Superbike
SBK, Pedercini sulla vicenda Russo: «A Riccardo serve più umiltà»
Lucio Pedercini racconta la sua versione dei fatti sulla vicenda legata alla separazione del suo Team con il pilota Riccardo Russo
Nel mondo della comunicazione globale che diventa un vortice sempre più affamato, è troppo facile farsi trascinare in deduzioni affrettate dopo aver letto un post pubblicato su qualsiasi profilo Social dal personaggio di turno. Una problematica che esiste a tutti i livelli di comunicazione, spaziando dalla politica per finire allo sport. Nel nostro caso, dopo la pubblicazione di un post del pilota Riccardo Russo che polemizzava con il Team Pedercini (clicca qui per leggere l’articolo) riguardo il modo scelto per comunicare la cessazione della collaborazione, abbiamo pensato di interpellare il diretto interessato. Così ci siamo messi in contatto con Lucio Pedercini, un uomo di sport che conduce con passione e competenza il proprio Team in SBK da tanti anni. Un passato da pilota, un grande presente da Team Manager ed una stima che lo accompagna da parte dell’intero Paddock sono il biglietto da visita di Lucio. Leggere di quest’episodio ci ha colpito, ed abbiamo ritenuto opportuno andare a fondo e chiedere direttamente al manager la sua versione dei fatti, scoprendo parecchie discrepanze con quanto raccontato dal pilota.
Quando abbiamo letto il post di Riccardo, siamo rimasti colpiti da quanto scritto. Non ci sembrava nel vostro stile fare una comunicazione così importante ad un pilota in un modo del genere. E’ vero quello che è successo?
«Come sempre è facile prendere un singolo episodio e trasformarlo a proprio uso e utile. Purtroppo con Riccardo non siamo mai riusciti a trovare un’intesa davvero buona, e c’è voluto un pò di tempo per maturare questa decisione. Quando è successo, volevo in ogni caso parlarne con lui di persona, spiegargli bene la cosa. In realtà lui ha scritto che la decisione era già stata presa prima di Jerez, ma io volevo parlargli subito dopo la fine della gara Stock, e così eravamo d’accordo. Noi in gara avevamo Jeremy Guarnoni che sapevamo avere un ottimo passo gara, e grandi possibilità, per cui eravamo tutti concentrati su questo, sulla sua gara. Anche su questo con Riccardo non siamo stati d’accordo, perchè secondo me se tu sei in un Team e sai che in un’altra categoria c’è un tuo compagno di Team che va forte, che può fare il risultato, tu resti nel box con i meccanici, la squadra e ti guardi la gara con loro. Invece Riccardo, quando eravamo al secondo giro della Stock, si è affacciato e ci ha salutati al volo dicendo che se non andava perdeva l’aereo. A me questa cosa è dispiaciuta molto, perchè tra l’altro la gara era nel primo pomeriggio, mentre l’aereo era a sera alle 21:30. Se poi sai che ti devo parlare, puoi anche restare. Ma questo è stata solo una delle cose che non hanno funzionato»
Quindi voleva parlargli e non ha avuto modo di farlo?
«Assolutamente volevo parlargli, ma non avevo preso nessuna decisione. Io ho sempre pensato che Riccardo è un pilota veloce, l’ho voluto io. In passato aveva corso con noi una singola gara come riserva, ed era andato molto forte. Poi ne avevo parlato con Luca, il nostro Capotecnico, ed eravamo d’accordo a richiamarlo con noi. Sono certo del suo talento, ma gli ho dimostrato in tutti modi che per andare forte con la Kawasaki doveva cambiare qualcosa nel suo modo di guidare. Poi lui si è comportato così, e io ci sono rimasto male. Ho provato a chiamarlo varie volte dopo la gara, ma lui era già in aereo. Alla fine ho deciso di mandargli un messaggio per tagliare la testa al toro e comunicargli questa decisione. Poi mi ha chiamato lui ma era mezzanotte e dopo una giornata pesante in pista io onestamente ero a letto a dormire. La mattina ho provato a chiamarlo varie volte, ma mi rispondeva sempre Tim. Dopo non ci siamo più cercati»
Ha detto che non ha voluto cambiare modo di guidare e non ha ascoltato. Pensa che fosse solo colpa del suo stile se non riusciva a trovare feeling e risultati con la moto?
«Io su una cosa sono più che certo, che la nostra moto è davvero a posto. Noi abbiamo un ottimo rapporto con Kawasaki e le nostre moto hanno caratteristiche molto, molto vicine a quelle delle ufficiali di Rea e Sykes. Ti dico una cosa, noi i dati di Rea e Sykes li possiamo vedere, ci vengono forniti. Io sono stato un pilota per tanti anni, ho corso in GP, in SBK, nel CIV. A me basta guardare un pilota a occhio nudo in pista per capire cosa non va e perchè non va forte in certe situazioni. Nel caso di Riccardo, ho provato a dargli dei consigli, gli abbiamo anche fatto vedere la sua telemetria paragonandola a quella di Rea per fargli capire dove sbagliava e dove poteva migliorare, ma la sua risposta è stata sempre: “Io guido così, è il mio stile”. Noi dobbiamo ricordarci che siamo in un’epoca in cui un certo Valentino Rossi, ha accettato di cambiare il proprio stile di guida per essere competitivo con Marquez, Lorenzo e gli altri fenomeni. In un’epoca in cui lo stesso Jorge Lorenzo sta cambiando il proprio stile per essere competitivo con la Ducati. Ed ho fatto nomi di piloti che hanno vinto fior di mondiali. Prima di rispondermi così, magari uno dovrebbe anche fare un bagno di umiltà. Poi è anche vero che oggi anche in Moto3 ci sono piloti che per mezzo risultato buono, si sentono già dei campioni arrivati. Ma questa è un’altra storia»
Nel vostro comunicato riguardo la separazione con Russo, c’è anche un accenno alla volontà di Kawasaki di schierare Guardoni in Qatar. Avete ricevuto “pressioni” in tal senso?
«Guarnoni è un pilota sotto contratto diretto con Kawasaki Europa, e in questa stagione la sua vittoria di tappa in Stock ha permesso a Kawasaki di vincere il titolo Costruttori. Loro volevano dargli un premio e quindi, visti i risultati con Riccardo, ci hanno chiesto se eravamo disponibili a dare spazio a Guarnoni in Qatar. Poi è successo quello è successo a Jerez, ed ho preso la decisione. Non ho avuto pressioni, ma è chiaro che noi abbiamo un rapporto molto forte con Kawasaki ed in ogni caso mi sembrava giusto accontentare questa richiesta, visti anche i risultati. In certe situazioni devi anche dimostrare che il problema non è la moto. Con la nostra moto, nella tappa del Qatar del 2016 Haslam è andato fortissimo. A Jerez ha corso Guintoli con la moto di Puccetti, con una moto che è molto simile alla nostra. Krummenacher non è andato mai forte, poi è arrivato Guintoli che è un ex campione del mondo, ed è andato subito sui livelli dei migliori. Quindi la moto c’è, è competitiva e la differenza la fa davvero il pilota. Non voglio che per colpa della mancanza di feeling tra moto e pilota o tra squadra e pilota, possa essere messo in dubbio il lavoro della mia squadra. Le nostre moto sono curate, sono sempre la top».
In questa stagione purtroppo era capitato a Russo di avere problemi anche con l’altra squadra per cui ha corso, il Guandalini. Forse c’è qualcosa che non funziona nell’approccio del pilota?
«Ribadisco, secondo me Riccardo è molto veloce, ma deve fare un bagno di umiltà. Poi non sono sicuro che sia concentrato al 100% sulle gare. Secondo me è troppo distratto da vicende che sono al di fuori delle gare. A volte non ha voluto ammettere di avere difficoltà all guida, dicendo che era la moto a non essere a posto. Non sarebbe meglio semplicemente ammettere di avere problemi alla guida e cercare di risolverli assieme? Io non voglio dare lezioni di vita a nessuno, ma ho 45 anni, non 25. Ho corso a lungo, ho avuto tanti piloti che hanno corso con me. Magari vale la pena ascoltarli i miei consigli»
Adesso avete programmi definiti per il 2018 dal punto di vista dei piloti?
«No, non abbiamo ancora definito nessun contratto. Penso che faremo tutto dopo il Qatar»