MotoGP
Valencia 2006, l’incredibile Troy Bayliss in MotoGP
La carriera di Troy Bayliss è associata alla SBK e ai suoi tre titoli di campione del mondo. Ma Troy ha corso anche in MotoGP, zittendo tutti in una corsa che sembra uscita dalla fantasia dei sceneggiatori di Hollywood
Se oggi vi dicessero che Johnny Rea è in procinto di partecipare al gran finale di Valencia in qualità di wild card per l’ultima tappa del mondiale MotoGP, sareste disponibili ad accompagnare direttamente in manicomio l’autore di una simile folle affermazione. Eppure in un pazzo novembre dell’ormai lontano 2006, c’è stato qualcuno che ha messo in piedi questa follia sul serio regalando una storia da raccontare ai propri nipoti a tutti i nonni appassionati di motociclismo. Tutto ebbe inizio con una telefonata indirizzata a Troy Bayliss, il carrozziere più veloce del mondo in sella ad una moto. L’australiano si era appena laureato campione del mondo SBK con la Ducati 999, riappropriandosi di uno scettro strappato nel 2002 da Colin Edwards e successivamente dalla neonata MotoGP.
Troy Bayliss aveva infatti lasciato la SBK proprio in favore del passaggio alla categoria top del motomondiale senza aver conquistato il titolo nel gran finale di Imola 2002. Assieme a Loris Capirossi, Bayliss ebbe l’onore di sviluppare e poi portare in gara la debuttante Desmosedici nel 2003. Dopo una fantastica stagione di debutto, le prestazioni del 2004 lo convinsero a cambiare aria finendo dalla padella direttamente nella brace. Troy finì su una RCV del team Pons nel 2005, moto ereditata da Max Biaggi che era passato al team HRC Repsol. Tra l’australiano e la Honda non scattò mai la scintilla e fu una stagione disastrosa.
Troy fu letteralmente messo alla porta e l’unica opzione fu quella di bussare nuovamente in Ducati per tentare di essere ingaggiato per l’anno successivo. Per fortuna in Ducati sapevano bene come reimpiegare il talento di Bayliss, che fu rimesso in sella ad una Ducati bicilindrica con l’unica idea in testa di dominare il Mondiale SBK 2006. Era tornato l’amore tra l’australiano e le moto. La stagione MotoGP nel frattempo stava scorrendo sulle note del confronto Rossi-Hayden con l’italiano pronto a conquistare il titolo a Valencia dopo il patatrac di Estoril, che vide Pedrosa fare la più bella partita di bowling nella sua vita puntando il birillo sbagliato. Quello a forma di RCV con il n°69 sul cupolino e Hayden in sella.
Il 2006 sarebbe potuto essere l’anno di Loris Capirossi, protagonista di un bellissimo campionato fino all’incidente di Barcellona causato proprio dal compagno di team Sete Gibernau. Dopo quella gara Loris impiegò qualche gara prima di tornare in perfetta forma, ma il treno del mondiale era già passato. Proprio Gibernau fu protagonista di una brutta caduta nella famosa gara dello strike di Pedrosa, fratturandosi la mano e la clavicola, lasciando la GP6 orfana di pilota nel box di Valencia. Fu così che a Borgo Panigale nacque l’idea di richiamare Troy alle armi in MotoGP per avere due Desmosedici ufficiali in griglia nell’ultimo GP di una stagione comunque positiva.
La stagione in SBK era stata semplicemente trionfale e l’australiano accettò a patto di poter portare con sé l’intero gruppo di lavoro che l’aveva accompagnato al titolo con la 999. Così partì alla volta di Valencia un gruppo formato da Davide Tardozzi, Paolo Ciabatti ed Ernesto Marinelli a formare il Dream Team di cui Bayliss aveva bisogno per dare il massimo in pista. L’evento sarebbe dovuto passare sottotraccia, sovrastato dal duello in pista previsto tra Rossi e Hayden per l’elezione del campione del mondo. Ma già dalle qualifiche si scoprì un Bayliss incredibilmente in forma, capace di battere il compagno Capirossi e piazzarsi in seconda posizione in griglia appena dietro il poleman Valentino.
Già questa fu una mezza vittoria per tutto il mondo della SBK, che vide in un colpo solo il proprio campione mettere in riga tanti piloti affermati della MotoGP dimostrando che non si scherzava nemmeno in quello che all’epoca veniva definito da molti un campionato di serie B. Poi il semaforo si spense e Troy Bayliss scrisse una pagina di storia dello sport, andando a dominare un gran premio dal primo all’ultimo giro, seguito a ruota da Capirossi e da Nicky Hayden. Le attenzioni di tutti furono ovviamente calamitate da quella moto gialla n°46 che scivolava lentamente nelle vie di fuga davanti agli spalti gremiti.
Ma la pista raccontò quel giorno un’altra storia incredibile, cioè quella di Troy Bayliss. L’unico pilota della storia capace di vincere il mondiale SBK e una gara in MotoGP nella stessa stagione. Dopo quella gara la SBK fu vista in modo totalmente diverso e tanti talenti della MotoGP approdarono nel campionato riservato alle derivate di serie che aveva vissuto proprio in quella giornata di novembre la definitiva consacrazione a categoria Top del racing motociclistico, trovando in Troy Bayliss l’eroe dei due mondi. Purtroppo la Kawasaki non corre nella MotoGP e non possiamo cullare il sogno di vedere Rea tentare di emulare l’illustre predecessore. Altrimenti avremmo avuto tanto di cui parlare prima di domenica, nella speranza di poter raccontare fantastici duelli in pista, piuttosto che rusticani confronti in tribunale.