Red Bull e Mercedes, Horner contro Wolff: una sfida all'ultimo colpo
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Red Bull e Mercedes, Horner contro Wolff: una sfida all’ultimo colpo

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Red Bull contro Mercedes, il duello non è solo in pista. Christian Horner e Toto Wolff: storia di un rapporto impossibile

Mai dall’inizio dell’era turbo-ibrida nel 2014 la Mercedes si è trovata nella situazione di oggi. La scuderia tedesca, negli ultimi 7 anni, ha dominato sotto ogni aspetto la Formula 1, vincendo tutti i campionati costruttori a disposizione e tutti i campionati pilota. Su quest’ultimo, inoltre, il dominio è a firma Lewis Hamilton, con l’unica eccezione del 2016, in cui a trionfare fu il suo compagno Rosberg.

La stagione attuale – che precede la rivoluzione del 2022 -, sta vedendo il sette volte campione del mondo alle prese con un Max Verstappen determinato a detronizzare non solo lui, ma anche la stessa Mercedes. A tre gare dal termine l’olandese guida la classifica a 14 punti dall’inglese, mentre nel campionato costruttori è ancora la scuderia tedesca al comando ma a soli 11 punti dalla Red Bull. E’ il distacco più ravvicinato nell’era turbo-ibrida.

I duelli più ravvicinati sono stati con la Ferrari nel 2017 e nel 2018, quando però il distacco al termine della stagione fu rispettivamente di 146 e 84. Distanze comunque elevate che permisero alla Mercedes di festeggiare con largo anticipo.

Quest’anno la situazione è cambiata radicalmente, con il team di Milton Keynes che sta seriamente impensierendo la scuderia tedesca. Le battaglie, però, non sono solamente in pista, dove Verstappen e Hamilton stanno ribattendo colpo su colpo, andando anche oltre, come successo a Silverstone o a Monza. Se i due piloti sono i protagonisti assoluti, non hanno un ruolo secondario i due team principal, Christian Horner e Toto Wolff.

Il campionato sta mettendo a dura prova i nervi dei team principal. Da diversi mesi i due non si stanno risparmiando a livello mediatico, con ripetute dichiarazioni che mirano a destabilizzare l’ambiente.

Baku, l’inizio della battaglia mediatica

L’inizio concreto di questo dualismo è di fatto scoppiato a Baku, quando Horner lanciò la prima di una serie di accuse alla Mercedes: «Toto? Fossi in lui con quell’ala starei zitto». Queste furono le parole dell’inglese riguardo le accuse sulla presunta irregolarità dell’ala posteriore della Red Bull. La risposta di Wolff non fu da meno, che seccamente dichiarò: «Christian è un pallone gonfiato che vuole essere ripreso dalle telecamere».

Sin da subito, quindi, il diverbio ha oltrepassato i confini sportivi, andando a intaccare anche l’area personale. E se in Azerbaigian i due si sono presi, nei mesi successivi, di fatto, non si sono più mollati. In Austria, ad esempio, sono continuate le accuse – anche velate – di Wolff su presunte irregolarità, un aspetto su cui Horner, invece, sta spingendo molto in queste ultime gare (da Turchia in poi).

Botta e risposta infuocato a Silverstone

Il punto più infuocato, però, è stato sicuramente toccato a Silverstone. Non è un caso che la sliding door tra i due manager corrisponda al primo vero contatto in pista tra Hamilton e Verstappen, quando l’olandese si ritirò durante il primo giro del Gran Premio. Horner, senza troppi giri di parole, se la prese con il pilota inglese: «Hamilton non dovrebbe fare manovre del genere, è un sette volte campione del mondo e lo dovrebbe sapere. È inaccettabile, ha messo in pericolo un pilota, spero sia soddisfatto».

Una dichiarazione che scaturì prima la reazione di Wolff: «Ritengo che i commenti che sono stati rilasciati in seguito all’incidente tra Max Verstappen e Lewis Hamilton siano stati dettati dall’emozione e hanno leso un sette volte iridato come Lewis Hamilton scatenando anche maree di reazioni piuttosto nette polarizzando l’opinione pubblica. Parole come ‘manovra amatoriale’ non dovrebbero essere pronunciate», e poi quella della Mercedes, che con un comunicato ufficiale auspicava la fine del “tentativo concertato da parte del management Red Bull di infangare il buon nome e l’integrità sportiva di Lewis Hamilton”.

Il weekend inglese, quindi, ha definitivamente rotto il rapporto già ai minimi termini tra le due scuderie. La strada era ormai tracciata. Il diverbio aveva raggiunto un punto di non ritorno e, i limiti di questo acceso scontro mediatico erano stati ampiamente superati dai due team principal.

Gli attacchi personali di Toto Wolff

A rendere ancor più scoppiettante la battaglia comunicativa – e a evidenziare l’assenza di limiti – sono stati i colpi inflitti sul personale. Dal «pallone gonfiato» di Toto a Horner, passando per l’ammissione dell’inglese «non ci sono rapporti tra di noi, Mercedes non è un modello da seguire», fino allo scambio di battute dopo il Gp degli Stati Uniti: il manager austriaco, in risposta proprio a una dichiarazione del team principal della Red Bull sul saper gestire la pressione, ha chiuso il discorso con un: “Perdere il padre e sentirsi solo a 14 anni e senza un soldo, quella è pressione. Qualcuno di noi davanti a un microfono o una telecamera crede di trovarsi a Hollywood e diventa un piccolo attore”.

Un altro colpo basso all’ego di Horner, colpito ancora una volta sul personale. Strategie – se così vogliamo chiamarle – comunicative diverse. Se l’austriaco ha spesso commentato il comportamento del team principal Red Bull, l’inglese ha preferito dal principio spostare l’attenzione su Hamilton e la Mercedes, andando alla ricerca di errori ed evidenziando presunte irregolarità. Se il primo quindi la vedeva più come una sfida contro il team principal Red Bull, l’idea del secondo era proprio quella di cercare in ogni modo di far perdere energie al sette volte campione del mondo e alla scuderia.

Tre gare al termine: gli ultimi colpi

Ma ora che stiamo per giungere alla conclusione del Mondiale, l’attenzione di entrambi si è spostata sulle vetture. E’ chiaro come, a questo punto del campionato, ogni minimo punto possa fare la differenza. Per questo motivo anche in Brasile non sono mancate le polemiche soprattutto a seguito della squalifica di Hamilton. Wolff, infatti, non è stato soddisfatto della decisione dei giudici di gara: «Quello che è chiaro è che non abbiamo un’ala illegale. Era un difetto sul lato destro di entità minima. Questo significa che in realtà abbiamo avuto uno svantaggio in termini di prestazioni. Ora però guarderemo ogni singolo pezzo di nastro che cade, e posso promettere che faremo molte domande nelle prossime gare».

Pronta la riposta di Horner, che ha chiuso il weekend alimentando dubbi sulle legalità del motore Mercedes: «Nelle ultime tre o quattro gare la Mercedes ha mostrato una velocità di punta in rettilineo incredibile. Lo abbiamo visto in Messico lo scorso weekend…».  

E quanto questa battaglia sia sentita, è evidenziato dal gesto di Toto Wolff dopo il sorpasso effettuato da Lewis ai danni di Max, un “Fuck yes” rivolto a Michael Masi, reo di non aver penalizzato l’olandese durante la gara.

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Insomma, il distacco tra Hamilton e Verstappen e tra Mercedes e Red Bull è minimo e, ogni particolare – in pista e fuori – conta. Se il mondiale che si sta giocando in pista è acceso come non mai nell’ultimo decennio, quello che si sta giocando a livello verbale tra Toto Wolff e Christian Horner è destinato a restare nella storia in egual misura. Il ricordo sarà quello di una delle rivalità più accese dell’intera storia della Formula 1.

Mancano ancora 3 gare, e i due team principal, certamente, non resteranno in silenzio a guardare.

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