Circa due anni fa era stata presa la decisione di inserire all’interno del calendario MotoGP ed SBK una tappa in Indonesia. Per l’occasione, il governo guidato da Joko Widodo aveva annunciato la candidatura ufficiale di Lombok, con la costruzione ex novo del Mandalika International Street Circuit. Nonostante le recenti dichiarazioni positive dei vertici FIM e Dorna, seguite da quelle del Ministro degli Affari Economici, Erick Thohir la Commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite ha recentemente condotto un’indagine circa le presente violazioni contro contadini e pescatori dell’isola, destinata ormai a diventare il principale centro di attrazione dopo Bali.
«Fonti credibili hanno scoperto che i residenti i sono stati soggetti a minacce e intimidazioni e sono stati estromessi con la forza dalla loro terra senza alcun risarcimento. Azioni commesse senza, per altro, che l’ente addetto del Turismoabbia offerto risarcimento o una soluzione alla controversia sugli espropri di terreni». Ma gli ispettori ONU non si sono limitati a denunciare violazioni dei diritti umani, le accuse sono rivolte anche a un modello di sviluppo destinato a premiare i ricchi a danno delle popolazioni locali: «Bisogna cambiare modo di pensare: le infrastrutture turistiche transnazionali non devono essere costruite a esclusivo benefico di una manciata di attori economici ma per tutta la popolazione».
Il circuito di Mandalika, parte dell’isola di Lombok, è parte di un grosso investimento, circa 3 miliardi di dollari, di cui il circuito rappresenta solo una parte e che prevede anche la costruzione di hotel lussuosi, varie infrastrutture di ultima generazione e parchi divertimento. Continua Olivier De Schutter, relatore delle Nazioni Unite per le questioni legale ai diritti civili: «Le economie post-COVID dovrebbero concentrarsi sul benessere delle comunità locali, sul miglioramento dei loro mezzi di sussistenza e sulla partecipazione al processo decisionale. Esortiamo il governo indonesiano a garantire che l’ITDC rispetti i diritti umani e lo stato di diritto. Così come l’AIIB (Asian Infrastructure Investment Bank, ndr) e le imprese private a non finanziare o impegnarsi in progetti e attività che contribuiscono a violazioni e abusi dei diritti umani».
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