo reagirà tra tanti anni, ma fisicamente sto molto bene, meglio che mai, e ogni anno cerco di fare un altro passo».
Il 99 sta ripercorrendo le orme di Valentino, da Yamaha a Ducati alla soglia dei 30 anni, e ammette di aver trovato le stesse difficoltà, anche a livello fisico: «Ho cambiato il mio allenatore e mi piace il modo di lavorare insieme ma è vero che la Ducati è molto esigente rispetto alla mia vecchia moto e rende la seconda metà della gara più fisica. Poco a poco stiamo rendendo la moto meno fisica e meno dura». Problemi che non sta avendo Andrea Dovizioso, leader del Mondiale a pari merito con Marc Marquez e in lotta per il titolo, il quale nel 2013 prese direttamente il posto di Rossi in sella alla Desmosedici e ora, dopo cinque stagioni di sviluppo, ne è perfettamente padrone. Il forlivese si sofferma con la solita minuziosità e precisione nell’elencare le qualità che servono per domare una MotoGP, e che rendono merito alla resistenza del numero 46: «Le moto di MotoGP sono molto rigide, le gomme soprattutto, ed è molto difficile rimanere al limite e al tempo stesso cercare di essere fluidi. Si usa un sacco di energia per cercare di combinare le due cose. Quindi è molto esigente. Con ogni accelerazione si ha molto movimento dal pneumatico posteriore, quindi bisogna tenere i manubri per cercare di stabilizzare la moto. È molto difficile».
Il motivo per cui Rossi e Lorenzo erano arrivati a separare i propri box da un pannello, era l’accusa dell’italiano allo spagnolo di sfruttare i suoi dati di set-up, ma ancora oggi c’è chi cerca di rubargli qualche informazione per imparare, come il ‘rookie’ Zarco che guida la M1 del Team Tech3 che l’anno scorso era del team Factory; il francese è dell’idea che: «Lui è quello che può davvero correggere la moto in modo da non dover compensare con il corpo. Sto lavorando per trovare questo buon set-up, come lo fa lui, ma ho bisogno di tempo per capirlo. Rossi è in grado di essere veloce e rimanere rilassato sulla moto, anche su una pista come Silverstone che è difficile perché stiamo andando così veloci in curva, ed è necessario tenere la moto dura per non avere troppo movimento; con questo giro dopo giro ti stancherai». Prima della rottura della gamba, il pesarese aveva centrato il 190° podio a Silverstone, una pista sulla quale il padrone di casa Crutchlow dice «Ci sono molti cambiamenti veloci di direzione e la moto è veramente pesante con l’inerzia e la forza G che subisci» motivo per cui «onestamente, è un problema. Non in termini di sforzo cardiaco o di respiro ma di corpo; i ragazzi più grandi hanno un vantaggio con la leva che hanno. Potrei immaginare di farlo a 38 anni? Al momento sì, ma di anno in anno sento più dolore nel mio corpo anche se la mia motivazione non viene meno e non sono più lento. Nel corso degli anni non credo che Valentino sia diventato più lento ma la concorrenza è più veloce ed è ancora lì. E ‘un tipo di corpo completamente diverso, ma credo che sia molto più facile per lui rispetto quello che faccio io. Ad essere onesti non potrei immaginare di essere ancora qui a 38 anni!».
Al termine della gara Valentino aveva dichiarato: «Purtroppo ogni anno è un po’ più difficile. Per cercare di allenarsi di più, di essere più pronti e alla fine cercare di arrivare con lo stesso risultato. Dipende anche molto dalla gara. Dipende dall’impostazione della moto e se ti senti bene, se stai combattendo per un buon risultato: tutto è più facile. Anche l’opposto; se hai più problemi allora è anche difficile fisicamente – spiega, ma poi aggiunge – la guida in MotoGP è impegnativa, ma è anche importante avere altre cose (nella vita)». Fuori dalla pista in realtà ‘il Dottore’ resta comunque in sella la maggior parte del suo tempo, ma è il suo allievo della VR46 Academy Franco Morbidelli a ricordarne il perché a chi se lo chiedesse: «Vale non è in grado di vivere una vita normale. Non può camminare lungo il mare. Se lo faccio io allora un paio di persone si fermano e mi chiedono una foto o un autografo. Sono fortunato e posso godermela».
Valentino Rossi è diventato quello che è andando in moto, e pensate se non ci avesse provato (come aveva scritto tempo fa nella sua auto-biografia). Il risultato è stato che la MotoGP ora vive di lui, e lui vive di MotoGP; in tutti i sensi, in quanto ha creato un marchio, la VR46, che gestisce l’immagine dei corridori di metà griglia di partenza, ha due team in Moto3 e Moto2 in collaborazione con una TV, si sta occupando in prima persona della crescita e della formazione dei giovani piloti italiani che corrono nelle cilindrate minori e anche in altri campionati, l’anno scorso gli è stato dedicato il videogioco del Motomondiale e ha uno sponsor di bevande energetiche al seguito. Un Valentino Rossi senza le moto o dopo le moto? Impossibile. Sono una cosa sola ormai.
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