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Steve McQueen, il pilota prestato al cinema

Figlio di uno stuntman, aveva la passione dei motori nel sangue: Steve McQueen considerò più volte l’ipotesi di abbandonare il cinema per dedicarsi completamente alle corse

La breve vita di Steve McQueen rappresenta un caso veramente raro nella storia delle star hollywoodiane. Tutta la sua carriera è stata fortemente influenzata da un’incredibile e irrefrenabile passione per i motori a 360°. Le moto, le moto da fuoristrada e da motocross, le auto da competizione e le auto e moto da collezione sono state il filo conduttore della carriera di questo fenomenale attore carico di fascino e carisma. Tanto che si può tranquillamente affermare che Steve McQueen fosse un vero pilota prestato al cinema. Quasi tutte le sue opere sono state influenzate da questo smisurato amore per i motori. Dal leggendario film “On Any Sunday” (1971)  dove Steve McQueen ci fa conoscere tutte le specialità dello sconosciuto mondo motociclistico americano, fino al più popolare “La 24 ore di Le Mans” (1971) che quasi lo portò alla rovina, l’attore hollywoodiano ha sempre voluto inserire in ogni suo film qualcosa che lo riportasse alla sua passione primaria. Leggendari sono diventati il salto del filo spinato nel film “La grande fuga” (1963) ma anche l’incredibile e lunghissimo inseguimento in “Bullitt” (1968) tra la Ford Mustang GT e la Dodge Charger 440 R/T sulle strade di San Francisco.

Steve McQueen in “La grande fuga”

Per motivi di assicurazione gli fu vietato il salto affidato all’amico pilota Bud Ekins, voluto come stuntman e controfigura dallo stesso McQueen. Al primo ciak, Ekins saltò in quarta piena per 20 metri a un’altezza di quasi 3, su quella che sembra una BMW o una DKW militare tedesca. In realtà si tratta di una Triumph TT 650 del ’61 da fuoristrada, camuffata in grigioverde dalla produzione. Ma in Bullitt, la mitica Mustang verde fu realmente guidata da Steve McQueen stesso in sequenze molto veloci spericolate e spettacolari.

Steve McQueen in “Bullitt”

Sono passati alla storia anche film come “Il caso Thomas Crown” (1968)  e “Il cacciatore di taglie” (1980) dove compaiono lunghissime sequenze con vetture eccezionali. Nel caso Thomas Crown compare una delle 10 Ferrari 275 GTS/4 NART Spider affidata a Faye Dunaway. Da molti questa versione speciale potenziata e aperta del Ferrari 275 GTB viene considerata una delle macchine più belle al mondo. Tanto che appena finite le riprese Steve McQueen ne ordinò subito una per sé. Purtroppo questa incredibile vettura ebbe vita brevissima e sfortunata. Appena arrivò dall’Italia fu fatta smontare e riverniciare completamente e quando McQueen andò a ritirarla fece pochi kilometri prima di essere violentemente tamponato da un camion sulla Pacific Coast Highway e fu abbandonata in un parcheggio.  Nello stesso film ci sono anche alcune bellissime sequenze dove McQueen si esibisce in spericolate evoluzioni a bordo di una delle prime Dune Buggy, dove l’attore pilota aveva fatto sostituire il fiacco motore VW con un ben più potente Chevrolet Corvair.

Steve McQueen in “La 24 ore di Le Mans”

Steve McQueen scomparve all’età di 50 anni il 7 novembre 1980 in Messico e i suoi due figli si trovarono improvvisamente con una incredibile collezione di rarissime e preziosissime auto e moto di tutti i generi e di tutte le specialità nascosti in numerosi capannoni sparsi tra la bassa California ed il Messico. Salvati i pezzi più importanti e rari, gli eredi decisero di mettere all’asta il 24 e 25 novembre 1984 all’Hotel Imperial di Las Vegas una collezione di 17 auto e 95 motociclette andate letteralmente a ruba dai fan di questo incredibile personaggio che rimarrà per sempre “The King of Cool”.

Giovanni Di Pillo

Giornalista e telecronista sportivo, grande appassionato di moto, ha avuto importanti esperienze televisive a TMC/La7. Dal 2013 è tornato a commentare la SBK per Eurosport.

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