MotoGP
MotoGP, Yamaha la delusione è nei numeri: mai così male dal 2007
La Casa di Iwata per la prima volta negli ultimi 10 anni non ha piazzato un pilota tra i primi due del mondiale: il 2018 sarà una stagione chiave per il futuro
Yamaha, anno zero. Il 2018 rischia di diventare questo per la casa di Iwata che si trova, in questo lungo inverno senza gare, a dover fare i conti con la necessità assoluta di ricucire il gap che si è creato con i principali competitor, Honda e Ducati, e prestando attenzione anche alle proprie spalle, perché squadre come KTM ed Aprilia hanno dimostrato di essere in crescita costante nell’ultimo anno. Il 2017 è stato, lo dicono i numeri, la peggior stagione dell’ultimo decennio per la casa dei tre diapason: era dal 2007 che non succedeva che nei primi due posti della classifica del mondiale piloti non fosse presente un pilota del team di Iwata. All’epoca Valentino Rossi aveva concluso il mondiale al 3° posto, distante 1 punto dalla piazza d’onore occupata da Dani Pedrosa, mentre Stoner e la Ducati avevano dominato in lungo e in largo il campionato; quest’anno da un certo punto di vista è andata pure peggio con Viñales e Rossi che da metà stagione in poi sono praticamente spariti dalle prime posizioni, complice la preoccupante deriva tecnica della M1 che nessuno nel team è stato in grado di arginare, in un campionato molto più equilibrato e livellato rispetto a quello del 2007; per questo fa ancora più male che il 3° posto di Viñales sia arrivato con addirittura 31 punti di distacco da Dovizioso, vera sorpresa di questa stagione. Il paradosso è stato che la moto di Iwata ha dominato le prime due gare con due vittorie su due di Maverick e due podi di Rossi, ma si è poi clamorosamente persa al rientro in Europa, come spiegato recentemente dallo stesso Valentino.
Le sole 4 vittorie complessive del team in stagione eguagliano i record negativi di 2014, 2011 e ancora 2007, ma solo 10 anni fa la coppia dei piloti ufficiali aveva ottenuto meno punti complessivamente. Insomma il prossimo anno si dovrà davvero ripartire da zero, oppure, meglio, dal 2016 e da quel telaio che era risultato decisamente più efficace rispetto a quello utilizzato quest’anno. Il 2018 sarà cruciale anche perché alla fine del prossimo campionato ci potrebbero essere diversi spostamenti sul mercato piloti e tutte le Case avranno bisogno di potersi presentare al meglio per cercare di convincere i piloti più forti ad unirsi a loro; e questo discorso per la Yamaha vale doppio, visto che ci sarà da gestire anche la non semplice transizione del ‘post-Rossi’ con la necessità di trovare un nuovo ‘faro’ da seguire all’interno del team: e non è detto che si tratti per forza di Maverick Viñales.