MotoGP
I piloti di MotoGP e gli allenamenti off-road: indispensabili o no?
Da quando Rossi si è infortunato e il suo Mondiale è a rischio, la MotoGP discute degli allenamenti con l’off-road: tra chi li ritiene indispensabili e chi un puro divertimento da vietare
E’ bastato che a cadere fosse un pilota in lotta per il Mondiale a sole 6 gare dal termine del campionato, e che quel pilota fosse non semplicemente un campione, ma il campione per eccellenza intorno al quale ruota un’intero indotto di interessi, per far traboccare il vaso. L’infortunio di Valentino Rossi in enduro è stato solo l’ultimo di una lunga serie che purtroppo abbastanza sovente ha coinvolto vari corridori di tutte le categorie, e non solo la MotoGP, ma quello che si è alzato in seguito alla caduta del pesarese del Yamaha Factory Team è stato un polverone degno dell’altisonanza del suo nome. Fino a quando a farsi male sono stati gli altri, anche dei top-rider come Marquez, Vinales o Dovizioso, hanno tutti sopportato ma nessuno ha parlato. Valentino Rossi invece è stato letteralmente “messo in croce” per essere stato colpevole, secondo alcuni, di aver preso dei rischi inutili per puro divertimento nel tempo libero, meritandosi così di perdere ogni possibilità realistica di vincere il titolo 2017; l’ennesima opportunità di raggiungere l’agognato decimo Mondiale.
SUGLI ALLENAMENTI E’ SCONTRO, PILOTI CONTRO TEAM – Tra chi non ci vede nulla di irresponsabile negli allenamenti “off-road”, e chi invece sta pensando ad una maggiore tutela per i team attraverso il divieto di praticarli (clausola già presente nei contratti di diversi altri atleti), gli addetti ai lavori si sono divisi. Da un lato ci sono i piloti, che giustificano le loro scelte puntando il dito contro il numero di test da poter fare in pista con le loro moto troppo limitato e sull’assenza di un simulatore in stile Formula 1, dall’altro aziende e sponsor che vogliono preservare i loro uomini immagine almeno dagli sport estremi. Un’affermazione alquanto bizzarra quest’ultima, ce ne rendiamo conto. Come se correre la MotoGP 18 volte all’anno non fosse uno sport estremo e dagli enormi pericoli.
NESSUNO HA RAGIONE: I PILOTI LO FANNO PER DIVERTIMENTO E IL DIVIETO DEI TEAM E’ IMPROPONIBILE – Chi ha ragione? Nessuno. I piloti non possono sostenere di fare Flat Track, Dirt Track e Motocross in quanto propedeutici alla velocità, perché «non esiste nessun tipo di moto che possa simulare la guida, la postura e quindi l’utilizzo dei muscoli, imposti da una MotoGP, ecco perché è molto difficile allenarsi» come ammette Andrea Dovizioso, un fanatico di cross. Soprattutto quest’ultimo, con la velocità di oggi, caratterizzata da una gestione elettronica pressoché totale, non c’entra proprio nulla. D’altro canto è però utopistico arrivare a pensare di vietare ad un pilota di andare in moto. Un pilota si allena guidando.