Dopo l’annuncio clamoroso del trasferimento di Lorenzo in Honda e della conseguente fine del matrimonio durato quasi venti anni della casa dell’ala dorata con Dani Pedrosa, ci sono state varie polemiche sulla oggettiva frettolosità delle scelte per la sella dell’anno successivo dei vari team protagonisti nel Motomondiale. Già negli anni scorsi, specialmente nell’ultimo anno, si era verificata una tendenza del genere, ma quest’anno la situazione è veramente precipitata. Ovviamente le scuderie scelgono questa tattica per cercare di anticipare la concorrenza, accaparrandosi pezzi pregiati.
Tuttavia, ci sono varie controindicazioni e rischi. In primis, si rischia di perdere talenti che poi si rilevano performanti con il passare delle tappe (vedi Lorenzo, Iannone e Pedrosa, ancor più eclatante l’esempio di Redding, che è già stato accantonato dall’Aprilia a questo punto della stagione al debutto con il Team italiano) e in secondo luogo si mettono in difficoltà gli stessi piloti non confermati, perché per loro sarà difficile trovare spazio in una diversa squadra per l’anno successivo.
Ecco le parole di Valentino Rossi al riguardo, che giustamente punta il dito sulle scelte frettolose che si prendono le scuderie: «È sbagliato che si debbano decidere i contratti così in anticipo. La situazione di Iannone, quella di Lorenzo e di tanti altri, testimoniano che ci si gioca il posto forse nelle prime tre gare. Secondo me c’è troppa fretta, non una procedura meritocratica. Io, addirittura, ho firmato prima dell’inizio della stagione, ma credo che la mia vicenda fosse decisamente differente, visto che avevo deciso di rimanere alla Yamaha e di continuare a gareggiare con questa livrea per un paio di anni ancora. Per gli altri che invece si contendono dei posti importanti è certamente un problema dover decidere così presto. Lorenzo e Iannone, quando hanno capito che rischiavano di restare a piedi si sono messi, giocoforza, ad andare più forte, e quindi stanno mettendo parecchio in difficoltà i loro team manager. Sarebbe bello se il tutto si verificasse in maniera differente. Ad esempio, per me si dovrebbe cominciare a parlare della stagione successiva solo verso la fine del campionato. Ma mi rendo conto che è una cosa difficile da controllare, la mia idea è un’utopia».
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