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La MotoGP nell’era dei Social

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I Social Network hanno cambiato il modo di comunicare. Hanno anche profondamente modificato la MotoGP ed il modo in cui si tifa per i campioni di questo sport. In peggio

I social media hanno modificato e stanno continuando a mutare il mondo in cui viviamo e di conseguenza anche lo sport e il modo di relazionarsi dei tifosi. I social network non sono buoni o cattivi, possono essere visti come vecchie scatole di vetro nel quale ognuno fa cadere il proprio pensiero, come una scatola di suggerimenti. La differenza è che questi foglietti non rimangono lì ammucchiati a prender polvere, letti solo da qualche addetto ai lavori. Tutti i post, i tweet, le foto restano in rete e vengono visti e a volte commentati da milioni di persone.

E sono queste, le persone, che a differenza dei social, sono buone o cattive e soprattutto gestiscono la comunicazione in maniera personale senza rendersi conto che il fatto di esprimersi attraverso una tastiera e uno schermo, non rende meno pesante ciò che lasciano cadere nella famosa scatola. Negli ultimi anni anche il mondo della MotoGP è entrato in contatto con la comunicazione diretta, cambiando profondamente e spesso portando a quelle divisioni che non si vedevano quando i tifosi si trovavano nei circuiti ognuno per il proprio pilota preferito ma tutti per lo stesso comune obiettivo, ovvero godersi una bella gara.

@YAMAHA RACING

A dirla tutta l’arrivo di Valentino Rossi, ormai 20 anni fa, aveva iniziato a cambiare un po’ le cose perché un personaggio così carismatico, così forte dal punto di vista mediatico non poteva che dividere in un certo senso il pubblico. È iniziato tutto con le gag, le scenette a fine gara e sul podio, così distanti da ciò a cui gli appassionati di moto erano abituati da riuscire a coinvolgere anche chi una gara di moto non l’aveva mai vista. Da quel momento il tifo è entrato nel motomondiale in maniera più forte ma alla fine era sempre lo stesso l’obiettivo: vedere belle gare, ritrovarsi in pista, magari se ne parlava poi al bar tra amici, con i soliti sfottò tipici dello sport e le litigate sane, sportive appunto. Però parliamo di 20 anni fa e il tutto rimaneva circoscritto alle piste o ai bar, magari a qualche trasmissione televisiva ma niente di più…

Oggi le cose sono cambiate, in meglio o in peggio non è il caso di discuterne adesso. Ma sono indiscutibilmente cambiate. Negli ultimi anni gli appassionati di MotoGP sono aumentati in maniera esponenziale e c’è da dire che molti sono anche troppo attivi sul web, non solo nella ricerca delle informazioni o nell’interesse verso i propri beniamini, ma anche e soprattutto nell’avviare ed alimentare discussioni attorno alle gare o alle scelte dei piloti.

@HONDA RACING CORPORATION

Ogni giorno nascono pagine per questo o quel rider, dove vengono raccolte foto e dove si parla delle loro gesta, esaltandone i punti forti e i sorpassi migliori. Per ogni persona a favore di questo o di quel pilota, ce ne sono almeno altre 10 che entrano in quelle pagine solo per criticare e fare il confronto con gli altri perché chiaramente non ci sarà mai un pensiero comune e purtroppo spesso nemmeno davanti all’ovvio le discussioni si placano.

L’apice del rapporto di simbiosi tra tifosi MotoGP e social si è raggiunto lo scorso anno dopo le accuse di Valentino Rossi a Marc Marquez e tutto lo strascico del “Biscotto Spagnolo” che ha spezzato in due il mondo dei motori, dando vita a due fronti contrapposti che sul web hanno dato il peggio di sè. Non tanto per le vignette o gli stati ironici quanto per i toni usati tra gli stessi tifosi nei confronti dell’una o dell’altra opinione.

Anche questo però è, se vogliamo, figlio dei tempi. Sempre meno spesso ci rendiamo conto del peso delle nostre parole che adesso restano indelebili, che vengono scritte come se non avessero peso. La penso così quindi lo scrivo, ma non chiedetemi di motivarlo perché è il mio pensiero. Quindi si riguarda mille volte un sorpasso o una gara non per amore del motociclismo ma per cercare un disegno che dia credito alla nostra teoria. Così i piloti per cui tifano gli altri diventano un nemico e la bellezza di questo sport viene meno. Per intenderci, scrivere epiteti o lanciare accidenti contro un pilota non è “esprimere il proprio parere“. E’ piuttosto fare un uso pessimo non solo dei social, quanto del vero e proprio diritto di parola.

Questo succede soprattutto quando per mezzo dei social si accusano i centauri della MotoGP, che rischiano davvero e ci mettono del loro non virtualmente ma realmente, di imbandire machiavellici piani. L’esempio più eclatante è l’immagine girata sul web nell’ultima settimana, cioè quella del cartello Honda di Motegi con scritto “Lorenzo OUT” che ha fatto pensare chi l’ha lanciata sui social di aver smascherato chissà quale diabolico piano della Honda ma che in realtà è diventata più una scusa per evitare di ammettere “Ha vinto il pilota più costante…chapeau“.

Ecco quello che non funziona con i social, la costante ricerca del cavillo, di ciò che non va bene, quando in realtà avrebbero il potere di creare un legame tra tifosi e di avvicinare gli stessi ai propri beniamini. Per discutere e sfottere un po’ magari, come al bar 20 anni fa. Ma con criterio, mettendoci la faccia e non lo schermo. È bello commentare, scambiare opinioni con chi ha le tue stesse passioni e di sicuro i social potranno dare una gran mano al motociclismo del futuro.

L’importante è che di base resti solo la voglia di godersi una bella gara.

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