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La SBK non ha bisogno di Valentino Rossi, ma di idee

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Valentino Rossi può davvero essere la panacea di tutti i mali della SBK? Secondo Gregorio Lavilla si, ma la verità è che servono idee, e servono con urgenza

La Dorna si è abituata troppo bene con Valentino Rossi. Un pilota che è stato capace di abbattere qualsiasi barriera dello sport, proiettando il motociclismo in cima al gotha dell’intrattenimento. Rossi è stato qualcosa di molto più importante che un semplice pilota come gli altri. C’entrano tantissimo i suoi successi, ma anche Mick Doohan ha dominato per anni in 500, eppure il suo peso mediatico non è mai stato neanche lontanamente paragonabile a quello di Valentino. Il maggior beneficiario della visibilità che un personaggio come Rossi ha regalato al motociclismo è ovviamente chi del motociclismo detta le regole e vende i diritti TV, ovvero l’organizzatore stesso: la Dorna. Il rapporto di totale dipendenza tra le vicende del pilota italiano e i dati di share hanno negli anni influenzato a tal punto da rendere praticamente “indispensabile” la presenza di Valentino Rossi al top in pista.

Ma stiamo parlando di uno sportivo e per quanto lunghissima, ogni carriera di sportivi ad alto livello ad un certo punto finisce. La Dorna è preparata per questo? In MotoGP lo spettacolo oggi è ad un livello altissimo, con la certezza ogni volta che si scende in pista di avere la possibilità di vedere uno show. Che sia Marquez, Vinales, Rossi o Dovizioso a vincere, quello che è certo è che ci sarà un autentico spettacolo in pista. Invece in SBK le cose sono andate diversamente, forse non c’è stata la stessa lungimiranza quando stavano per finire le carriere di alcuni miti della SBK come Bayliss, Haga, Corser e Biaggi.

SYKES VS BAYLISS

Tutti questi piloti hanno scritto pagine incredibili e forse irripetibili della storia della SBK, e quando a Imola nel 2002 Bayliss ed Edwards corsero il finale più epico della storia del motociclismo, in pista c’erano più di centomila persone. Ma Rossi non era in pista. Rossi in SBK non ha mai corso, nè contro Bayliss, nè contro Haga. Eppure gli appassionati hanno ben davanti agli occhi le imprese di quel giapponese che ad Hockenheim con una moto 20 km/h più lenta di quella di Edwards lo passa al Motodrom all’esterno andando a vincere facendo venire 4 infarti in 30 secondi a Di Pillo.

E nel 2007 ad Assen, non c’era Valentino in pista mentre Bayliss tagliava il traguardo battendo per un capello James Toseland in un fotofinish da annali del motorsport. La realtà è che la SBK ha perso la sua strada e non è pensabile che il massimo esponente della categoria, ovvero Gregorio Lavilla, affermi che per recuperarla ci sia bisogno di un pilota che con quella categoria non ha mai avuto troppo a che fare. Certo, ha corso due 8 Ore di Suzuka, ma lo hanno fatto praticamente tutti i piloti al top delle Case giapponesi negli anni, da Doohan a Schwantz, passando per lo stesso Haga ed Edwards. E quella è una Endurance.

La SBK non ha bisogno di Valentino Rossi, e probabilmente neanche Valentino Rossi ha bisogno della SBK. Siccome stiamo parlando di un uomo che per prima cosa adora correre e correre in moto, non è da escludere che un domani gli venga voglia di correre davvero qualche gara in SBK. Non è escluso che Valentino pensi di cimentarsi a Phillip Island su una SBK da 300 km/h ed ovviamente qualsiasi organizzatore farebbe carte false per averlo in griglia. Ci guadagnerebbero tutti, dai tifosi alle Case. E lo stesso Valentino probabilmente si divertirebbe alla grande.

Ma questa non può essere e non sarà mai una reale soluzione ai problemi dell’attuale SBK. Perchè chi dice che in SBK non ci sono problemi, sta nascondendo la testa nella sabbia, oppure ha sommo interesse a far credere che la giostra funzioni e sia strapiena. La verità è che oggi il regolamento SBK non permette alle Case di investire. Lo stesso Lavilla ha individuato questo problema parlando qualche settimana fa, ed ora invece pensa che la soluzione sia avere Rossi in griglia.

Per tornare quella di una volta, per tornare ad essere una categoria che non ha bisogno di Valentino Rossi, la SBK deve cambiare parecchie cose. Deve offrire spettacolo, e deve permettere che episodi come quello di Misano in Gara2, con un Jordi Torres outsider in fuga non siano appunto episodi, ma la regola. Con l’attuale regolamento questo non è possibile, perchè a meno di eventi pseudo-catastrofici non sarà possibile per alcun pilota che non guidi una Ducati o una Kawasaki ufficiale vincere in questa stagione. Ci è andato vicino Van Der Mark, ma resterà da capire se è stato un singolo episodio, oppure la Yamaha ha finalmente trovato la strada per rendere competitiva la R1 in SBK.

Nei primi mesi del 2017, hanno addirittura chiesto ai piloti di essere più aggressivi fra loro. Immaginate cosa avrebbe risposto Carl Fogarty ad una richiesta del genere. Hanno cambiato il DNA del campionato, dividendo le gare tra sabato e domenica e cancellando la Superpole, mentre nel BSB, un campionato che gode di ottima salute, questi restano i baluardi di una serie che trascina in pista ogni weekend oltre 100k spettatori, con una sfilza di eventi collaterali alle gare capaci di creare vero intrattenimento ad alto livello. Ad Imola, che ha il vantaggio di avere il tracciato praticamente in centro città, l’elemento distintivo per capire che c’era una gara erano gli addetti al parcheggio, intenti a bloccare chiunque tentasse di avvicinarsi troppo al tracciato. Per il resto, zero assoluto. Quando la MotoGP ha corso al Mugello, sono state portate le moto in centro a Siena, offrendo un vero spettacolo capace quanto meno di incuriosire.

austria carl fogarty

Sarebbe impossibile realizzare qualcosa del genere con le SBK? Siamo proprio certi che serva Valentino Rossi per attirare pubblico, per far tornare 100k persone in pista come ai tempi di Bayliss ed Edwards? Forse non si tratta neanche di avere 10 piloti in grado di vincere, visto che questi due fenomeni appena nominati nel 2002 si spartirono praticamente tutte le manche in stagione, lasciando appena qualche briciola agli altri.

Qualunque sia la chiave, qualunque sia la soluzione, ci si deve ricordare sempre bene cosa è la SBK, quali sono stati gli elementi che ne hanno decretato il successo e riuscire a riproporli in chiave 2017. Il mondo è cambiato rispetto al 2002. All’epoca la MotoGP si era appena affacciata al mondo, e Rossi si era appena laureato campione della 500, nell’ultima stagione in cui si correva con i bolidi a due tempi. Probabilmente non nascerà presto un altro Bayliss oppure un altro Haga, ma ci sono anche possibilità piuttosto ridotte che Rossi possa correre in SBK per i prossimi 5 anni. Il futuro della SBK non è a Tavullia, e probabilmente non è neanche nel BSB.

Il futuro è quella cosa meravigliosa che si crea giorno dopo giorno, e la Dorna ha la possibilità di creare un futuro radioso per la SBK. Ma deve crederci, deve investire e soprattutto deve avere idee. L’uomo che ha reso grande la MotoGP, non farà mai resuscitare la SBK. Il miracolo l’ha già fatto e lo fa ogni volta che sale in moto a 38 anni e le suona a tanti ragazzini terribili. Non pretendete anche questo da lui.

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