History
La prima vittoria di Stoner in Qatar
La MotoGP giunse al 2007 dopo una stagione folle, che vide trionfare Nicky Hayden su Valentino Rossi. In quella gara a Losail gli occhi erano puntati sull’uomo con il 46 ma la sorpresa arrivò dall’australiano con il 27
Sono passati quasi dieci anni da quel primo gran premio della stagione in cui le moto scesero in pista con la cilindrata ridotta ad 800 cc, scelta regolamentare fatta per arginare le velocità incredibili raggiunte dalle 1000 nell’anno precedente. I test erano andati via lisci, con Valentino Rossi pronto a riprendersi il trono con una certa facilità e la Honda che sembrava in difficoltà. In HRC non riuscivano assolutamente a far andare subito forte il nuovo motore V4 incastonato in una moto fatta su misura per Daniel Pedrosa. Forse anche troppo su misura.
Se mai si dovesse utilizzare l’aggettivo “minuscola” per descrivere una moto, la RC211 di quell’anno sarebbe senza dubbio la perfetta destinataria di questa definizione. Marco Melandri che non è propriamente uno spilungone la definì esageratamente miniaturizzata e Nicky Hayden, che aveva anche il n°1 sul cupolino, si lamentò da subito di una moto nella quale letteralmente non entrava. La Yamaha era invece andata sul sicuro con la M1, certa di poter sfruttare la endemica agilità delle moto di Iwata unendole ad un motore appena meno potente del precedente. In questo scenario, l’errore più grande che tutti commisero fu di sottovalutare una piccola Casa italiana che aveva fatto la scommessa del secolo giusto due anni prima, e la stava per incassare con incedibili effetti speciali. Una scommessa che aveva la forma di un paio di oggetti neri e tondi, con stampata la scritta Bridgestone su tutti i lati.
Loris Capirossi fu il primo a mettere le mani sulla Desmosedici in versione 800, durante i test post gran premio a Brno, in Repubblica Ceca. Il suo entusiasmo fu così forte che sceso dalla sella entrò nel box e le sue prime parole furono: “Ma che moto avete fatto? Posso averla subito, senza aspettare l’anno prossimo?”. Capirex durante il test aveva girato in pratica sugli stessi tempi fatti nel weekend di gara sulla poderosa Desmosedici GP6 a cilindrata piena. Ma la moto in configurazione 800 era incredibilmente più agile e soprattutto poteva contare su un feeling con le gomme Bridgestone che si rivelò presto l’arma vincente.
La ciliegina sulla torta fu poi rappresentata da un pilota australiano che all’epoca aveva un soprannome scomodo. Casey Stoner vantava infatti il titolo di Rolling Stoner del paddock, per la sua innata attitudine a creare lavoro extra per gli addetti alle carene dei vari team in cui aveva corso. Nel 2006 aveva fatto una stagione di debutto splendida sulla RCV di Cecchinello ed era stato cercato da mezzo paddock per il 2007. Alla fine scelse la Ducati e mai matrimonio fu più applaudito tra pilota e moto. Passione immediata, intesa perfetta e tanta voglia di rendersi felici a vicenda.
Durante i test Casey Stoner mostrò subito di che pasta era fatto, mettendosi spesso e volentieri alle spalle il pluridecorato compagno di team Loris Capirossi, vera prima guida della squadra bolognese fino a quel momento. Scesi in pista a Losail, i piloti Yamaha iniziarono presto a dettare legge segnando in scioltezza i migliori tempi in tutte le sessioni, comprese le qualificazioni. La pole la fece un Valentino Rossi tonico e preciso, riuscendo a mettersi alle spalle proprio Casey Stoner e la sua Ducati. Un dato su tutti emergeva prepotente, e poteva rappresentare un problema enorme in vista della gara. La moto bolognese in rettilineo letteralmente volava, staccando gli avversari anche di 20 km/h in alcuni passaggi. Tanto le moto del team ufficiale, quanto quelle dei clienti come la Pramac, erano velocissime. Le Ducati erano davvero imprendibili sul rettilineo, per chiunque.
La pole position mise Valentino di buon umore e quel ragazzino sulla moto rossa al suo fianco poteva costituire un problema giusto per il tragitto che portava alla prima curva. In realtà le cose si misero immediatamente in modo totalmente diverso. Stoner era velocissimo in rettilineo e nonostante Rossi facesse valere tutta la sua esperienza per passarlo con precisione ed aggressività nel guidato, il motore della Desmosedici permetteva all’australiano di restituire sempre il favore in rettilineo, tagliando il traguardo costantemente in prima posizione giro dopo giro.
Valentino non poteva ovviamente mollare e per tutta la gare face dei numeri incredibili pur di tenere la ruota della Ducati e tentare di arginare la potenza che divideva la sua M1 da quell’autentico mostro rosso che si trovava ad affrontare. Casey non sbagliò un colpo, restituendo colpo su colpo qualsiasi attacco di Rossi, che con il passare dei giri stava stressando sempre di più le sue Michelin. Valentino iniziava a sbagliare sempre di più, allargando troppo una traiettoria oppure scomponendo in modo eccessivo la moto in frenata, ed a pagare il salato prezzo per questa aggressività fu il grip delle gomme, che stava calando giro dopo giro.
Nonostante il calo di gomme Rossi riuscì a tenere testa alla Ducati e al talento di Stoner, che la guidava in modo semplicemente eccelso. Nel tentativo di non perdere il treno dei primi, lo stesso Capirossi cadde durante il sesto giro e consegnò con questo errore il testimone di leader in quel di Borgo Panigale all’esuberante australiano saldamente in testa alla gara. Alle spalle dei due battistrada i soli a resistere qualche giro furono Dani Pedrosa sulla micro RCV e John Hopkins su una Suzuki in ottima forma. Nonostante i buoni propositi dei due agguerriti piloti, attorno al tredicesimo passaggio furono costretti anche loro a lasciare scappare Valentino e Casey, travolti in un duello bellissimo ed incerto. Anche il campione del mondo in carica Hayden annaspava ai margini della top ten, impotente spettatore su una moto odiata da subito.
Rossi tenne la ruota di Stoner in maniera esemplare, reggendo fino al penultimo passaggio. Nell’ultimo giro era giunto il momento di provare il tutto per tutto, cercando di passare il rivale nel tentativo poi di giungere sul traguardo con un vantaggio sufficiente per resistere all’ondata da cavalli rossi pronti a riversarsi sull’asfalto del lungo rettilineo qatariano. Ma i tentativi del campione di Tavullia non fecero altro che portarlo a commettere un piccolo errore, lasciando via libera per la vittoria all’australiano di Curri Curri. Il tripudio degli uomini in rosso fu totale, grazie ad una vittoria desiderata ed intensamente ricercata, ma assolutamente impossibile da pronosticare.
Una volta giunti al parco chiuso gli sguardi erano tutti per la Desmosedici e Valentino fu costretto a fare dei complimenti al rivale per la splendida gara. Rossi chiese anche al cronista di turno se fosse sicuro che la moto fosse effettivamente una 800 e non una 1000, da tanto andava forte in rettilineo. La verità è che quel giorno, sull’asfalto rovente di Losail, Casey Stoner scrisse la prima di una lunga serie di pagine di sport in sella a quella moto rossa. Per la precisione 23 vittorie e tantissimi podi e pole position, con la ciliegina sulla torta del mondiale 2007 vinto con un dominio totale.
Uno degli elementi vincenti del binomio era certamente il motore della Desmosedici, ma l’altro era senza dubbio rappresentato da quella capacità più unica che rara che Casey aveva nel domare tutti quei cavalli italiani. Anche quest’anno sembra che quella moto rossa abbia qualche purosangue in più nascosto tra le carene attillate e la speranza di tutti i tifosi italiani è che Dovizioso e Iannone abbiano appreso al meglio l’arte del gestirli da colui che oggi veste i panni di tester. Il tester più veloce che ci sia mai stato.
FOTOGALLERY by Duca✠Chef