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Lord Of The Bikes, un talent tutto Made in Italy
Grande successo per Lord Of The Bikes, il talent di customizzatori di moto su Sky Uno condotto da Ringo. Ecco com’è nata l’idea del format e le ambizioni per il futuro nelle parole del Ringaccio
Tantissimi conoscono Ringo per la sua immensa passione per la musica e le moto. Questo connubio è l’anima perfetta del nuovo talent che presenta su Sky ogni martedì sera. Uno show diviso in sei puntate, durante le quali i migliori customizzatori italiani verranno messi alla prova fino a trovare il vero Lord Of The Bikes. Ringo ci racconta tanti particolari di un format che ha riscosso grande successo nella prima puntata e che ha l’obiettivo di far emergere tutto lo stile e la classe dell’Italia a due ruote.
Quando è nata l’idea di creare un contest in Italia per customizzatori professionisti?
Tengo a precisare che Lord Of The Bikes non è stata una mia idea. Io sono stato coinvolto e ho sposato subito il progetto. Quando ho visto che era un programma nuovo, italiano, che non era stato copiato dagli USA, con un sito web italiano, presentatore italiano, giudici italiani, officine italiane e moto italiana mi sono detto che valeva la pena tentare. Ho pensato che sarebbe stata un’impresa ardua, ma potrebbe essere la prima volta che a Los Angeles guardano un programma italiano con i sottotitoli in inglese.
Dal primo episodio è apparso subito chiaro che il programma è realizzato davvero benissimo, con una produzione di primo livello e tanta classe in ogni particolare. Anche Top Gear Italia che va in onda prima di voi può temervi?
Ovviamente io me lo auguro, anche se noi non abbiamo fatto un programma per fare chissà quale audience. L’abbiamo fatto per fare qualcosa di particolare, di unico. Il rapporto tra noi e Top Gear oggi è di 7 a 1 e ovviamente l’idea è di far scendere questo rapporto. Io ho una squadra di gente un po’ sconosciuta, mentre di la ci sono Bastianich, Meda e Valsecchi. L’ospite della prima puntata è stata la Capotondi, mentre da noi gli ospiti veri sono le moto.
Il lancio è stato comunque positivo, con un’ottima risposta del pubblico. L’hashtag #LordOfBikes è diventato in pochissime ore trendtopic di Twitter. Ti aspettavi una risposta così forte?
No, davvero non mi aspettavo che diventasse subito trendtopic assieme a Top Gear, che però era sponsorizzato da Sky. Questa è stata una nostra piccola vittoria, un Davide contro Golia. Lo scontro continua, anche se non uno scontro positivo per noi perché ovviamente se Top Gear va bene, consente anche a noi di avere un po’ di traino. Certo noi non abbiamo il budget che hanno loro ad ogni puntata. Noi ne abbiamo molti meno, quasi nulla. In pratica andiamo avanti a pane e mortadella, ma il programma è così. Deve rimanere così, deve essere una grande produzione fatta bene, che risalta la produzione artigianale italiana. Questo è il sapore di Lord Of Bikes: entrare nelle officine italiane, dei customizzatori italiani con i loro accenti, i loro sorrisi, la loro atmosfera. Dalla Toscana al Lazio alla Liguria, passando per la Lombardia. Ma quando entri nelle officine di questi ragazzi l’odore della passione è identico per tutti.
Il gruppo di giudici racchiude gli elementi fondamentali di una moto in ognuna delle tre personalità: stile, tecnica e filosofia. Come hai messo assieme questa squadra così ben assortita?
Quando Miride Bollesar che è la produttrice mi chiamò la prima volta, mi chiese di formare una squadra. Abbiamo valutato assieme delle persone e io ho accettato subito il gruppo scelto. Non li conoscevo tutti di persona. Mario è un grandissimo esperto di settore, un ottimo giornalista. Conoscevo bene Aryk perché ci siamo incontrati in tante fiere dove dipinge caschi e ho apprezzato con i miei occhi la sua bravura e soprattutto la sua capacità ed il suo gusto. Anche Filippo Barbacane non lo conoscevo personalmente ma sapevo che di Moto Guzzi è uno dei più grandi esperti in Italia. Poi è chiaro che nessuno ha la bacchetta magica! Uno si fa delle idee, prova un team. Ma alla fine ci vuole anche una buona dose di culo che non guasta proprio. L’alchimia nasce anche per caso, con la fortuna.
Questo genere di format negli USA ha riscosso successo, ma le moto da personalizzare sono sempre e solo custom. Su Lord Of Bikes il genere sembra diverso, più verso il Cafè Racer vintage. Pensi che sia possibile in futuro portare Lord Of Bikes in USA?
In America amano molto la Guzzi, come anche la Ducati e la MV Agusta. Amano il prodotto italiano. Questa moto, la V7, ha un sapore molto vintage. E’ un modello che ha una lunga storia e i modelli degli anni 60 e 70 mi facevano impazzire, con i loro serbatoi bianchi ed a specchio. Gli americani semplicemente la amano. Penso che potrebbe piacere negli USA, perché a differenza dei talent americani di questo genere, nei quali c’è una buona dose di tamarrate, le vere americanate, qui siamo molto più puliti. Noi siamo come un sushi, un filetto di salmone, la parte del cuore. Abbiamo badato molto al sodo, a fare vedere in ogni puntata delle moto nuove, con dei temi differenti tra loro. Penso che agli americani possa piacere, ma ovviamente dovremo vedere quale potrebbe essere un futuro. Anche in Inghilterra può piacere molto, perché lì la famiglia Cafè Racer è molto attiva. Non so se questo possa succedere ma me lo auguro perché sarebbe una grande soddisfazione, potrebbe essere il primo talent show che fa il viaggio al contrario. Invece di venire dagli USA, siamo noi a mandarlo lì.
Il fenomeno dei customizzatori in Italia è partito forse in ritardo rispetto a paesi come Francia, Germania e gli stessi USA. Come siamo messi oggi se guardiamo al panorama mondiale?
Penso che per prima cosa oggi sia una moda e che come tutte le mode abbia lati positivi e negativi. Adesso ti guardi in giro e sono tutti bravi a tagliar telai e fare sospensioni. Però tolto il fatto che un pò è diventato una moda, ammettiamolo, c’è da dire che il gusto italiano si vede anche nelle officine. Se prima era partito con il mettere forcelle lunghe e fare dei chopper assurdi, indirizzando il tutto verso il mondo Harley Davidson e custom in generale, adesso invece si è allargato a gente che fa bobber, che fa chopper, che fa special bellissime e cafè racer. C’è anche da dire una cosa e cioè che oggi non ci sono più i soldi che c’erano una volta in giro. La gente non ha più i 15.000 euro per comprarsi una BMW Nine–T, quelli sono tanti soldi. Magari uno ha in garage la moto del nonno o dello zio e visto che non si butta via nulla magari con budget di 2/3000 euro, che non basterebbero a comprare una moto nuova, sai che con una buona officina puoi fare una bella moto. Basta avere gusto nel pensare a un progetto e poi c’è anche da dire che a noi uomini piace sporcarci un po’ le mani. Io ancora non ho il garage ma sto cercando di farmene uno in cui costruire le mie moto.
Quali sono state le tue moto, le moto della tua storia?
Le mie moto della gioventù ovviamente sono legate alla mia famiglia, che è di Taranto. Il mio babbo aveva un Morini, un Corsaro che è stata la mia prima moto. Poi a mio nonno ho anche rubato un Dingo 50 verde, che fa un po’ ridere pensando che io mi sono chiamato Ringo dopo. Poi ho fatto tutta una trafila passando per un Laverda, un Morini 350. Ricordo che il mio sogno da ragazzino era una Suzuki 80 che faceva un rumore bellissimo. Ma la moto dell’epoca era un Caballero, che aveva anche le frange sulle manopole. Crescendo ho avuto un po’ di Harley, ho avuto anche una V7 nera opaca, bellissima. L’anno scorso ho usato tantissimo anche la Scrambler Ducati. Da giornalista ho la fortuna di poter usare un po’ di moto per divertirmi.
Adesso ti tocca farne una tua, ci sei in pratica…
Ne ho parlato a Milano con Officine Mermaid. Vorrei farmi la moto in garage qua da me, nell’officina e filmare il tutto con una Go Pro e magari farne un programma. Ho pensato di filmare ogni pezzo che realizzo, fino a montare il tutto e farne un programma di un’ora. Anzi, visto che non ho ancora deciso cosa usare come base accetto consigli. Quindi datemi suggerimenti su Facebook o su Twitter!
La musica e le moto sono da sempre le tue grandi passioni. Sei in officina e stai lavorando su una moto. Cosa ascolti?
Per lavorare a me piace molto il punk rock, la musica che ho un po’ nel cuore. Però adoro anche la west coast, quindi i Bird, i Creedence Clearwater Revival, Crosby Still Nash e Young. Insomma questo genere qui, mi immagino in officina a lavorare con la California nel sangue.