Netflix in Formula Uno fa discutere - www.motorinews24.com
In attesa del nuovo campionato, in Formula Uno le polemiche sono all’ordine del giorno. Nell’occhio del ciclone ci finisce Netflix.
La Formula Uno è diventata, da anni, un prodotto di punta di Netflix, società statunitense leader nella distribuzione streaming via internet di film, serie televisive e altri contenuti d’intrattenimento dietro sottoscrizione di un abbonamento. Tra le produzioni di punta del colosso che ha rivoluzionato il mondo dello streaming online c’è la serie tv documentaristica Formula 1: Drive to Survive. Un contenuto originale nato in collaborazione con la stessa Formula 1 e che è sempre stato divisivo, in tanti non hanno mai digerito e sposato la nascita e la diffusione della docu-serie.
Il prodotto audiovisivo di Netflix ha giocato un ruolo chiave per far accrescere la popolarità dello sport, avvicinando nuovi tifosi alle gare. Allo stesso tempo, però, non sono mancate le polemiche per via della presenza costante delle troupe nei box e nel paddock per riprendere costantemente ciò che non è solitamente visibile in televisione a chi segue la gara. Il dibattito dei contrari a Formula 1: Drive to Survive si arricchisce anche con la critica nei confronti della piattaforma streaming che – più volte – ha favorito una narrazione forzata o spettacolarizzata di determinati eventi avvenuti nel corso della stagione. Rivalità accentuate e momenti drammatizzati ad hoc solamente per far aumentare l’audience.
Al di là delle critiche, la serie è ormai giunta alla sua settima stagione. Dieci gli episodi pubblicati a cadenza annuale, nella quale si raccontano i retroscena di quanto avvenuto nel precedente campionato di Formula Uno.
Jacques Villeneuve fa parte di coloro che sono contrari a Netflix in Formula Uno. L’ex pilota, campione del mondo nel 1997, ha criticato il colosso dello streaming nonché la produzione della docu-serie sul circus. Il canadese non avrebbe tollerato questo scenario se fosse stato ancora in attività.
Le parole di Villeneuve rilasciate a yaysweepstakes.com:
“Non sarei stato felice di partecipare, perché ai miei tempi i piloti erano tutti molto più liberi di parlare e quindi il risultato finale sarebbe stato molto dannoso. È anche capitato in passato che qualcuno cercasse di organizzare una serie come questa, sempre però legata a un pilota o a un altro. Ci hanno provato anche con me e ho rifiutato, perché non volevo che qualcuno mi stesse addosso dalla mattina alla sera. Non credo che il carico di lavoro oggi sia cambiato, è solo che adesso è un po’ tutto diverso…Una volta si correva, si provava, si correva, si provava, si correva, si provava e nei weekend di gara, c’erano molti più giornalisti di adesso. Molti di più perché non c’erano i social media né gli influencer. Queste persone vogliono essere giornalisti e le loro parole sono probabilmente spesso più considerate di quelle dei veri giornalisti, il che è sbagliato. È così, quindi molti dei veri giornalisti sono quasi scomparsi dal paddock. Quindi, ora c’è molta meno gente di prima e il carico di lavoro su questo aspetto è molto più semplice. Ai miei tempi c’erano 200 giornalisti e non avevi un attimo di tregua. Parlavamo per ogni Paese, per ogni giornale, per ogni radio e così via. Tutto questo è scomparso e oggi è possibile avere Netflix nel paddock perché c’è più spazio e più tempo per farlo”.
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