History
Troy Bayliss e il più bel sorpasso nella storia della Superbike
Questo è il racconto del più bel sorpasso nella storia della Superbike. Il protagonista è Troy Bayliss: il 23 aprile del 2000 è una data che i tifosi della Ducati difficilmente dimenticheranno
Siamo a Phillip Island per la seconda gara della stagione di Superbike, dopo la trasferta Sudafricana di Kylami. Carl Fogarty, l’uomo dagli occhi di ghiaccio, deve rifarsi dopo un weekend decisamente opaco nella prima tappa del mondiale. Ma sulla strada della sua rivincita trova un pilota lento, il tedesco Ulm e il destino beffardo gli chiude la porta in faccia. La botta è fortissima e le ferite al braccio sinistro costringeranno King Karl a ritirarsi da quel mondo di cui era il re incontrastato. Parlavamo di porte e in effetti questo episodio finisce per aprire le sliding doors del destino ad un australiano, un certo Troy Bayliss. La settimana successiva a Phillip Island si corre a Sugo, in Giappone e la Ducati deve trovare un sostituto per il re caduto. Davide Tardozzi si ricorda immediatamente di Troy Bayliss, che sta correndo negli Stati Uniti dopo aver vinto la BSB nel 99. La telefonata è quasi folle: “Troy, abbiamo un problema con Carl. Te la senti di correre a Sugo domenica prossima?”.
Troy Bayliss ci pensa il tempo di contare fino a uno e dice si. Davide ha già organizzato tutto prima ancora di telefonare all’australiano. Troy arriva in aeroporto a Sugo, sperando di trovare qualcuno con una maglietta Ducati pronto ad accoglierlo. Per fortuna lo trova. In qualifica non va per niente male, ma le gare sono un vero incubo. Giù alla prima curva di entrambe le manches. Troy Bayliss sente di aver sprecato una grande opportunità e mentre rientra ai box urla fuck qualcosa senza neanche togliersi il casco.
La Ducati deve trovare un’alternativa di nome a Fogarty, qualcuno che possa diventare un idolo ed anche piuttosto velocemente. Così chiamano un ragazzo modenese, che in quel periodo non ha alcuna dimora fissa nel motomondiale. Il prescelto è un certo Luca Cadalora, uno dal polso bello sciolto. Luca accetta e parte per Donington. Solo che tra lui e la bellissima 996 non scatta la scintilla, ed il fine settimana è un mezzo disastro. In Ducati pensano che se devono fare disastri, meglio farli con qualche sconosciuto in sella piuttosto che con uno che ha vinto tre titoli mondiali. Così Davide Tardozzi prende di nuovo la cornetta e richiama Troy.
Alle porte c’è il Gran Premio di Monza e nessuno vuole fare brutte figure in casa. Troy Bayliss accetta di riprovarci, pronto a riscattarsi dopo il macello della prima odiatissima curva di Sugo. Nelle qualifiche l’australiano che faceva il carrozziere sembra andare veramente forte, e mostra una carica enorme in vista delle gare. Gara 1 va in porto con un grande quarto posto. Bella guida, cattiva come piace a Borgo Panigale. Poi arriva Gara 2 e Troy si schiera in griglia senza sapere che sta per scrivere una delle pagine più belle della storia di questo campionato.
Nel passaggio sul rettilineo del traguardo, la Ducati 996 paga un po’ di cavalli alle potentissime quattro cilindri di Yamaha, Suzuki e Kawasaki. Il motorone Ducati prende paga anche dalla Honda VTR SP, l’astronave a due cilindri venuta da Tokyo per battere la Ducati con le sue stesse armi. In rettilineo Bayliss si trova nel mezzo di un gruppetto di assatanati.
C’è Edwards sulla Honda, Chili con la Suzuki gialla della Alstare. C’è Yanagawa, su una Ninja che va come un treno e Haga, il funambolo più folle che il Giappone abbia regalato alle corse sulla fantastica R7. Troy Bayliss sul traguardo passa quinto, ma quando tutti gli altri iniziano a staccare, sembra quasi rigare dritto. Ne passa uno, due, tre. Li passa tutti mentre Giovanni Di Pillo urla il suo nome… Bayliss! Bayliss! Bayliss! La pelle d’oca viene a tutti, da quelli che sono in pista a quelli che sono a casa e si godono lo spettacolo in TV, raccontato da The Voice.
Troy Bayliss ha fatto qualcosa di incredibile e in quel preciso momento conquista definitivamente un posto nel cuore di tutti i tifosi Ducati in giro per il mondo. Ma anche in quello di Davide Tardozzi e Claudio Domenicali, top manager Ducati. Quando rientra al box a fine gara, gli fanno trovare il contratto pronto da firmare per completare la stagione e restare anche l’anno successivo. Il resto è storia. Una storia dannatamente bella.